Tutti i post della categoria: Spunti di riflessione

I Pm non decidano le primarie

postato il 11 Settembre 2014

Pier Ferdinando CasiniI Dem devono sostenere quei candidati

L’intervista di Francesco Bei a Pier Ferdinando Casini pubblicata su La Repubblica

ROMA. Emiliano d’Appennino, bolognese d’adozione, Pier Ferdinando Casini guarda con preoccupazione al terremoto politico-giudiziario che sta scuotendo il Pd nella sua regione.


Le primarie forse saltano, i candidati vengono inchiodati uno dopo l’altro. Che sta succedendo?

«Succede che i nodi sono venuti al pettine e la politica deve assumersi la responsabilità di decidere. Altrimenti tanto vale andare alla procura della Repubblica e chiedere a loro il nome del candidato alla presidenza della Regione. Non possiamo accettare l’idea che – dalle candidature alla politica industriale – siano i magistrati a determinare tutto».

Lei guarda il dito ma dimentica la luna: la corruzione dei politici. Che cosa dovrebbero fare i pm a questo punto, voltarsi dall’altra parte?
«La colpa non è dei magistrati, è nostra: abbiamo trasformato lo Stato di diritto in una gogna mediatica. Andando avanti di questo passo le persone perbene non faranno più politica. Se il tritacarne mediatico-giudiziario continua ad avere mano libera e basta un avviso di garanzia a trasformarti in un mostro, tanto vale alzare tutti le mani in alto».

In Emilia è un’intera classe dirigente a essere finita sotto accusa. Come è potuto accadere, come è stato possibile secondo lei?
«Appunto, l’Emilia. Qualche anno fa la Finanza fece irruzione a casa di Guazzaloca, uomo della massima correttezza, che poi è stato del tutto scagionato. Intanto ci ha rimesso la salute. Vogliamo parlare della sinistra? Errani è stato assolto in primo grado e poi, condannato in appello, si è visto costretto a lasciare. Ed è unanimemente considerato una persona specchiata. Ora, proprio nel momento della consegna delle firme per le primarie, arriva quest’altra ondata».

Anche lei con la giustizia ad orologeria? [Continua a leggere]

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Il patto del Nazareno salverà Mediaset

postato il 8 Agosto 2014

L’intervista di Tommaso Cerno a Pier Ferdinando Casini pubblicata su L’Espresso
Espresso
Casini, ma quant’è dimagrito?
«Sette chili».
Per rimanere il “bello della Dc”, come diceva il suo maestro Forlani?
«Intanto le presento la mia teacher… ho appena finito la lezione di inglese».
Però, grandi novità. Ma non è tutto tempo tolto alla sua Udc? A proposito, non la si vede più al partito. La danno per disperso…
«Ogni cosa nella vita ha un suo tempo».
Non mi dica che è uscito dall’Udc senza nemmeno dirlo a Cesa.
«Diciamo che ho contribuito a gestire la politica quotidiana per anni, e credo sia giusto fare posto ad altri. Non mi sembra più che spetti a me occuparmi del consiglio comunale di Brindisi».
E di cosa si occupa Casini versione Terza repubblica? Del patto del Nazareno?
«Deluderò dicendo che dal punto di vista chirografico non esiste nessun patto del Nazareno. Quindi inutile cercare fogli nei cassetti».
Esiste dal punto di vista politico. Cosa dice?
«E cosa vuole che dica? Berlusconi in Italia non ha solo una dimensione politica, ma anche economica. Vive una défaillance partitica, ma ha la forza sufficiente per usare la contraerea e garantire la sua impresa».
E Renzi lo farà?
«Lo farà. D’altronde non fu D’Alema a dire che Mediaset è una risorsa per il Paese? E io sono d’accordo con loro».
Lei è uno dei pochi, forse l’unico, che parla sia con Renzi sia con Berlusconi: è forse il garante del patto?
«È più facile pensare che lo sia Confalonieri… e comunque non faccio parte della schiera dei frustrati che si sentono coartati dal patto tra Renzi e Berlusconi. Parlo con entrambi e credo sia giusto così».
Ma perché apprezza Renzi dopo che ha parlato tanto di rottamazione. Si sente così nuovo, Casini?
«Perché ben prima dell’assoluzione di Berlusconi al processo Ruby, l’ha invitato alla sede del Pd sfidando l’opinione pubblica e rottamando, questa volta sì che si può dire, una tradizione consolidata: la sinistra antiberlusconiana».
Infatti dicono sia più democristiano come lei che socialdemocratico come Blair…
«Il Pd è cambiato, ma Renzi di più. Mi meraviglia di come sia ben più avanti di molti “moderati” che ancora si macerano, invece, nell’ossessione di Silvio. Io l’ho sfidato in campo aperto, ma non ho mai avuto alcun odio o risentimento personale… Nè ieri servo encomio, né oggi codardo oltraggio».
Eppure, per stare su Manzoni, a sinistra c’è chi contesta a Renzi di avere ridato diritto di cittadinanza politica all’Innominato, appunto.
«Diritto di cittadinanza a Berlusconi lo hanno dato gli italiani. E, per quanto riguarda l’attualità, il suo vero benefattore è stato Grillo».
Scusi? [Continua a leggere]

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Iraq: alla Messa per i cristiani di Mosul

postato il 30 Luglio 2014

Con i parlamentari di tutti gli schieramenti politici presso la chiesa di San Gregorio Nazianzeno

foto
È stato un momento di straordinaria unità della politica per la salvaguardia di un diritto fondamentale dell’uomo, quello di esprimere liberamente la propria fede.

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Il Cav non è più l’alibi di chi non vuole le riforme

postato il 26 Luglio 2014

L’intervista di Francesco Cramer a Pier Ferdinando Casini pubblicata su Il Giornale

Pier Ferdinando CasiniRoma – Pier Ferdinando Casini, di recente ha visto a cena Berlusconi. Cosa vi siete detti? Siete ex nemici ormai?
«Sono fiero di essere uno dei pochi a non avere avuto mai nulla di personale contro Berlusconi e credo che la politica sia dialogare con tutti, in particolare con chi è fondamentale per le riforme».

Che andranno in porto?
«Sono certo che il patto sulle riforme terrà. Berlusconi non si tirerà indietro: farebbe un regalo troppo grande a chi lo vuole buttare fuori dal campo di gioco. Invece è un miracolo che ci sia e che sia determinante».
Nel merito, però, sono molti a dire che non sono il massimo.
«Il centrodestra le fece nel 2005 ma vennero bocciate dai cittadini. Il centrosinistra riformò il titolo V facendo uno dei più grandi disastri perché aumentarono i contenziosi alla Corte costituzionale in maniera esponenziale. Vero che quello della bicamerale era un disegno migliore».
Ma?
«Ma in questo contesto non approvare le riforme vuol dire dar ragione a Grillo che dice “Vedete? Questa classe dirigente è da buttare dalla finestra”».
Qualcuno vocifera che Renzi vuole andare al voto. Secondo lei?
«Si tiene due carte in mano. Se i frenatori di tutti i tipi non gli consentissero di governare avrebbe l’alibi perfetto per le urne. Ma non credo che le voglia».
Sulle riforme l’asse Cavaliere-Renzi tiene. E se si allargasse anche al governo?
«Oggi non è interesse di nessuno. Non di Renzi perché aprirebbe altre fratture nel Pd. Non di Berlusconi perché la situazione economica impone misure drastiche e impopolari».
Già, l’economia. C’è chi dice che in autunno arriverà la batosta: i conti non tornano.
«Lo scenario è molto negativo: sta flettendo l’economia della Germania, figuriamoci quella dell’Italia. E Renzi non ha la bacchetta magica: vedo una strada lastricata di difficoltà».
Quindi?
«Mi auguro che in Europa le richieste dell’Italia, che fino ad ora non mi sembra abbiano avuto tanto ascolto, vengano accettate».
Ma non l’hanno fatto neppure quando lo chiedeva Monti che guidava un governo di grande coalizione. A proposito, mea culpa su Monti?
«Sul piano politico ho commesso un errore, d’altra parte Scelta civica alle Europee s’è sgretolata. È vero: ho sponsorizzato il Professore, sono stato l’unico a metterci la faccia, pagando in termini elettorali. Ma quel governo è stato votato da tutti e ha imposto all’Italia sacrifici necessari per recuperare credibilità».
Il centrodestra prova a riunirsi ma permangono i veti contrapposti. Che si deve fare? [Continua a leggere]

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Semestre Ue: Bisogna cambiare radicalmente la politica europea

postato il 24 Giugno 2014

Frontex deve essere una priorità

Signor Presidente del Consiglio, se posso sintetizzare, direi che lei ha chiesto due mandati: uno l’ha avuto il 25 maggio ed è giusto che lei lo abbia ricordato, perché fa parte della modalità con cui ci presenteremo in Europa; l’altro l’ha chiesto questa mattina alla Camera dei deputati e adesso al Senato.
Noi le diamo il mandato per fare una politica diversa, non per andare – come lei ha detto – con il cappello in mano in Europa. Nessuno, infatti, vuole andare con alcun cappello; non perché noi vogliamo scaricare le nostre inadeguatezze sull’Europa o magari trincerarci dietro i facili alibi europei, ma perché pensiamo che l’Europa non si difenda più con l’euroretorica, con l’evocazione dei grandi Padri fondatori del passato, con la nostalgia di quello che siamo riusciti a realizzare, una grande area di pace, libertà e democrazia. L’Europa si difende cambiando profondamente la politica europea.

Oggi siamo ad un bivio. Fino ad ora si è pensato illusoriamente di difendere l’Europa con l’euroretorica: oggi questo discorso non attacca più. Oggi l’Europa si difende dicendo che la politica europea va cambiata, che la stabilità è un valore e che la crescita vale quanto la stabilità. Forse sarebbe anche il caso di guardare agli Stati Uniti d’America che, con una politica espansiva attraverso la quale hanno prodotti investimenti per la ricerca, lo sviluppo, la tecnologia e l’ambiente, sono riusciti a rimettere in moto l’economia del Paese. [Continua a leggere]

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Riforme: se Grillo si vuole aggiungere è fatto positivo

postato il 16 Giugno 2014

Pier Ferdinando Casini

C’è un accordo tra Forza Italia e la maggioranza: se Grillo si vuole aggiungere e aprire il dialogo è un fatto positivo che non può essere respinto al mittente.
Penso che le riforme devono essere un’opportunità per tutti e non ci può essere una maggioranza che impone le riforme con una blindatura e senza coinvolgimento dell’opposizione. Le forze moderate della maggioranza non possono avere timore di essere scavalcate nel dialogo sulle riforme.

 

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Quella prima volta in Parlamento

postato il 27 Aprile 2014

Visita Giovanni Paolo II al ParlamentoLa storia mondiale e italiana porta forte il segno dei piccoli grandi gesti di Papa Wojtyla. Uno di questi fu la sua visita al Parlamento italiano che il Pontefice volle fortemente, malgrado le sue già precarie condizioni di salute.
Accogliendo l’invito che Giovanni Paolo II aveva già rivolto più volte al popolo cristiano e all’umanità intera a “non avere paura”, noi non avemmo paura, in quell’occasione, di superare le diffidenze e le inquietudini di quanti temevano che i tempi non fossero maturi e che quella visita potesse rappresentare la sconfitta dello spirito laico della Repubblica e una violazione dell’autonomia della massima istituzione rappresentativa. E avemmo ragione.

Era il 14 novembre del 2002: in veste di Presidente della Camera, ricevetti Karol Wojtyla in un’Aula intimidita e composta, cosciente che un pezzo di storia la stava attraversando. Gratitudine e commozione aleggiavano in tutti, consapevoli dello straordinario omaggio di questo grande Papa che ci invitava a rintracciare il significato profondo dell’impegno politico al servizio dei cittadini e del bene comune. [Continua a leggere]

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Visita Giovanni Paolo II a Parlamento simboleggiò suo amore per Italia

postato il 26 Aprile 2014

Ci richiamò all’attenzione verso gli ultimi e alle radici cristiane dell’Europa


“La visita del Santo Padre al Parlamento italiano fu per noi tutti, indipendentemente dalle posizioni politiche, culturali e religiose, una grande emozione. Simboleggiò il suo amore verso l’Italia e gli italiani. Lui, che era venuto da lontano, da un Paese comunista, ma che più di qualsiasi altro aveva concorso alla caduta del muro di Berlino e al superamento di un regime disumano, ci spronò all’attenzione verso gli ultimi, pensando ai carcerati, a coloro che soffrivano, dimenticati spesso anche dalla politica e ci richiamò alle radici cristiane dell’Europa, un’Europa che deve aprirsi agli altri senza dimenticare chi è, da dove viene e qual è la sua identità profonda”.

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Al Question time di Uno Mattina

postato il 17 Aprile 2014

Ospite dello spazio di approfondimento mattutino del Tg1

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Serve un’Europa diversa. Il premier ponga il problema

postato il 31 Marzo 2014

L’intervento di Pier Ferdinando Casini pubblicato su ‘la Stampa’

Casini Pier FerdinandoCaro Direttore,
è in corso un dibattito molto serio, anche su La Stampa, sui rischi che le prossime elezioni europee segnino una grande vittoria delle coalizioni e dei partiti populisti ed antieuropei che sembrano godere non solo nel nostro Paese delle «migliori condizioni di salute». Dalle prime elezioni dirette del Parlamento europeo, nel 1979, è risultato chiaro che queste competizioni favoriscono i partiti antisistema, o comunque collocati alle estremità dello spettro politico. Lo stesso elettore che alle elezioni politiche nazionali privilegia un «voto utile» per un partito che ha concrete possibilità di partecipare alla formazione del governo, alle elezioni europee, in assenza del vincolo della governabilità, compie una scelta diversa, magari anche solo per segnalare insoddisfazione nei confronti del proprio governo.

Se questa tendenza è insita nel gioco elettorale europeo, alle elezioni di fine maggio, nonostante l’aumento dei poteri del Parlamento europeo, nonostante l’inedita indicazione da parte delle principali famiglie politiche di un proprio candidato a Presidente della Commissione, rischia di andare ben oltre il livello di guardia.

In realtà la questione europea è diventata un banco di prova permanente, su cui emergono divisioni trasversali tra i partiti e al loro interno. Da una comune accettazione, spesso acritica, dell’Europa come denominatore comune di popoli e Paesi, fattore di pace e di progresso, si è oggi scivolati ad una visione dell’Europa come mostro burocratico e parassitario, prima responsabile di un disagio sociale generalizzato e di uno scontro intergenerazionale. [Continua a leggere]

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