Tutti i post della categoria: Riceviamo e pubblichiamo

Monti ci ha salvato dalla deriva. Ora concretizziamo la lista per l’Italia.

postato il 3 Dicembre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo”, di Gattestro

Il governo Monti, al di là di alcuni limiti oggettivi, ci ha salvato dalla deriva greca, non c’è alcun dubbio. Chi contesta questo lo fa per meri scopi elettorali.

Tuttavia sono d’accordo con quanti, anche qui (per esempio Francesco ed Enzo Prati), chiedono un salto di qualità. Monti, o chi per lui dopo di lui, ci dia un programma dai contenuti credibili. A mio parere non c’è molto tempo per le alchimie elettoralistiche di vecchio stampo. Personalmente non credo neanche al “di qui o di là” del bipolarismo degli ultimi 20 anni. Ciò che mi auguro è che la Lista per l’Italia esca dal limbo e cominci ad assumere una forma non definitiva, ma definita.

Se l’Udc, lo dico da esterno, non vuole perdere questa importante e interessante opportunità politica, questo progetto deve concretizzarsi, prima di tutto sui contenuti.

Gli altri, come per esempio “Italia Futura”, stanno andando avanti e non si volteranno indietro. Chiudo con un’ultima considerazione, forse banale. Se il “centro” invece di compattarsi su un comune terreno di contenuti si polverizza, il risultato sarà che non entrerà in Parlamento, a tutto vantaggio di PD e Pdl.

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La lotta all’evasione comincia dallo scontrino

postato il 26 Novembre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

La lotta all’evasione condotta dal governo Monti e da chi lo sostiene, è sempre più accesa. Oggi la Commissione Finanze del Senato ha dato il via libera alla Delega Fiscale. In particolare segnalo il “contrasto di interessi”. Cos’è?

Per molti è la panacea risolutiva per limitare l’evasione fiscale. In pratica si potranno portare in detrazione fiscale gli scontrini e le fatture. Intendo tutti gli scontrini e tutte le fatture. Perché si chiama “contrato di interessi”? Perché vi è un in interesse contrastante tra venditore e consumatore: il primo ha convenienza a non emettere scontrino, ma il consumatore ha convenienza a richiederlo perchè lo può portare in detrazione fiscale e pagare meno tasse. A parte pochi casi in cui la documentazione fiscale è necessaria per altre ragioni, oggi non c’è un vantaggio nel chiedere scontrino o ricevuta fiscale quando si paga un bene o un servizio. Soprattutto se il venditore propone uno sconto.

Ma ora si cambia. Con il nuovo principio gli scontrini diventano la via per ottenere sconti sulle tasse da pagare. Questo sistema funziona in molti paesi del mondo (giusto per citarne uno, gli USA), e dà un aiuto concreto alla lotta all’evasione. Infatti il cittadino ha convenienza a richiedere lo scontrino, perché così pagherà meno tasse, inoltre questo agevola anche le famiglie e i singoli rendendo il fisco più equo: alla fine ad essere tassato sarà il reddito non usato per vivere.

Mi spiego meglio: se io guadagno 100, ma spendo 80 per vivere, è giusto che pago le tasse sul 20 che resta. Proprio per questo motivo, gli italiani vorranno gli scontrini, perché avranno la possibilità di scaricare dalle tasse una parte delle spese regolarmente fatturate.
Nello schema contenuto nell’emendamento, viene data al governo una delega legislativa con il compito di fissare le regole del contrasto d’interessi all’italiana, disciplinando la misura prevedendo le «opportune fasi applicative» e le «eventuali misure di copertura».

Il contrasto d’interessi, comunque, dovrà essere «selettivo», ed essere concentrato «con particolare riguardo nelle aree maggiormente esposte al mancato rispetto dell’obbligazione tributaria».
Di sicuro, però, sarà conveniente ora chiedere lo scontrino al bar o la fattura fiscale al proprio dentista. Ora la passa alla camera dei deputati e poi, si spera di approvare tutto il pacchetto entro Natale per renderlo operativo già nel 2013.

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Perché l’Italia del 2013 vogliamo Meritarcela sul serio!

postato il 26 Novembre 2012

di Giuseppe Portonera

Sabato prossimo, a Roma, si terrà un nuovo incontro organizzato e promosso da Meritiamolo, che ufficialmente sarebbe pure un’associazione ma che in realtà è una scommessa, un po’ improvvisata e sgangherata ma molto affascinante e interessante, messa in piedi da un gruppo di persone che vanno dal Veneto alla Sicilia, fino agli angoli più remoti di tutto lo stivale. Si sono già incontrati due volte, una a Venezia e l’altra a Palermo, raccogliendo ogni volta spunti, idee, proposte, sogni che provengono dal basso, dalle forze vive che animano (o dovrebbero animare) un partito. A Meritiamolo non interessa chi sei o che ruolo ricopri qui o lì: interessa se hai un’idea, un programma, un progetto, se sei in grado di elaborare una visione alternativa, se guardando ciò che ti circonda non ti fermi a pensare che fa un po’ (o tanto) schifo, ma la testa ti corre già a cosa dovresti fare per cambiare tutto. A Meritiamolo la politica si dà del “tu” – in un incontro di “Io” che diventa “Noi” – attraverso dibattiti, forum, gruppi di lavoro. Chiunque venga a Meritiamolo ha un obiettivo: meritarsi l’Italia del 2013. Perché il “merito” non è una categoria unilaterale: io mi merito una cosa, se la cosa si merita me. Io non mi merito l’Italia dei Fiorito o dei Lusi, delle Minetti o dei Trota; io non mi merito l’Italia in cui vali solo se conosci qualcuno e non se conosci qualcosa. E questa Italia qui – quella che affolla i giornali, le tv, il web – non si merita me.

La vera “questione morale” del nostro tempo è la corruzione, politica sociale economica, che si è metastatizzata in ogni settore della vita pubblica e privata. L’Italia è il Paese delle migliori segretarie e dei peggiori dirigenti: anziché schierare come prime punte le risorse che abbiamo, si preferisce relegarle nelle retrovie, a far da stimolatori a quelli che occupano indebitamente posti di governo. Quella che vogliamo e chiediamo è una rivoluzione dei migliori contro la Peggiocrazia che mina alle basi la competitività del nostro sistema! Il nostro Paese va trasformato, dalle fondamenta: per questo (qui per iscriversi) sabato prossimo ragioneremo di Welfare 2.0 (che da strumento di stagnazione passiva deve tornare ad essere stimolo attivo alla produttività); di Istruzione (è giunta l’ora di investire sul merito e la competenza); di Amministrazione (perché siamo stufi di assistere alla trasformazione dei Cittadini in Sudditi); di Cultura (la quale rende possibile ciò che altamente improbabile, a partire da Roma “città aperta” veramente), di Ambiente (basta cemento! Tuteliamo il nostro patrimonio); di Trasporti (con le nostre ricette per una mobilità sostenibile). C’è chi si definisce rottamatore, chi formattatore: noi non siamo né l’uno né l’altro. L’età anagrafica delle persone ci interessa poco: ci interessa ciò che hanno fatto e ciò che rappresentano. Se hanno fatto bene al Paese, saranno i benvenuti (chi di voi rottamerebbe De Gasperi o Einaudi o La Malfa?). Se, invece, hanno contribuito a trascinarci sull’orlo del default, politico e morale, no grazie: avete avuto la vostra occasione, era meglio se restavate a casa. Diceva Tony Blair: «I didn’t come into politics to change the Labour Party. I came into politics to change the country». Parafrasando le sue parole, noi di Meritiamolo non vogliamo cambiare solo la “politica”: vogliamo cambiare il Paese. Senza arrenderci, senza tornare mai indietro, senza compressi. “Gli ingenui non sapevano che l’impresa era impossibile, dunque la fecero”.

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Il grado di civiltà di una società si misura dalle sue prigioni

postato il 24 Novembre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Vincenzo Massimo Pezzuto

Un tempo le prigioni, o meglio le carceri giudiziarie, erano luoghi dove espiare un qualcosa di ben definito, la risposta dello Stato verso chi commetteva dei reati. Il principio era prettamente retributivo, legittimo e doveroso era retribuire il male con il male. La pena era fine a se stessa, senza scopo alcuno al di fuori della realizzazione dell’idea di giustizia. Successivamente la funzione della pena si è collocata anche su un altro piano, quello della prevenzione, per cui la sanzione criminale ha la funzione di “prevenire” i delitti mediante l’efficacia intimidatoria che le è inerente.

Nella nostra “Mater Lex”, a dimostrazione che l’Italia (almeno sulla “carta”) possa essere considerato un Paese civile, afferma al 3° comma dell’art. 27 che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Sulla “carta”. Ebbene si. Sarà che il nostro ordinamento non ha ben compreso che il diritto penale è estrema ratio, ma nelle 206 carceri italiane di spazio proprio non ce n’è. Sono 21 mila i detenuti in più, rispetto ai posti letto disponibili nei penitenziari del nostro Paese: ovvero, 145 persone per 100 letti. La situazione degli istituti di pena (ad es. Poggioreale ha superato la sua capienza massima del 50%, con 2.600 detenuti), ha indotto il Capo dello Stato ad affermare che si tratti di “una realtà che ci umilia in Europa e ci allarma, per la sofferenza quotidiana – fino all’impulso a togliersi la vita – di migliaia di esseri umani chiusi in carceri che definire sovraffollate è quasi un eufemismo”.

Il sovraffollamento, le pessime condizioni igienico-sanitarie, la carenza di fondi per la manutenzione ordinaria, sono tutti nodi che non sono venuti al pettine negli ultimi tempi, sono questioni di “civiltà” che ci trasciniamo sulle spalle da decenni. Quale rieducazione ai fini del reinserimento in società può esserci in queste condizioni? Dall’inizio dell’anno all’estate appena trascorsa, sono morte in carcere 89 persone, 31 delle quali per suicidio. Il fallimento della macchina “punitiva”, soprattutto di quella “rieducativa”, è sotto gli occhi di tutti. Basti pensare che secondo una statistica ben 7 detenuti su 10 ritornano a delinquere, quindi a rioccupare il proprio posto in cella. La soluzione al problema non può neanche essere costituita dal ricorso all’indulto, soprattutto perché nella nostra penisola tale strumento ha svilito l’esigenza di certezza della pena. Due soluzioni a basso costo potrebbero risolvere un problema così importante: lavoro per i detenuti e costruzione/ristrutturazione delle carceri. Quanto alla prima, è ormai acclarato che solo il 12% di coloro i quali, durante la detenzione in carcere, hanno avuto la possibilità di fare veri lavori per conto di imprese o cooperative, sono ritornati a delinquere. Tutto ciò è possibile grazie ad una legge del 2000 (Legge Muraglia) che prevede incentivi fiscali (516 euro di credito d’imposta per ogni detenuto) e contributivi (80% di riduzione) a favore delle aziende che decidono di cercare manodopera all’interno delle carceri. Dal 2000 la legge è stata rifinanziata sempre con gli stessi soldi: 4,6 mln euro all’anno, permettendo solo a 2.257 detenuti di poter entrare nel circuito lavorativo.

Un circuito che dati alla mano, sarebbe l’unico in grado di garantire una vera e propria riabilitazione ai fini di un corretto reinserimento di chi nella vita ha commesso qualche errore. Senza dimenticare che anche l’altra tipologia, seppur meno incisiva della prima, di lavoro carcerario ha subito forti tagli (spesini, scopini, scrivani, portavitto, gabellieri, manutentori…). Ogni punto percentuale di recidiva in meno significa restituire alla società circa 700 ex detenuti che non delinqueranno più, che non graveranno più sullo Stato con costi riguardanti i beni rubati, rapinati o danneggiati, le cure mediche per le ferite personali, la polizia, i magistrati, i cancellieri e tutta la macchina giudiziaria.

Ma c’è di più. Lo Stato risparmierebbe di botto 35 mln euro l’anno, considerando che le stime più contenute indicano 140 euro come costo giornaliero per ogni detenuto. E qui giungiamo alla seconda soluzione, strettamente legata alla prima. Dove reperire le risorse per l’ampliamento/costruzione delle carceri? Dalla riduzione della recidiva, grazie alla soluzione già proposta. Abbiamo a portata di mano lo strumento che ci permetterà di ottenere un contenimento dei costi, il raggiungimento dello scopo rieducativo della pena e la possibilità di riammodernare l’assetto infrastrutturale carcerario italiano. Ora tocca alla classe politica darvi atto.

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E’ un’occasione unica: incoraggiate Monti a scendere in campo

postato il 23 Novembre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo”, di Patrizia

Presidente Casini, sono convinta anch’io che Monti abbia salvato il paese, avrebbe potuto fare di più sulla famiglia e su tutto, ma purtroppo tutti stavano lì a tirargli la giacca per salvaguardare il proprio orticello.

Oramai il governo dei tecnici credo volga alla conclusione, ora bisogna concentrare tutte le forze per un Monti legitimato dal popolo. Qui voi ora avete il dovere come Udc e come forze opposte al PDL e PD di unirvi per una nuova forza politica, non certo una nuova DC, i tempi cambiano, le persone cambiano, ed anche la concezione di partito dovrebbe mutare.

I requisiti per formare un nuovo movimento politico che parli alla gente tutta, alle famiglie come ai giovani a cui stiamo scippando il futuro, agli operai come agli imprenditori, ci sono, tenete presente che il treno passa una sola volta, se tarderete rischierete di perderlo, quindi parlate, discutete, se serve pure, bisticciate, ma cercate di accordarvi, incoraggiate Monti a scendere in campo.

Per favore poi fate un programma chiaro, facile da comprendere e da attuare, no promesse alla berlusconiana, lo sappiamo che gli anni che seguiranno per il nostro paese saranno difficili, ma quello che noi vogliamo sentire dalla politica è un pò di speranza .. Il nostro paese dal punto di vista di patrimoni personali è ricco, forse anche troppo ricco, per una nazione che è ad un passo dal default, quindi si dovrebbe iniziare a parlare di una patrimoniale per i ricconi.

Poi un pò di risparmio dalla politica tutta dovrebbe arrivare, anche se irrilevante dal punto di vista economico, serve da esempio,quindi ridurre parlamentari , costi e privilegi per chi ricopre cariche politiche, . Non svendere il paese al miglior offerente, abbiamo bisogno di partner esteri che investano nel nostro paese, e per far questo serve meno burocrazia e più controllo sulla malavita che come piovre cercano di infilare i propri tentacoli dove c’è da arricchirsi a discapito di chi invece vuole far crescere un paese onestamente.

Un ultima cosa, fare un pò di pulizia in politica, no rottamare, ma vogliano volti nuovi, giovani e donne, le donne sono una risorsa per una nazione, sono più costruttive, più sensibili a certe tematiche e sicuramente anche più oneste, provare per credere, cordialmente la saluto.

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I frutti della ritrovata credibilità all’estero

postato il 20 Novembre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

A chi si lamenta della “scarsa incisività” del governo Monti segnalo che le cose stanno cambiando: i primi risultati della cura Monti si vedono e stanno portando vantaggi concreti.

Pochi giorni fa annunciavamo, tra le varie cose positive, il provvedimento per estendere “l’iva per cassa” alle piccole aziende che fatturano fino a 2 milioni di euro, andando incontro alle richieste di artigiani e piccoli imprenditori; oggi possiamo dare due belle notizie figlie della ritrovata credibilità internazionale dell’Italia.

La prima riguarda la visita di questi giorni nel Medio Oriente del presidente Monti, che sta portando un risultato molto tangibile: dal Qatar arriveranno massicci investimenti nelle società italiane che operano nell’alimentare, nella moda, nel lusso e in generale nel made in Italy.

Si formerà infatti una joint venture tra il Fondo Strategico Italiano (gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti) e la Qatar Holding che porterà in dote due miliardi di euro al sistema produttivo italiano. Si creerà la “Iq Made in Italy Venture”, una joint venture che partirà subito con 300 milioni che diventeranno due miliardi nei prossimi anni. Questa jv nasce grazie alle eccellenti relazioni tenute da Monti e dalla ritrovata credibilità internazionale dell’Italia e , oltre ai soldi, mette a disposizione delle aziende italiane due partner con competenze complementari che possono portare opportunità e stimoli per migliorare la competitività.

L’altra notizia invece riguarda la possibilità di un accordo con la Svizzera per tassare i capitali all’estero.

Dopo mesi di lavoro, il governo è sul punto di chiudere l’accordo con la Svizzera, addirittura si dice che dovrebbe accadere già entro la prima metà di dicembre.

In pratica con questo accordo, similarmente a quelli stretti con altre nazioni, la Svizzera si impegna a tassare i capitali degli italiani lì depositati e a girare tali proventi al governo italiano, in cambio manterrebbe l’anonimato dei correntisti, tutelando il segreto bancario.

La tassazione avverrebbe in due modalità, ma sempre con le stesse aliquote in vigore in Italia: la prima sarebbe una sorta di sanatoria con il passato e quindi si parla di una percentuale di prelievo molto più consistente del ridicolo 7% del precedente governo: il governo Monti vuole accordarsi per una aliquota pari a circa il 35-40% da applicare su un capitale complessivo stimato sui 160 miliardi di euro. In pratica, la cifra che dovrebbe entrare nelle casse dello stato dovrebbe aggirarsi sui 48-60 miliardi di euro.

Ma non ci si ferma qui, perché, oltre a questa tassazione (che varrebbe per il passato), vi sarebbe anche un prelievo sui rendimenti dei conti correnti da effettuare ogni anno e che sarà in linea con quello già applicato in Italia (pari a circa il 20%) e che, nelle ipotesi più conservative, potrebbe portare a un introito annuo di circa 6-10 miliardi di euro.

Ottimi risultati, che premiano gli sforzi del governo Monti e di chi ha creduto in lui.

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I primi frutti dell’austerità

postato il 16 Novembre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

In questi mesi vi sono state tante critiche alle scelte prese dal governo Monti, ma oggi, con il ddl Stabilità, si vedono i primi frutti. Certo, chi segue i mercati ha notato che oggi lo spread è stabilmente sotto i 400 punti, in netto miglioramento rispetto all’eredità lasciata dal precedente governo (spread a 550 punti), ma grazie al ddl di prossima votazione, anche le famiglie inizieranno a beneficiare di questi risultati.

A testimonianza di ciò, basta considerare alcuni numeri contenuti in questo disegno di legge.

Intanto chiariamo subito che i maggiori vantaggi li avranno i nuclei di famiglie numerose (quelli con 4 figli per intenderci) che vedono salire lo sconto per i redditi fino a 15mila euro fino a 1.693 euro, mentre con l’attuale normativa ci si fermava a circa 1350 euro (si parla, quindi di un maggiore vantaggio per le famiglie di poco più di 300 euro). Per essere precisi, se si hanno 4 figli la detrazione reale arriva a 3500 euro (+643 euro) sempre per la fascia di reddito di 15mila euro, mentre per una famiglia con reddito a 30mila euro, lo sconto è di 123 euro in presenza di un figlio e arriva fino a più 566 euro con 4 figli, se andiamo a considerare le famiglie con figli sotto i 3 anni di età la detrazione passa da 800 euro a 1080 euro.

Per quanto riguarda invece le piccole imprese e gli artigiani (che sono l’ossatura del sistema produttivo italiano), è stato previsto un apposito fondo per la riduzione dell’Irap. Questo fondo avrà una dotazione iniziale di 248 milioni nel 2014 e 292 l’anno dal 2015. Ovviamente siamo coscienti che questo fondo non può risolvere di colpo tutti i problemi delle PMI, ma sicuramente rappresenta un primo passo di attenzione verso il sistema produttivo, come anche un primo passo è rappresentato dall’emendamento Occhiuto che blocca l’aumento dei vitalizi spostando questi soldi agli esodati.

Anche in questo caso non pretendiamo di aver risolto d’un colpo problemi assai complessi, ma riteniamo di aver dato un segnale concreto.

Altro passo è stata la costituzione del Fondo Kyoto che permette di dare un notevole impulso alla green economy in Italia, come anche dare la possibilità di pagare l’Iva per cassa alle aziende con fatturato di 2 milioni di euro 8venendo incontro alle esigenze delle piccole aziende e degli artigiani).

Sono segnali, questi, che i sacrifici fatti non sono stati fatti invano e che stanno iniziando a dare i loro frutto.

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Finalmente il taglio delle provincie!

postato il 13 Novembre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jonathan

Finalmente le provincie sono state dimezzate, un altro passo verso la vera riforma istituzionale italiana. Certamente ad un governo tecnico che ha da governare non più di due anni, non potevamo chiedere miracoli e di aggiustare tutti gli sbagli che ci hanno attanagliato nell’ultimo ventennio, ma ha fatto fare all’Italia grandi passi in avanti per il recupero della credibilità internazionale ( importantissimo per i mercati e per lo sviluppo del paese, dato che senza risorse un paese non può progredire ) e sul riassetto della burrascosa macchina statale .

Negli ultimi anni le provincie sono diventate un organo superfluo, dove si insediavano scarti della politica per dare degli accontentini a qualche forza politico-sociale, con pochi compitini da svolgere riguardanti per la maggiore settori come caccia, pesca, territorio e viabilità provinciale, compiti che possono essere svolti da organi maggiori, per questo sicuramente era meglio la cancellazione totale delle provincie e lasciare solo le metropoli, ma nessuno chiede tutto e subito.

Per riassumere il taglio delle provincie è un punto fondamentale per migliorare la burocrazia, per portare notevoli risparmi nelle casse statali e per avvalorare ancora di più che questo è un governo dei fatti e non delle parole.

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365 giorni per non dimenticare la lezione di Monti

postato il 13 Novembre 2012

di Adriano Frinchi

Esattamente un anno fa, a seguito delle dimissioni di Silvio Berlusconi, Mario Monti riceveva dal Capo dello Stato l’incarico di formare un nuovo governo.

Con l’arrivo del Professore a Palazzo Chigi si è aperta una nuova era, non solo perché in tempi record si sono presi provvedimenti necessari che si attendevano da anni, ma perché il Premier e i suoi ministri sono riusciti a imporre uno stile nuovo a questo Paese. Una vera e propria ‘rieducazione’ della classe politica e della società stessa. All’estero del nuovo ‘stile Monti’ si sono accorti subito, quasi avessero riconosciuto qualcosa a loro familiare. In Italia abbiamo fatto, e probabilmente facciamo un po’ fatica, ad accettare la rivoluzione montiana: dopo i primi facili entusiasmi, dovuti più che altro all’uscita di scena di uno dei governi peggiori della storia repubblicana, sono cominciate le prime timidezze, fino a quando dolorosi ma inevitabili provvedimenti hanno incrinato l’idillio.

La satira e i mal di pancia popolari hanno dipinto di volta in volta Monti come un robot, un massone e un affamatore degli italiani, ma sono cose che chi governa seriamente mette in conto. C’è tuttavia un’immagine nata con intento ironico dalla vivace intelligenza di Giuliano Ferrara che rende bene l’idea di ciò che è Monti e il suo governo. All’inizio dell’avventura del governo Monti, Ferrara, che non era assolutamente convinto della scelta di Monti, ha chiamato il Premier ‘il Preside’ e ha paragonato il suo esecutivo tecnico ad un collegio docenti. Forse mai immagine fu più azzeccata, soprattutto considerato che lo stesso direttore de ‘il Foglio’ si è dovuto ricredere su Monti.

L’immagine del Preside è bella perché è una metafora efficace: Monti è salito in cattedra per annunciarci che la lunga ricreazione di 20 anni era finita e che bisognava seriamente mettersi a fare i compiti, a lavorare sodo per la promozione. Il rigore del Preside e dei professori, come avviene a scuola, probabilmente nel momento presente non viene compreso, forse occorreranno anni agli italiani per capire l’importanza di questi 365 giorni .

L’importante tuttavia è che classe politica e società imparino la lezione di impegno civile di Monti e del suo governo. Quando si dice “dopo Monti, Monti” non si invoca certo l’inciucio, l’ingovernabilità o altre strategie politiche. Si spera solamente che il nuovo corso inaugurato dal Premier abbia seguito, che non si torni indietro a una stagione fallimentare. Si chiede solamente al Paese di non dimenticare la lezione del Professor Monti.

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Il voto di protesta è comprensibile ma non risolve i problemi

postato il 13 Novembre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Francesco

Certo che è difficile governare gli italiani. Non gliene và mai bene una, qualsiasi cosa fai hanno sempre da ridire, non sono mai soddisfatti di niente e di nessuno. Però alle ultime politiche Berlusconi ha stravinto, si sperava nell’uomo che non veniva dalla politica, ma che con la politica ci aveva saputo fare ai tempi di Craxi, e che ora assumeva più l’atteggiamento del padrone dell’Italia piuttosto che di presidente del Consiglio.

Altra speranza, delusa già dalla tardiva nascita, Di Pietro, si dichiara vittima di killeraggio politico! Ed ora Grillo, che in linguaggio maleducato supera Bossi, ed in atteggiamenti da despota, supera Berlusconi e Di Pietro messi insieme. Con le sue apprezzabili imprese sportive, riesce anche a superare Putin ed il Duce.

Gli elettori, in via di estinzione, e senza più speranze, come hanno votato Berlusconi così possono votare Grillo. Di fronte ad un parlamento così indegno e tracotante, la tentazione del fuoco catartico è forte.

Ma non è così che si risolvono i problemi. I problemi si risolvono con serietà, lavoro, impegno, tenacia e tutto il tempo che necessita. Non sono solo i parlamentari che creano i problemi, c’è tutta una organizzazione sociale e del lavoro che và rivoluzionata, ci sono i “cani da guardia dei privilegi” che vanno neutralizzati, c’è tanto da fare anche nel piccolo per arrivare ad un nuovo “sistema Italia” più efficiente, equo e solidale.

Certo che se mai si comincia, mai ci si arriva, se chi dovrebbe guidarci verso il miglioramento generale, verso un moderno “sistema Italia” dà invece solo cattivi esempi, e vi si oppone, ci impiegheremo 100 anni!

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