Tutti i post della categoria: Riceviamo e pubblichiamo

Benvenuti ad Azzardopoli

postato il 28 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Roberto Dal Pan

L’ultimo allarme, forse il più sentito, viene da una persona che ha fatto della lotta all’illegalità la ragione della sua vita: don Luigi Ciotti, che attraverso la sua associazione “Libera e con la collaborazione del giornalista Daniele Poto ha recentemente terminato la stesura di un imponente dossier dal significativo titolo di “Azzardopoli, il paese del gioco d’azzardo.”

I numeri riassunti in questo dossier, in parte già noti, sono davvero impressionanti e lo sono soprattutto nella parte in cui si analizza la penetrazione delle organizzazioni criminali nel mondo del gioco d’azzardo legale ed i risvolti meno noti di questa autentica piaga sociale, capace di distruggere famiglie e patrimoni.

Anche dal mondo politico giungono finalmente accorati appelli cui si spera possano finalmente fare seguito adeguate iniziative legislative (vedi proposta di legge De Poli) che, pur senza evocare scenari proibizionistici, consentano di intervenire sull’aspetto normativo ma contemporaneamente su anche sull’educazione dei giovani, la prevenzione del gioco patologico e la formazione degli stessi gestori delle attività ludiche lecite.

Citando, e condividendo appieno, quanto pubblicato recentemente in merito alla problematica in parola si può ben affermare che “il gioco d’azzardo è stato trasformato, attraverso la complicità dello Stato, in un coinvolgimento di massa di tutti i ceti sociali, e mentre nelle culture passate il giocatore d’azzardo veniva considerato un avventuriero dissipatore, oggi un ragazzo o una ragazza che bruciano soldi nelle macchine istallate un po’ dovunque non  vengono considerati neppure soggetti a rischio.”

Alla luce di tutte le considerazioni che precedono, appare del tutto fondato l’allarme lanciato alcuni giorni addietro dal Presidente della CEI Card. Angelo Bagnasco in occasione di un convegno su gioco d’azzardo ed usura: il gioco d’azzardo rischia di essere una vera emergenza sociale ed un attentato alla nostra società; è giunta l’ora di fare qualcosa per invertire la rotta.

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La sanità tra 20 anni

postato il 27 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Anna Giunchi

Alla domanda inerente il futuro della Sanità in Italia molti studiosi e docenti di prestigio hanno trovato una risposta in comune accordo: da qui a 20 anni i costi del nostro Sistema Sanitario saranno destinati ad aumentare fino ad un raddoppio nel 2050.

Le motivazioni vanno ricercate, in primo luogo, all’aumento dell’età media, dunque all’ aumento della popolazione anziana e delle patologie definite croniche. Grazie al lavoro di medici, ricercatori, scienziati, si è infatti arrivati ad un allungamento della vita media di circa 30 anni rispetto al secolo scorso. Un traguardo che ha portato, inevitabilmente, al cronicizzarsi di specifiche patologie, motivo per il quale alla Sanità sarà richiesta una ricerca di finanziamenti pubblici e privati ai fini di un sostentamento, nonchè una revisione della propria logistica e degli assetti di governance.  Il futuro vedrà una Sanità più allargata e competitiva, con un conseguente aumento, nel pubblico, di prestazioni a pagamento. Vi sarà, inoltre, un’apertura alla mobilità dei pazienti anche dall’estero, dal momento che ogni anno, nel mondo, si muovono circa 4 milioni di persone in ricerca di cure negli ospedali (mercato complessivo che va dai 20 ai 40 miliardi di dollari).

Le sempre maggiori difficoltà economiche determineranno implicazioni importanti sul futuro del sistema pensionistico e socio-sanitario, in particolare per quanto riguarda la sostenibilità finanziaria, ed un equo ed adeguato accesso ai servizi di base e di qualità. Da rilevare, inoltre, che tra i paesi europei l’Italia è probabilmente il più colpito dai cambiamenti demografici, avendo uno dei più bassi tassi di fecondità del mondo, nonchè una delle vite medie più alte, motivo per il quale risentirà di nuove pressioni sui conti pubblici.

Le diseguaglianze regionali, qualora dovessero persistere, non faranno che aumentare i costi sanitari italiani; le proiezioni dell’OCSE stimano, infatti, che potrebbe essere necessario un aumento della spesa sanitaria compresa tra il 2% ed il 9,3% del PIL entro il 2050.

Prospettive non del tutto rosee, che possono essere ammorbidite dalla promozione di uno stile di vita sano, finalizzato alla prevenzione di quelle patologie che stanno drasticamente aumentando e condizionando i nostri stili di vita.

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Combattere l’evasione fiscale in Italia e all’estero. Un beneficio per tutti

postato il 25 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

I risultati che questo governo, e chi lo appoggia, stanno ottenendo nella lotta all’evasione fiscale sono encomiabili e sono la dimostrazione che, se fosse stata condotta in modo altrettanto efficace dai precedenti governi, l’Italia oggi starebbe molto meglio.

Soprattutto è la riprova che la vera lotta all’evasione fiscale non si fa con i condoni che avvantaggiano chi evade e mortifica gli onesti; tutto questo è salutato con favore dagli italiani come è dimostrato dalle recenti ispezioni che hanno visto coinvolte Cortina, Milano, Napoli, Roma, Courmayeur salutate con favore dalla gente anche alla luce delle cifre venute fuori e che ricordiamo per amor di cronaca: a Cortina i ristoranti hanno fatturato fino al 300% rispetto allo stesso giorno dell’anno precedente, i commercianti di beni di lusso fino al 400% in più, i bar fino al 40% in più, i controlli sui possessori di 251 auto di lusso di grossa cilindrata avevano fatto emergere 42 proprietari che faticavano a “sbarcare il lunario”, avendo dichiarato meno di 30 mila euro lordi di reddito sia nel 2009 sia nel 2010, mentre 16 auto erano intestate a contribuenti che hanno dichiarato meno di 50 mila euro lordi, senza contare le auto di grossa cilindrata intestate a società che sia nel 2009 sia nel 2010 avevano dichiarato in 19 casi di essere in perdita, mentre in 37 casi hanno dichiarato meno di 50 mila euro lordi.

A Napoli si è riscontrato un aumento medio dell’incasso, un po’ come è successo ai negozianti di Cortina, che è andato dal +133% al +985%. Uno scenario quasi irreale. Che si è complicato quando, dati alla mano, la Guardia di Finanza ha dichiarato che al termine dei controlli effettuati ben l’82% degli esercizi controllati ha presentato un qualche tipo di irregolarità. Su 386 esercizi controllati ben 317 non adempivano agli obblighi di legge.

Contemporaneamente a queste ispezioni, il governo, per andare a stanare i grandi evasori, che generalmente evadono tramite conti all’estero e società in paradisi fiscali, ha stretto una serie di accordi con Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, USA da cui il governo italiano ha adottato le norme anti evasione che mettono sotto torchio le banche: in pratica gli istituti bancari di tutti i paesi aderenti all’accordo dovranno controllare i loro clienti che sono contribuenti e hanno attività finanziarie all’estero superiori a 50mila dollari; questi contribuenti dovranno fare una dichiarazione dei loro beni esteri al fisco Usa, pena una sanzione di 10mila dollari (che diventano 50mila se il contribuente continua a essere reticente dopo la notifica del fisco USA). Fin qui la cosa riguarda i cittadini statunitensi, ma l’obbligo di comunicazione  riguarda anche quei soggetti non statunitensi  che hanno partecipazioni americane di peso (quindi, ad esempio, società italiane con quote Usa). Anche loro sono obbligati alla comunicazione e la sanzione è un prelievo da parte della stessa banca del 30% della somma depositata nel conto corrente. L’importo verrà poi versato al fisco statunitense. In pratica le banche europee dovranno fare da delatori ed esattori per conto di un paese estero, dando vita ad un grosso onere per gli istituti di credito europei.

Ma, ed è questa la vera novità, la suddetta norma presto potrebbe riguardare direttamente i contribuenti nostrani, in quanto queste regole dovrebbero diventare reciproche, come normalmente accade in caso di accordi tra Stati, e quindi un fisco straniero (statunitense, francese, britannico o tedesco) controllerà i conti esteri dei cittadini italiani, fornendo poi i dati al fisco italiano che erogherà le salatissime multe di cui sopra.

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In attesa di un lieto fine per Rossella Urru

postato il 22 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Maria Pina Cuccaru

C’era una volta Rossella. Rossella è una ragazza nata a Samugheo, un paese dell’Oristanese, 29 anni fa. In un tempo dove chi vuole avere successo spesso sceglie facili compromessi, lei sceglie la via dell’impegno sociale nel Comitato Italiano Sviluppo dei Popoli, e va nei campi profughi in Algeria, offrendo il suo tempo di giovane donna per aiutare donne e bambini a superare le enormi difficoltà quotidiane in un luogo che offre poco più di niente.

Il 23 Ottobre 2011 Rossella viene rapita, insieme ad altri due volontari spagnoli, da un gruppo armato vicino ad Al Qaeda. Da allora sono passati 120 giorni e di Rossella non si sa nulla. Ma soprattutto, non si dice nulla. Non se ne parla. Fino a quando un’altra donna, un’altra sarda, sceglie di utilizzare lo spazio concessole su un grande palcoscenico per ricordare all’Italia che Rossella è ancora li, prigioniera, in chissà quale condizioni di vita, chissà se ancora in vita, e che ha diritto di tornare a casa per riabbracciare la sua famiglia.

Quella di Rossella non è una favola, purtroppo. E’ la triste realtà. C’è davvero una giovane di cui dovremmo essere fieri e che invece soffre prigioniera in mani straniere senza che la stampa se ne occupi. C’è davvero una famiglia in ansia, che è stata rassicurata dal Capo dello Stato sulle buone condizioni di salute della loro figlia, ma che smaniano dalla voglia di riabbracciarla.

Rimaniamo in attesa di un lieto fine per la storia di Rossella, sperando che siano le donne come lei a dominare le pagine dei nostri giornali.

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La lotta all’evasione ci premia: ecco come

postato il 21 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Questo governo, e chi lo sostiene, ha sempre affermato che la lotta all’evasione fiscale è fondamentale perché se tutti paghiamo, allora diminuisce la soglia individuale  del gettito fiscale necessario all’abbattimento del debito pubblico e al mantenimento dei servizi ai cittadini.

Oggi è tempo di dimostrare che quanto detto non è solo uno spot, e che al sacrificio, corrisponde un premio: il governo ha intenzione di presentare venerdì prossimo un testo di legge delega nel quale  si affermerebbe chiaramente (e sarebbe vincolato per legge) il principio secondo il quale le somme che saranno recuperate dall’evasione fiscale dovranno essere destinate alla riduzione delle aliquote Irpef, a cominciare da quella che grava sul primo scaglione di reddito (redditi compresi tra i 7 e i 15mila euro), portandola dal 23 al 20% e favorendo così tutti i contribuenti italiani.

Se tale modifica dell’aliquota non fosse possibile, allora il governo agirà sulle detrazioni fiscali, aumentandole per i ceti meno abbienti.
I fondi, come detto verrebbero dalla lotta all’evasione fiscale. E’ sufficiente considerare che nel 2011, tale lotta ha prodotto un extra gettito di 11 miliardi di euro; a fronte di tale gettito c’è da considerare che 1 punto percentuale di scaglione IRPEF è pari a circa 5 miliardi di euro, se quindi questo extra gettito fosse garantito nei prossimi anni, si potrebbe procedere ad una diminuzione dell’IRPEF di circa 2 punti percentuali. Al ministero delle finanze, fanno sapere che un primo bilancio dell’andamento del gettito, che terrà conto anche della lotta all’evasione, si potrà vedere tra maggio e giugno in sede di autotassazione.

Altra misura a favore dei contribuenti, sarebbe il blocco dell’aumento iva, dato per scontato e da effettuare ad ottobre del 2012, che potrebbe avvenire grazie all’adozione delle riforme in tema di spesa sanitaria che un notevole risparmio di costi; il governo stima che per prevenire l’aumento dell’IVA, sarebbero necessari 4 miliardi di euro quest’anno e 16 miliardi  annui dal 2013, cifre che Monti è fiducioso di ottenere dalla razionalizzazione della spesa sanitaria (attualmente pari a circa 108 miliardi di euro annui) che vedrebbe la qualità e la quantità dei servizi offerti al cittadino immutati, mentre si gestirebbe meglio la spesa legata alla burocrazia della sanità.

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La Riforma Fiscale prossima ventura: diamo uno sguardo alle ipotesi

postato il 20 Febbraio 2012

di Mario Pezzati

Venerdì prossimo il consiglio dei ministri varerà il decreto di semplificazione fiscale che sarà un primo passo verso la riforma del fisco che il governo intende varare in primavera (che vedrà la revisione delle sanzioni, la definizione di un nuovo testo unico, l’eventuale ridefinizione delle aliquote, la revisione delle detrazioni e delle deduzioni fiscali e il vincolo che i frutti dell’evasione fiscale siano usati per la riduzione della pressione fiscale). Le novità sembra che saranno molte e riguarderanno tutti i settori della vita economica italiana: si andrà da alcune importanti novità alla lotta all’evasione a delle modifiche per l’IMU ed evitare l’aumento dell’IVA e l’IMU non solo per gli immobili commerciali di istituzioni religiose, ma anche per quelli detenuti da sindacati e partiti.

Questa serie di riforme sono funzionali per impedire l’aumento di due punti percentuali dell’IVA a partire dall’ottobre 2012, come dichiarato dallo stesso Premier.
Per quanto riguarda la lotta all’evasione fiscale, si ipotizza la costituzione di liste dove andrebbero a finire tutti i contribuenti «pizzicati» in infrazione dall’amministrazione tributaria e per questo tenuti particolarmente sotto controllo tramite un supplemento di controlli sull’intero spettro delle loro attività, con accertamenti approfonditi, anche tramite l’accesso ai conti correnti bancari.
A questo si va a sommare anche l’inasprimento delle sanzioni per l’esportazione di capitali all’estero oltre i limiti consentiti dalla legge (10 mila euro, a meno che non si comunichi al Fisco la necessità di portare oltre confine una somma superiore), anche alla luce del fatto che le dogane hanno visto un aumento vertiginoso, in questi mesi, di sequestri di valuta alle frontiere, segno inequivocabile della ripresa dell’esportazione illegale di capitali all’estero. La nuova sanzione per chi porta illegalmente capitali all’estero, aumenterebbe di ben 6 volte.
Per quanto riguarda “il popolo delle partite IVA”, la novità più importante sarebbe la riduzione da 10 a 5 mila euro del limite entro il quale le compensazioni possono essere fatte senza comunicazione telematica all’Agenzia delle entrate. Sarà anche modificata la franchigia fiscale: attualmente tale franchigia è vincolata alla soglia dei 16 euro, ma dovrebbe essere innalzata a 30 euro. In pratica chi ha un debito con il fisco per un importo fino a 30 euro, non dovrebbe rischiare nulla, perché l’importo della sanzione è talmente basso che non vale la pena attivare tutte le procedure per l’escussione del debito.

Per l’Imu, l’imposta municipale sugli immobili che sostituirà l’Ici, vi saranno dei chiarimenti: le detrazioni forfettarie di 200 euro l’anno, più 50 euro per ogni figlio a carico di età inferiore ai 26 anni, si potrà usufruire una sola volta per ciascun nucleo familiare, a prescindere dal numero delle abitazioni possedute e/o occupate.
Dalla nuova imposta, poi, dovrebbero essere esentati gli immobili che appartengono a qualsiasi titolo ai comuni e agli altri enti locali, mentre probabilmente si assoggetterebbe all’Imu gli immobili della Chiesa, dei partiti politici, dei sindacati, delle associazioni sportive, delle organizzazioni senza fini di lucro, oggi tutte esenti (con un maggire gettito di circa due miliardi di euro l’anno). Queste modifiche dell’IMU serviranno a chiudere la procedura di infrazione aperta dall’UE nel 2010 e dovrebbero articolarsi in questo modo: vi sarà un’esenzione solo per gli immobili nei quali si svolge in modo esclusivo un’attività non commerciale; l’abrogazione di norme che prevedono l’esenzione per immobili dove l’attività non commerciale non sia esclusiva, ma solo prevalente, e infine l’esenzione limitata alla sola frazione di unità nella quale si svolga l’attività di natura non commerciale.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, inoltre, introdurrà un meccanismo di dichiarazione vincolata a direttive circa l’individuazione del rapporto proporzionale tra attività commerciali e non commerciali esercitate all’interno di uno stesso immobile.

Infine, vi sarà una disposizione che risolverà i conflitti sulla possibilità di portare in deduzione dalle imposte sui redditi quanto è stato speso per compiere un reato; in altre parole, attualmente è impossibile dedurre fiscalmente i costi e le spese sostenuti per compiere un reato, mentre la soluzione ipotizzata è che tale impossibilità sia limitata solo ai casi dei beni o delle prestazioni di servizio che vengono utilizzati direttamente per il compimento di atti che sono qualificabili come delitto non colposo. Il testo potrebbe portare a rendere scontabili dal reddito, per esempio, i costi legati all’emissione di fatture soggettivamente inesistenti: un passaggio, questo, che avrebbe un grande rilievo, soprattutto nell’ottica di accordi tra il colpevole e il fisco per chiudere la vertenza. Resta, poi, il fatto che la disposizione, nella versione attuale, non ha carattere interpretativo: di conseguenza non dovrebbe avere la possibilità di incidere sul rilevante contenzioso ancora pendente su questa materia.

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L’Africa ha un volto nuovo: quello delle donne. Un esempio per l’Italia

postato il 18 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Marta Romano

Si è svolto mercoledì, nella “Sala della Lupa” della Camera, il convegno “L’Africa ha un volto nuovo: quello delle donne. Un esempio per l’Italia”, organizzato dal presidente della Commissione giustizia Giulia Bongiorno e da Roberto Rao.
Il convegno, che aveva per tema le donne, l’importanza che assumono nella società odierna e il loro ruolo in Italia e nel mondo intero, ha offerto degli interessanti spunti di riflessione.
Naturalmente, come solitamente accade in convegni di questo tipo, si é partiti dall’amara constatazione di quanto debole sia, ancora oggi,in Italia, il binomio donne-politica. E’ proprio per questo che dovremmo assumere come esempio quello della Liberia, primo Paese africano ad avere come Presidente una donna, da cui arrivano grandi segnali di una vera e propria rivoluzione sociale, che porta alla ribalta il genere femminile, che assume sempre maggiore importanza, occupa posizioni di sempre maggiore rilievo. Questo, probabilmente, come ha rilevato Carmen Lasorella, che ha intervistato la leader liberiana , premio nobel per la pace, perché il Governo africano ha puntato tutte le sue forze sull’istruzione e sulla cultura, come mezzi per rendere la Liberia uno stato realmente democratico. D’altronde, la democrazia è realizzata in pieno quando ogni uomo e ogni donna hanno uguali possibilità di raggiungere uno stesso traguardo, ed è forse ciò che oggi, in Italia, manca, e per cui i partiti politici hanno il dovere di lottare.
La politica deve avere il coraggio di aprirsi alle donne riavvicinare questi due mondi così distanti tra di loro, ed annullare ogni tipo di discriminazione di genere.
Ed è vero quanto ha detto la Bongiorno: non si può esultare per il fatto che nel Governo Monti ci siano tre donne ad occupare ministeri importanti, dimenticando che questa non è che l’ennesima sconfitta della politica. Purtroppo, soltanto in un governo “tecnico” si é pronti a dare incarichi così significativi alle donne, al contrario di quanto accade in un ordinario governo “politico”.
La speranza, emersa dalle parole di tutti quanti sono intervenuti al convegno, è quello che davvero qualcosa possa cambiare, sperando che incontri come questi possano essere uno stimolo, per spronare i partiti ad osare di più, a candidare più donne, se meritevoli.
La questione è prettamente politica e, come ha sottolineato il direttore del Tg La7, Enrico Mentana, una prima soluzione può essere quella di lavorare davvero per cambiare questa legge elettorale, per scegliere con coscienza e libertà, e magari portare in Parlamento tante donne, senza ricorrere neanche alle cosiddette “quote rosa”.
L’importante per un partito, come credo, è basare sempre la propria politica sul principio di meritocrazia: perché l’importante non è essere uomo o donna, ma essere bravi.

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Riforma dei partiti? Anche io ci credo!

postato il 15 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Tiziano Siragusa

In un Paese dove la fiducia dei cittadini nei confronti della politica è in crisi, sembra provvidenziale ciò che è stato espresso nella “Riforma dei partiti in nome della trasparenza” (qui il ddl); ma andiamo nello specifico:

Statuto pubblico e democratico

Trovo giusta la pubblicazione di uno Statuto omologato al fine di riconoscere ai partiti una personalità giuridica,privandoli in tal caso,in assenza dello Statuto di rimborsi e di finanziamenti,perchè in questo modo tutto sarebbe alla luce del giorno.

Trasparenza del patrimonio

La trasparenza del patrimonio serve per avere una visione dei beni dei partiti,così da non poter eludere controlli, e non trasferire beni all’estero. Tutto deve essere fatto per i fini del partito nulla per i propri interessi.

Trasparenza dei finanziamenti e dei bilanci

I finanziamenti e i bilanci dei partiti,devono essere sottoposti a controllo della Corte dei Conti,in modo che ci sia trasparenza e niente possa uscire senza controllo.

Stop ai “partiti eterni”

Credo sia inutile continuare a “beneficiare” di contributi,rimborsi e agevolazioni quando i partiti sono scomparsi e le loro attività sono cessate. A cosa servono quei “benefici” se da parte loro non c’è più un minimo di lavoro svolto?

Incentivi ai giovani in politica

Penso sia giusto,cercare di avvicinare i giovani alla politica offrendo loro una formazione. In questo modo i giovani potrebbero sentirsi motivati ad entrare nel mondo della politica cercando di praticarla in modo pulito e cambiando ciò che non và.

Questa riforma, secondo me, potrebbe aiutare a migliorare la politica italiana così da ottenere più fiducia da parte dei cittadini, che ormai stanchi di pagare tasse e vedere solo il buio davanti, ci credono sempre meno.

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Con l’umiltà degli sportivi…

postato il 15 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Anna Giunchi

Da sportiva agonista, è innegabile mi sia rimasto un pò di amaro in bocca per la mancata candidatura della città di Roma alle Olimpiadi del 2020, evento che avrebbe coinvolto attivamente  tutto il mondo sportivo nazionale.

Proprio perchè sportiva, però, sono pienamente consapevole del fatto che, quando si pianifica una competizione, bisogna allenarsi duramente per riuscire ad arrivare ad essa in condizione fisica ottimale. E l’Italia, attualmente, non è ancora allenata a sufficienza, nè è in grado di investire risorse in un evento di tale costo e spessore. Considerazione, questa, valida soprattutto in questo periodo di lunga convalescenza del Paese dallo stress agonistico derivato da allenamenti sbagliati ed eccessivi, gestiti da allenatori un pò folli.

Il Premier Monti, rinunciando a fissare la lettera di garanzia richiesta dal Cio per la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020, ha compiuto un atto di grande umiltà e rispetto verso il Paese. Ha rinunciato all’apparenza, all’evento immagine, nel rispetto di una linea di Governo dove, in primo piano, si pongono riconoscimenti al merito i cittadini e i loro sacrifici, necessari affinchè avvenga la riscossa di un Paese sottoposto, nel giro dei prossimi vent’anni, ad un’operazione di rientro dal debito.

Le immagini di una Grecia devastata, alla quale ha contribuito anche l’organizzazione delle Olimpiadi di Atene del 2004, non fanno che aprire gli occhi ai cittadini sognatori: una presa di coscienza collettiva verso la valorizzazione di una decisione definita sobria e responsabile.

Il resto, lo dicono i numeri: l’evento avrebbe richiesto delle spese complessive pari a 380 milioni di Euro (120 dei quali presi da fondi statali) finalizzati a completare il maxiprogetto (lasciato in stato latente da anni) della città dello Sport a Tor Vergata. La commissione di valutazione economica Fortis a gennaio aveva stimato in 4,7 miliardi la spesa pubblica netta per le Olimpiadi e in 4,6 la compensazione derivante dal maggior gettito erariale. La spesa complessiva stimata per Roma 2020 sarebbe stata di 9,8 miliardi.

Troppo rischioso, insomma, non ne valeva la pena. Noi, da sportivi, ci alleniamo ancora, tenendoci pronti per la prossima occasione, ringraziando il saggio allenatore…

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Turismo, oltre alla luce possiamo offrire di più

postato il 14 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Umberto Velletri

Aprendo i quotidiani, in questi giorni, mi sono nuovamente imbattuto nella campagna promozionale per il turismo nella mia regione:  “Sicilia” Mito in un’ isola di luce.

Premettendo che non voglio, ovviamente, criticare la creatività del nostro assessorato, ritengo che bisogna interrogarsi sull’utilità reale dei fini promozionali.

Lo sviluppo del settore turistico, che può dare un contributo anche notevole alla crescita dell’intera economia, appare in Sicilia sottodimensionato rispetto a quello potenzialmente sostenibile dalle risorse turistiche originarie dell’isola. La nostra posizione geografica, connotata da uno splendido scenario paesaggistico composto da montagne, laghi, vulcani ed isolette minori, ci permette di poter competere con qualsiasi altra destinazione turistica. Inoltre la nostra cultura, impregnata di origini Arabe, Normanne e Greche, ci rende un popolo unico.

Basta leggere queste righe per notare che la nostra forza risiede proprio nella sua caratteristica di raggruppare tutte queste bellezze naturali e stupefacenti testimonianze storiche, in un’unica regione.

Sembra un film a lieto fine, ma non è così: l’impreparazione dei nostri dirigenti e degli addetti ai lavori in campo turistico rende la nostra situazione non florida. Tutte queste qualità, sopra citate, oggi non bastano da sole per imporsi sui mercati turistici internazionali. Occorre puntare su adeguate strategie di commercializzazione del prodotto turistico, con le sue specificità, i suoi servizi ed i suoi marchi.

È importante, per raggiungere tale finalità, l’orientamento nelle diverse destinazioni sulla tipologia della produzione turistica nel suo complesso: si dovrebbero seguire criteri di specializzazione posti in relazione alle esigenze della domanda delle categorie dei turisti interessati alle risorse originarie delle destinazioni.

Il turismo potrà, anche, avere un incremento con la costruzione di infrastrutture degne di una Regione occidentale, che aumenteranno di certo i flussi di turisti in entrata.

Avendo analizzato e proposto le problematiche ed i possibili rimedi, ritengo che la Sicilia è chiamata, dati i tempi che corrono, ad affrontare una nuova sfida decisiva per mantenere e rafforzare la sua posizione privilegiata all’interno della “classifica del turismo”, ma alle parole si devono sostituire i fatti: perché oltre alla luce possiamo offrire di più.

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