Momento di riflessione in ricordo di Wilfried Martens
postato il 18 Ottobre 2013Alla Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani
Alla Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani
Nello spazio mattutino condotto da Federico Novella, con Daniele Manca e Paolo Liguori.
Allo spazio di approfondimento di Rai 1 condotto da Bruno Vespa
Ospite de ‘La vita in diretta’
Intervento a margine dell’Assemblea Onu a New York
Vista da qui una crisi di governo e’ incomprensibile e compromette i sacrifici degli italiani. Se da un punto di vista umano si puo’ capire l’atteggiamento dei parlamentari del Pdl, da quello istituzionale l’iniziativa e’ sconclusionata e politicamente da’ un assist clamoroso a chi, nella sinistra, vuole mandare a casa Letta e il suo governo
Rispondo alle domande di Duilio Gianmaria e Benedetta Rinaldi nell’approfondimento mattutino di Rai1
«Approfondire non guasta». Ma avverte: «Silvio dovrebbe dimettersi»
L’intervista di oggi su Quotidiano nazionale di P.F. De Robertis
Presidente Casini, lunedì prossimo si riunisce la giunta del Senato.
«Ci sono due stati d’animo che ritengo aberranti sotto il profilo giuridico e politico».
Quali?
«Da una parte il Pdl, che dice ‘se cade Berlusconi cade Letta’; dall’altra il Pd che promette in giunta un proprio atteggiamento compatto».
Dove sta lo scandalo?
«Nella giunta non si ripropongono gli schieramenti della politica tradizionale. Lo dico anche con l’esperienza di ex presidente della Camera. Mentre valuta la decadenza di un membro del parlamento la giunta è un organo giurisdizionale, e i membri devono agire secondo la propria coscienza».
Qui c’è una sentenza definitiva.
«Un momento. L’eventuale possibilità di adire alla Corte costituzionale per verificare la retroattività della legge Severino è per esempio un problema di primaria importanza su cui ciascuno si deve regolare in piena libertà, senza vincoli di partito».
Se lei facesse parte della giunta come si comporterebbe?
«Mi regolerei leggendo alle carte. Una decisione affrettata è sbagliata. La giunta non è una caserma».
In sostanza è per prendere tempo.
«Non è un problema di prendere tempo o di perdere tempo, quanto piuttosto quello di assicurare la piena certezza del diritto. Esistono dubbi sulla possibile retroattività della Severino? Io credo di no, ma un supplemento di approfondimento non è una perdita di tempo, e questo discorso vale in primis per il Pd».
Berlusconi farebbe bene a dimettersi per evitare il bagno di sangue istituzionale?
«Le sue valutazioni evidentemente saranno autonome. Ma se in giunta ci sarà un lavoro di approfondimento serio, veramente garantista, mi auguro che lui faccia questa scelta, che d’altra parte concorda anche con la rilevanza dei ruoli istituzionali che ha avuto».
Che cosa pensa della strategia del Pdl?
«Si scontrano due linee, è evidente. È chiaro che quanto succederà nel centrodestra di qui a due mesi condizionerà il futuro dei moderati in Italia».
In che senso?
«Finito il berlusconismo o i moderati si riuniscono in una grande formazione sulle orme del partito popolare europeo che si contrappone a un partito socialista sempre di stampo europeo o il sistema non si evolve verso un bipolarismo maturo».
Casini che auspica un sistema bipolare?
«In Italia abbiamo avuto un bipolarismo muscolare che è miseramente fallito, serve una democrazia dell’alternanza».
L’opzione centrista di cui lei è stato portatore è dunque superata?
«Nelle ultime elezioni noi abbiamo detto la verità, auspicando quell’intesa nazionale che Pdl e Pd si sono ostinati e negare. Poi il vero terzo polo l’ha realizzato Grillo».
E le vostre scaramucce con Monti?
«Non mi voglio fare coinvolgere in polemiche che alla gente non interessano. In politica la peggior cosa è il ridicolo».
Lei è presidente della Commissione esteri del Senato. Che cosa pensa della crisi siriana?
«Ritengo un errore enorme l’attacco americano che si sta prefigurando, che finirà per creare ancora più caos in Medio Oriente».
Ma attaccheranno?
«Sì, alla fine lo faranno. Spero solo che i parlamentari statunitensi vogliano ascoltare la saggezza dei loro colleghi inglesi».
Pubblichiamo l’intervista di Carlo Fusi a Pier Ferdinando Casini pubblicata su Il Messaggero
Nel momento del massimo del clangore proveniente dal campo berlusconiano, dove il vento del risentimento diventa un ciclone da cui fuoriescono improvvide richieste di grazia mischiate ad inquietanti evocazioni di guerre civili, Pier Ferdinando Casini nutre una convinzione: «Questo è l’ora dell’amarezza e della solidarietà al leader indiscusso, lo capisco. Ma io sono persuaso che il buon senso vincerà e le dico una cosa: Berlusconi si dimetterà dal Senato».
Beh, veramente a leggere le dichiarazioni di Sandro Bondi e certi ultimatum sul governo si direbbe che lei, presidente, stia vedendo chissà quale film…
«Lasciamo stare. Io provo una grande tristezza imperniata su tre riflessioni. La prima: un dispiacere personale per Berlusconi. I suoi errori sono sotto gli occhi di tutti e posso ben dirlo io che li ho messi in risalto quando lo osannava mezza Italia. Ma proprio per questo posso dire che il prezzo che Silvio paga oggi va ben oltre gli errori, e che l’accanimento giudiziario che parte della magistratura ha svolto nei suoi confronti è indubitabile. Ovviamente non mi riferisco alla sentenza della Cassazione bensì ad una intera vicenda durata vent’anni. Il secondo punto di amarezza sta nel fatto che dopo due decenni siamo ancora a Berlusconi: la democrazia italiana non appare in grado di emanciparsi e resta drammaticamente avvitata attorno a questo problema. Infine, la terza tristezza riguarda la nostra credibilità internazionale. Perché che il leader che per più tempo di tutti è stato capo del governo nel dopoguerra venga condannato per frode fiscale è una cosa che compromette enormemente l’immagine del nostro Paese».
Mettiamola così: chi paventa il rischio che l’Italia precipiti in un gorgo senza uscita, vaneggia o esprime un pericolo reale?
«Guardi, davvero io non credo di esprimere solo un atto di fede se affermo la mia convinzione che alla fine il buon senso non potrà non prevalere. Nel campo del Cavaliere questa è – comprensibilmente – l’ora dell’amarezza e della solidarietà e forse è ancora troppo presto perché si possa fare appello alla razionalità. Restano però fatti che non possono essere elusi. Esiste un popolo di centrodestra che non può essere seppellito sotto il marchio dell’infamia. Questo popolo è stato rappresentato da Berlusconi, conosceva i suoi problemi giudiziari e tuttavia lo ha rivotato appena pochi mesi fa. E personaggi che come lui sono stati al vertice dello Stato non potranno non convincersi che il tanto peggio tanto meglio non conviene a nessuno».
Sicuro che finirà così? Che una volta messa in moto, la macchina del risentimento non possa più essere fermata?
«Intanto anche in queste ore Berlusconi conferma di voler tenere il governo Letta al riparo delle puntate polemiche. In questo momento Berlusconi si trova ad un bivio non solo della sua avventura umana ma anche e soprattutto di quella politica. Se prevale il populismo e la deriva resistenziale, l’area moderata di centrodestra diventerà sempre più minoritaria. Se al contrario il Pdl continuerà sulla linea della responsabilità di questi mesi, allora avrà titolo per essere forza che costruisce il futuro del Paese».
Intanto però il Pdl scende in trincea e chiede al Quirinale la grazia per il suo leader. La ritiene una cosa fattibile?
«Subito dopo la sentenza della Cassazione, il Quirinale ha diramato un comunicato che solo gli sprovveduti non capiscono. Il capo dello Stato ha inteso riconoscere correttezza di comportamento al Pdl e nello stesso tempo ha voluto richiamare il Pd alle sue responsabilità. Perché il Pd era perfettamente consapevole dei problemi giudiziari di Berlusconi con il quale tuttavia ha stipulato una intesa di governo appena pochi mesi fa: dunque non può certo fare oggi la parte di chi si scandalizza. Napolitano ha richiamato tutti alle loro responsabilità».
Sì, ma le chiedevo della grazia che il Pdl vuole per Berlusconi. E’ una mossa che va nella direzione della responsabilità che lei auspica oppure è un fatto destabilizzante?
«Almeno per come sono avanzate e riportate dai media, quelle richieste appaiono forse umanamente comprensibili ma politicamente e prima ancora istituzionalmente sbracate e inconsulte. Non esiste che le domande di grazia possano diventare oggetto di mercanteggio politico. E nonostante tutto quello che si vede e si sente dalla sue parti, resto convinto che Berlusconi darà una concreta prova di buon senso. Prova che peraltro eviterà di consegnare un gigantesco atout al Pd: se la minaccia di far cadere il governo diventasse infatti realtà, a beneficiarne non sarebbe certo Berlusconi».
Questa prova quale sarebbe? Il famoso passo indietro? Oppure le dimissioni dal Senato?
«Berlusconi si dimetterà dal Senato. Perché chi ha avuto una responsabilità così alta nel guidare l’Italia non si sottoporrà all’umiliazione di un voto d’aula che, visti i numeri di palazzo Madama, è scontato. Berlusconi non è uno stupido ed è dotato dell’orgoglio sufficiente per evitare di consentire a Cinquestelle di diventare determinante per farlo decadere dal seggio. Non esiste, non succederà».
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