Tutti i post della categoria: Spunti di riflessione

Ora Presidente che affermi il valore della politica, noi lavoriamo per unire

postato il 16 Aprile 2013

Noi lavoriamo per unire, non siamo disponibili ad aggiungere i nostri voti per eleggere un Presidente della Repubblica che spacchi gli italiani, che sia interpretato da una parte come ostile e dall’altra come amico. Il Presidente della Repubblica deve poter rappresentare maggioranza e opposizione. Personalmente penso che il centrodestra debba essere parte di questa intesa nazionale. Peraltro  non è la rivincita delle primarie del Pd e non è il primo tempo di un nuovo congresso di quel partito. Al Quirinale serve un uomo che ascolta il Paese, il suo disagio, il malumore che c’è, dopo quaranta giorni di paralisi assoluta, e nello stesso tempo che affermi il valore e la dignità della politica.

Pier Ferdinando

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Papa Francesco è la persona giusta al momento giusto

postato il 14 Marzo 2013

Il nome Francesco è già il programma di un pontificato che si annuncia meraviglioso

La grande saggezza millenaria della Chiesa ha individuato la persona giusta al momento giusto e l’individuazione del nome Francesco è già il programma di un pontificato che si annuncia meraviglioso. In questi ultimi anni la Chiesa è stata al centro di un attacco spesso ingiustificato, ma credo che questa volta la Provvidenza abbia funzionato davvero. C’e’ bisogno di una rigenerazione della Chiesa nel mondo, di una ripartenza. Abbiamo avuto Benedetto che e’ stato un grande Papa, un Papa teologo. Oggi c’e’ un Papa che viene dall’America Latina, che apre una dimensione inedita alla Chiesa cattolica in un’area di grande importanza per l’umanità: questa scelta è un messaggio a tutto il terzo mondo che oggi è in grandissima evoluzione ma è anche il segno della storia di una Chiesa che si apre nel segno del rigore, della povertà francescana, della solidarietà verso i più umili e che recupera una sua grande ispirazione evangelica. Francesco e’ il patrono d’Italia, Benedetto e’ il patrono d’Europa. Nella storia dei due pontificati, quello di Benedetto e quello di Francesco, c’e’ probabilmente anche il recupero delle radici cristiane d’Europa che noi non vogliamo vanificare in questa stagione di convulsione e grandi disorientamenti.

Pier Ferdinando

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Serve un premier credibile a Bruxelles

postato il 17 Febbraio 2013

L’Intervista ai microfoni del Tg1 a cura di Costanza Crescimbeni


Il presidente del Consiglio deve essere gradito agli italiani naturalmente, non solo alle cancellerie europee. Ma chi viene eletto deve andare a Bruxelles e battere i pugni sul tavolo per chiedere crescita e respiro per le famiglie se chi eleggiamo non è credibile e preso sul serio non risolveremo questi problemi.

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Ospite di ‘Check point’

postato il 16 Febbraio 2013

Nell’approfondimento politico di TgCom24, condotto da Federico Novella

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La Conferenza stampa a Rai Parlamento

postato il 16 Febbraio 2013

Rispondo alle domande di Gianni Scipione Rossi (Direttore di Rai Parlamento); Ida Colucci (Tg2); Marco Conti (Il Messaggero); Pierfrancesco De Robertis (Quotidiano Nazionale) e Marco Gorra (Libero).
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Tra riforma dello Stato e riforma della Chiesa: il contributo di Dossetti

postato il 14 Febbraio 2013

“Riceviamo e pubblichiamo” di Rocco Gumina

 Il 13 febbraio del 1913 nasceva Giuseppe Dossetti, una delle figure più eminenti, rappresentative e discusse del panorama cattolico in ambito politico ma anche ecclesiale. Il contributo della sua esperienza è indubbiamente molto importante e ancora da sviscerare e cogliere pienamente. Una figura atipica di politico, di sacerdote e monaco che ha vissuto con intensità stagioni di grande cambiamento per il nostro Paese e per la Chiesa cattolica: il periodo della resistenza; l’assemblea costituente; gli anni dei governi De Gasperi; il Concilio Vaticano II e la Chiesa alla prese con la contemporaneità. In tutta la sua vita pare abbia vissuto sempre nel tentativo di comprendere la dimensione di passaggio e di crisi della nostra epoca.

Alla costituente gettò le basi, insieme ad altri cattolici e non e al gruppo dei professorini di cui era promotore primario, per una visione personalistica e comunitaria dello Stato; ai lavori del Vaticano II contribuì, come perito del vescovo di Bologna Lercaro, su alcuni temi come la chiesa povera, la pace e come moderatore dei lavori conciliari.

Da politico della seconda generazione democristiana formatasi sui testi di Mounier e Maritain, la prima era ancora rappresentata da De Gasperi e altri come Piccioni, fu il leader della cosiddetta sinistra DC che in quegli anni rappresentò un pungolo per l’azione di governo e un modo di vivere e realizzare la politica sempre alla ricerca della realizzazione di una democrazia sostanziale che significava concretamente l’avvio di una reale stagione di riforme per il cambiamento del Paese. Da sacerdote e poi monaco, contribuì grandemente nella diocesi di Bologna alla recezione del Vaticano II anche con la fondazione di un Istituto di Scienze religiose che preparò con una raccolta di studi i lavori del Concilio.Successivamente fondò una comunità monastica, la Piccola Famiglia dell’Annunziata, la quale con la sua direzione si stanziò in medio oriente e in altre parti del mondo compresa l’Italia.

Ricordare Giuseppe Dossetti a cento anni dalla nascita, significa anzitutto riconoscerlo come una figura importante, per alcuni aspetti determinante, per la nostra storia nazionale e per lo stesso vissuto ecclesiale.

Ricordare Dossetti indica anche il poter prendere spunto dalle sue intuizioni, dalla sua passione, dalla sua testimonianza. Fra i tanti temi e le tante azioni che possono essere narrate per riconoscere la statura della sua persona e del contributo che ha dato al Paese, credo che sia opportuno citare due tratti per alcuni aspetti “minori” che ci possono servire da chiave di lettura per comprendere la nostra realtà: in ambito politico, l’esperienza alle comunali bolognesi del ’56, nelle quali grazie alla sua presenza si riuscì ad elaborare quello che solo anni più tardi sarà chiaro fra i cattolici italiani, ovvero la coscienza di essere minoranza e come tale chiamati a dare un contributo al Paese in ogni livello; nella chiesa, la relazione “Eucarestia e città” che tenne in occasione di un congresso eucaristico, dove si può scorgere il legame indissolubile tra la vita liturgico – sacramentale del cristiano e la sua azione per e nella città. A cento anni di distanza dalla nascita vale la pena prendere sul serio la lezione di un padre della nostra nazione e di un testimone credibile della Chiesa. Dossetti è una guida per la nostra epoca: seppe leggere e capire la crisi di un mondo e di una civiltà e il sorgere di un altro periodo da sostanziare di nuovi contenuti per la società intera e per la stessa comunità ecclesiale. La sua lezione può permetterci di capire maggiormente la nostra identità culturale e poter innalzare con chiarezza il nostro sguardo verso il presente e il futuro.

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Da Benedetto XVI testimonianza straordinaria, a lui tutto il nostro affetto

postato il 11 Febbraio 2013

E’ un momento storico per tutti, ci sentiamo profondamente vicini alla Chiesa cattolica

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In diretta dal Palazzo dei Congressi di Roma

postato il 10 Febbraio 2013

Dalle ore 10.30 la manifestazione UDC: “Il programma al centro del nuovo governo nazionale”

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Una riforma della Giustizia seria, a misura di cittadino

postato il 7 Febbraio 2013

di Giuseppe Portonera

L’Italia è stata, a lungo, culla della civiltà giuridica: qui è nato il diritto privato, qui ha mosso i primi passi quello penale, qui Cesare Beccaria ha insegnato al mondo intero il valore della rieducazione del condannato, del suo recupero nella società. Oggi, l’Italia è diventata il regno dell’incertezza del diritto, proprio quando la globalizzazione dell’economia ha posto la necessità di regole certe, chiare, agili per attrarre investimenti e vincere la sfida sui mercati mondiali.

L’inefficienza del settore giustizia, infatti, costa ogni anno un punto di pil di mancata crescita. Le cifre del disastro sono sotto gli occhi di tutti: in Italia pendono 5,4 milioni di cause civili e 3,3 milioni di processi penali. Un processo civile oggi è destinato a durare in media 845 giorni in primo grado e 1032 in appello. Oltre 5 anni. A cui bisogna aggiungerne altri 4 circa per ottenere il giudizio della Cassazione, che in caso di rinvio in appello rimette in moto ulteriormente il meccanismo. Un processo penale tra inizio delle indagini e sentenza d’appello dura mediamente quattro anni. Sono numeri che ci collocano al 160° posto su 185 nelle graduatorie stilate dalla Banca Mondiale. A questi ritardi va poi aggiunta la cosiddetta emergenza carceri, che rappresenta lo sfregio e la vergogna più grande della nostra “civiltà” giuridica: i detenuti sono oltre 66 mila, di cui 24 mila stranieri, contro una capienza dei 206 istituti di pena presenti sul territorio nazionale di 45 mila posti.  Il 40,2% della popolazione penitenziaria, peraltro, è costituito da persone in attesa di sentenza definitiva. Ed il numero dei suicidi e dei tentativi di suicidio rappresenta un altro sintomo inequivocabile di una situazione insostenibile, di tradimento del principio posto dall’art. 27 della nostra Costituzione. Il risultato è l’esposizione del Paese ad un numero crescente di condanne da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Archiviati il bipolarismo rissoso e le vagheggiate riforme epocali, è giunto il momento di intervenire sul servizio giustizia in Italia con alcuni chirurgici – ma non per questo meno rilevanti – interventi sui veri gangli inceppati del sistema.

Nel nostro programma sono inseriti, per esempio: la depenalizzazione dei reati minori; la valorizzazione dell’operato della magistratura onoraria e dei Giudici di Pace; la modifica dell’istituto della prescrizione (che costa ogni anno un enorme spreco di risorse umane e materiali e un inaccettabile resa dello Stato di fronte alla domanda di giustizia dei cittadini) e del sistema di carcerazione preventiva (diventata un insopportabile abuso); una lotta senza quartiere al fenomeno della corruzione (che costa circa 60 miliardi l’anno, il triplo dell’IMU) e alla criminalità organizzata.

Una vera riforma della Giustizia, che metta da parte una volta per tutte leggi ad o contra personam, e che abbia come target di riferimento solo ed esclusivamente il cittadino e il consumatore: la nostra economia riparte anche da qui.

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Una nuova politica economica, con più libertà e concorrenza

postato il 7 Febbraio 2013

di Giuseppe Portonera

La crescita economica è una cosa seria. Il nostro Paese non cresce praticamente da oltre vent’anni e in quei rari e rapidi momenti in cui lo ha fatto è stato solo grazie a congiunture internazionali favorevoli o a iniezioni di spesa pubblica e debito. Proprio l’enorme debito pubblico che ci ritroviamo (oltre 2 mila miliardi €, più di 33 mila € a cittadino – neonati compresi) rappresenta il principale freno della nostra economia. In questo anno sono state fatte diverse riforme strutturali che, a nostro avviso, rappresentano l’unico vero mezzo per rilanciare il sistema produttivo e lavorativo.

Serve quindi una nuova politica economica, che riduca il peso dello Stato e liberi l’iniziativa privata. Per riuscirci servono, prima di tutto, meno tasse e meno spesa pubblica, accompagnate da più dismissioni di patrimonio pubblico, privatizzazioni e liberalizzazioni nei mercati non ancora concorrenziali. La spending review, poi, deve diventare, per lo Stato, Regioni, Province e Comuni, uno strumento permanente: nel 2012 ci ha già fatto risparmiare 12 miliardi, quando entrerà a regime saranno ancora di più.

Per questo la nostra coalizione, che vuole proseguire sulla strada del rigore intelligente, si impegna: ad attuare in modo rigoroso, a partire dal 2013, il principio di pareggio di bilancio (il nuovo articolo 81 cost.), ribadendo che ogni punto di debito pubblico in meno oggi è un pezzo di futuro riguadagnato per le nuove generazioni; a ridurre lo stock del debito pubblico a un ritmo sostenuto e sufficiente in relazione agli obiettivi concordati, in misura pari a 1/20 ogni anno, fino al raggiungimento dell’obiettivo del 60% del PIL.

È necessario poi attuare politiche di liberalizzazione che introducano competitività e concorrenza in quei settori del mercato ancora chiusi e ingessati. Ma il vero obiettivo deve essere quello di ridurre il peso dello Stato, che con la sua manomorta continua a rappresentare un fardello troppo grande. Per questo le Pubbliche Amministrazioni devono impegnarsi: nell’eliminazione degli sprechi e delle inefficienze e nel riconsiderare la continuazione di  programmi di spesa non più attuali; nella ricerca sui risultati dell’attività svolta, in particolare rilevando l’esito dei servizi in termini di ricaduta per la collettività; nella ricerca sui margini di miglioramento in presenza di investimenti.

Il Presidente Mario Monti fa spesso riferimento al concetto di “economia sociale di mercato”, dottrina economica inventata nella Germania post-guerra e ingrediente principale del successo dell’economia tedesca: in Italia, finora, ogni tentativo di importarla si è risolto molto mediocremente, visto che si è puntato molto sul “sociale” e poco sul “mercato”. A noi tocca applicarla nella sua interezza. Vale allora la pena ricordare le parole che Ludwing Erhard pronunciò il 28 aprile 1948, da responsabile dell’amministrazione nella zona della Germania occupata dagli anglo-americani: “Bisogna liberare l’economia dai vincoli statali ed evitare sia l’anarchia sia lo Stato-termite. Solo uno Stato capace di stabilire al contempo la libertà e la responsabilità dei cittadini può legittimamente parlare in nome del popolo”. Lo Stato, come ben spiega Michel Foucault nelle sue stupende lezioni del 1978-79, era caduto preda dell’esperienza storica del nazismo, ma finché non si sarebbe liberato dalla vocazione dirigistica e totalizzante, sarebbe continuato ad essere una dittatura (morbida, ma pur sempre tale). Fallito lo Stato, quindi, solo la libera economia poteva – e può – ricostituirlo: “la storia aveva detto no allo Stato, ma d’ora in poi sarà l’economia a consentirgli di affermarsi”. A noi tocca recuperare quella lezione, per costruire una nuova politica economica, fatta di libertà e concorrenza.

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