Tutti i post della categoria: I 9 punti

Lega spendacciona e poltronara, la verità oltre la propaganda

postato il 20 Giugno 2011

Un Calderoli soddisfattissimo ieri sul palco di Pontida inalberava le targhe dei dicasteri che vorrebbe spostare sul sacro suolo padano di Monza, riforme e semplificazione normativa. La “territorializzazione dei ministeri” aveva fatto la sua comparsa in tutta la sua farsesca grandezza prima delle amministrative, ma sembrava più un tentativo per recuperare l’elettorato del Nord che l’espressione di una ferma volontà di trasferire le “cadreghe” ministeriali in terra di Padania.

La Lega si pone agli occhi dell’opinione pubblica, della stampa, dell’uomo della strada, come il movimento alfiere della lotta agli sprechi. Inneggia sempre a Roma ladrona, ai costi della politica, alla burocrazia che strozza l’iniziativa economica e la vitalità del Nord. Ma a ben vedere c’è una nutrita casistica di comportamenti che hanno messo in campo tutta un’altra politica, e la lotta allo spreco se la sono dimenticata.

La vicenda dei ministri al Nord è in questo senso emblematica. Si arriverebbe a spese esorbitanti per le casse dello Stato, si parla di due miliardi e mezzo di euro l’anno se si dette retta alle indicazioni di Bossi, che vorrebbe tra Milano e Monza riforme, semplificazione normativa, economia e lavoro (questi ultimi con portafoglio). Spese di gestione, rimborsi per i dipendenti, adeguamento delle strutture, spostamenti a Roma per partecipare alle sedute del consiglio dei ministri. In tempi di cinghia corta, di vento di crisi che torna a spirare forte, la Lega sponsorizza la spesa pubblica, peraltro del tutto improduttiva, perché la ri-localizzazione di poltrone non produce ricchezza. Meglio sarebbe se i padani si prodigassero per una legislazione  più favorevole alle piccole e piccolissime imprese del Nord, sfiancate da una pressione fiscale pesantissima che non permette loro di assumere, innovare, crescere. Al tessuto produttivo del Nord in affanno servono incentivi fiscali, non la burocrazia nel cortile di casa. In questo senso è strano l’atteggiamento della Lega: ora scopriamo finalmente che l’avversione per la burocrazia, per i lacci che tengono imbrigliate le realtà produttrici del Paese è solo una finta, un sentimento di facciata, parole vuote che sbiadiscono di fronte alla reale intenzione di spostare la pubblica amministrazione nelle province economicamente forti.

Altro che partito del risparmio, la Lega diventa a tutti gli effetti il partito della spesa. Come non fare riferimento alla eccezionale vicenda delle quote latte, ennesima storia di propaganda leghista finita per danneggiare tanti onesti cittadini? Per anni molti allevatori italiani del Nord, in barba ai regolamenti di Bruxelles, hanno prodotto molto più latte di quanto concesso all’Italia, sforando sistematicamente la quota assegnata al nostro Paese, quota peraltro rinegoziata nel 2008 quando è aumentata del 5 per cento. Ogni surplus comporta una multa che dal 1984 ad oggi ha pagato Pantalone, cioè lo Stato. Complessivamente una botta di quattro miliardi di euro di multe (di cui 1,9 già pagati dallo Stato, ossia i contribuenti italiani) per i furbetti delle quote latte, allevatori che non si sono mai preoccupati di rispettare i limiti fissati in sede europea forti del fatto che a pagare le sanzioni era lo Stato.

La Lega ha un debole per le province: non si sognerebbe mai di abolirle, né ha mai parlato di accorpamenti o razionalizzazioni. Alla Lega fanno comodo enti intermedi di controllo del territorio, poco importa delle sacche di spreco che spesso rappresentano. Nel programma di governo della coalizione che ha portato alla vittoria Berlusconi esisteva questo punto, ma è stato ignorato per evidenti ragioni politiche. Le province interessano troppo a un movimento che fa della poltrona locale un mezzo formidabile per mantenere, consolidare e rafforzare il consenso, senza riconoscere la loro inutilità, lampante in certe realtà. L’attaccamento al governo locale non prevale però sull’affezione che il Carroccio prova per l’altra poltrona, quella romana. Spesso capita che parlamentari siano eletti presidenti di provincia, sindaci, assessori, e capita anche che si dimettano ammettendo l’incompatibilità tra i ruoli. Questo non è però costume alla Lega, nelle coloro che mantengono il doppio incarico sono tanti. Si va dal sindaco di Varallo Sesia Gianluca Buonanno a quello di Brescia Paroli, dal primo cittadino di Castelfranco veneto Dussin al presidente della provincia di Biella Simoncelli. Sono una quarantina tra deputati e senatori che al seggio parlamentare accompagnano una carica locale o anche più d’una, i leghisti riescono a sommare tre incarichi. Ci chiediamo se riescano a gestirli bene tutti quanti, in questo saltellare da una poltrona all’altra, e tra queste spesso c’è anche quella televisiva.

Cavallo di battaglia della Lega è il federalismo, unica vera raison d’etre di un popolo che da sempre rivendica la propria indipendenza da Roma. Sembra che ce l’abbiano fatta, il federalismo fiscale, almeno nella sua variante municipale è realtà, ma attenzione agli “effetti sorpresa” di questa operazione: i sindaci potranno aumentare le addizionali Irpef, viene introdotta una tassa di soggiorno e sugli affitti ecco spuntare la cedolare secca, un regalo per i redditi alti, con buona pace delle famiglie numerose.

Negli anni abbiamo imparato che gli oratori di quella Lega di lotta e di governo, che occupa poltrone a Roma e sbraita contro il governo a Pontida, sono bravi parolai, maestri nel proclamare e nell’inveire contro i costi della politica ma primi ad approfittarne. Da Pontida (il cui sindaco, manco a dirlo, è anche deputato) Bossi si liscia il pubblico invocando il dimezzamento del numero dei parlamentari. Lo vorrà davvero? Lo dimostri, presenti una proposta di legge in Parlamento. Di parole vuote lanciate da un palco anche il suo stesso popolo è stufo. Per rispetto verso i suoi elettori metta in pratica le belle intenzioni. Altrimenti sarà ricordato dalla sua stessa gente solo come un grande incantatore, che ha sempre promesso e annunciato e mai realizzato, e nulla più.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Stefano Barbero

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Politiche per la famiglia: nel Lazio si fa sul serio, buoni propositi anche a Bologna

postato il 20 Giugno 2011

Dopo anni di promesse non mantenute sembra che qualcosa si muova per le famiglie italiane, ma i protagonisti di questa svolta non sono i ministri del governo Berlusconi, che continuano ad essere inadempienti rispetto al loro programma elettorale, ma due giunte: quella regionale del  Lazio e quella del Comune di Bologna.

La giunta della regione Lazio, guidata da Renata Polverini, ha approvato il suo piano famiglia che prevede un abbattimento delle tariffe degli asili nido, bonus bebè, progetto mille asili, tagesmutter, le cosiddette “mamme di giorno”, e il progetto “bimbi in stazione” che creerà dei nido nelle stazioni per i figli dei pendolari. Quello della regione Lazio è un piano unico degli interventi a sostegno della famiglia che stanzia sessanta milioni di euro per rispondere ai bisogni delle famiglie soprattutto di quelle in difficoltà. La paternità del piano famiglia del Lazio è dell’assessore alla Famiglia e ai servizi sociali Aldo Forte (Udc) che nel corso di una conferenza stampa con il Presidente Polverini ha illustrato nel dettaglio la strategia a favore delle famiglie della regione: 12 milioni di euro per il bonus bebè (il bonus è del valore di 500 euro ed è destinato a tutti i figli nati nelle famiglie con reddito Isee uguale o inferiore a 20mila euro, per un numero che è stimabile in circa 25 mila bambini); altri 18,6 milioni di euro sono previsti per la costruzione di nuovi asili nido e ulteriori 15 milioni per l’abbattimento delle tariffe dei nidi comunali o convenzionati; poi risorse  per il Registro per gli assistenti familiari e il Tagesmutter (dal tedesco letteralmente “mamma di giorno”), figura professionale, generalmente di sesso femminile, con funzioni di assistente domiciliare all’infanzia, che si prende cura dei bambini presso il proprio domicilio (sino ad un massimo di 5 bambini); e ancora aiuti alle neo-mamme, ai genitori separati e ai minori vittime di maltrattamento. Il Piano Famiglia prevede poi la creazione di un servizio pubblico regionale per le adozioni internazionali che offre un servizio di front office di assistenza al percorso adottivo rivolto alle coppie.

Qualche novità per le famiglie arriva anche da Bologna dove il neo sindaco Virginio Merola che conferma in pieno ciò che aveva promesso in campagna elettorale: punti in più alle coppie sposate rispetto a quelle di fatto nelle graduatorie comunali, ad esempio quelle per le case pubbliche. «Deve essere così», ha detto il primo cittadino di fronte alle telecamere di Ètv: «Perché siamo persone libere – argomenta – ma nella vita dobbiamo saper mettere insieme anche la responsabilità con la libertà. Se ci assumiamo impegni maggiori verso gli altri credo che sia necessario distinguere». Una importante posizione quella di Merola che ha riscontrato il parere favorevole di Pier Ferdinando Casini e del Forum delle Famiglie, ma che non ha mancato di suscitare forti polemiche nella maggioranza che sostiene Merola: furibondi radicali e socialisti, che addirittura parlano di coppia di fatto tra il vescovo Caffarra e il sindaco Merola, il dipietrista Franco Grillini e l’assessore, “cattolica adulta”, Amelia Frascaroli.

Le novità a favore delle famiglie sono indubbiamente una buona notizia, specie in tempi come questi dove sono propri i nuclei familiari a soffrire e pagare caro le conseguenze della crisi economica. Allo stesso tempo stupiscono le reazioni scomposte di una certa sinistra bolognese alle affermazioni di buon senso del primo cittadino Virginio Merola. C’è una volontà di gettare questioni importanti ed impellenti come l’aiuto alle famiglie in una polemica sterile ed ideologica, di inutile contrapposizione tra coppie sposate e coppie di fatto, tra coppie eterosessuali e coppie gay. Le famiglie italiane, specie quelle che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese, non riescono a capire certi furori anticlericali ottocenteschi e non hanno bisogno che partiti e movimenti, per evidenti interessi di bottega, inneschino inutili contrasti e scontri che hanno come unico terribile risultato quello di bloccare aiuti e risorse per le famiglie, specie quelle più in difficoltà. C’è bisogno di un atteggiamento costruttivo, di evitare di mettere i bastoni tra le ruote, c’è bisogno che i nostri amministratori abbiano a cuore le famiglie e più in generali i più deboli, che come ha dimostrato il provvedimento della giunta Polverini, non hanno colore politico, distinzione di sesso, razza o credo religioso.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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Verso una riforma di Equitalia

postato il 19 Giugno 2011

La Lega, in affanno di consensi e in perdita di voti, ha deciso adesso, con colpevole ritardo, di proporre delle modifiche all’operato di Equitalia. Noi ne avevamo già parlato, e non possiamo che essere contenti che il governo e la Lega decidano di accogliere le nostre mozioni, anzi, i problemi sollevati dai cittadini italiani, ma al contempo vorremmo che il provvedimento su Equitalia fosse accurato e preciso e non intriso della demagogia che si è vista in questi gironi da parte del governo (giusto per fare un esempio, il discorso di abbassare le tasse, quando tutti sanno benissimo che lo Stato italiano soldi non ne ha).

Il problema non è se l’azione di Equitalia sia giusta o meno, perché questa organizzazione si limita a porre in essere ciò che prescrive la legge, ma semmai, che questa azione debba essere contemperata al più ampio principio di colpire l’evasore fiscale e non il cittadino che si sta rimettendo in carreggiata.

In sostanza, noi vorremmo che, l’annunciato provvedimento su Equitalia, non fosse l’ennesimo colpo di spugna per chi è un evasore cronico, o per chi vuole fare il furbo, ma che fosse studiato un meccanismo che premia il cittadino che cerca di essere virtuoso e in linea con i pagamenti e punisca severamente chi evade.

Il punto focale è questo: la strada per riportare in ordine i conti dell’Italia è nella lotta all’evasione, perché se è vero che, come dicono le statistiche ufficiali, sfuggono al radar del fisco almeno 500 miliardi di euro di economia sommersa, allora l’impegno di tutti deve essere nel fare emergere questa massa enorme di denaro. Invito tutti a fare due calcoli: se emergesse anche solo la metà di questa cifra, ovvero 250 miliardi, e se su questa emersione si pagassero le giuste tasse (stimiamo al 40%), lo Stato italiano avrebbe un extragettito0 fiscale di 100 miliardi di euro, ovvero 2 volte e mezza la manovra che Tremonti si appresta a varare.

Per questo motivo noi vorremmo che si iniziasse con Equitalia, prevedendo una moratoria e una rateizzazione per le famiglie bisognose e in difficoltà, ma al contempo, il pugno di ferro per chi, coscientemente, evade il fisco. Solo in questo modo si può attuare un provvedimento che non sia punitivo verso il cittadino e l’azienda onesta, e che al contempo permetta di mantenere l’equilibrio finanziario dell’Italia.

Nei prossimi giorni vedremo cosa il governo intende fare su Equitalia e vigileremo affinchè non sia l’ennesimo pasticcio, perché siamo convinti che i cittadini meritano di essere trattati con rispetto e intelligenza da tutte le forze politiche, perché il popolo italiano non si fa prendere in giro da chi lancia vuoti proclami e false promesse.

Commenti disabilitati su Verso una riforma di Equitalia

Le dichiarazioni di Merola mi hanno fatto molto piacere

postato il 18 Giugno 2011

Non conosco Virginio Merola. Il sindaco della mia citta’, Bologna. Ma ieri ho letto sue dichiarazioni sulla famiglia che mi hanno fatto molto piacere. Spero vivamente che non se ne sia già pentito.

Pier Ferdinando

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I giovani, il precariato e ‘l’Italia migliore’

postato il 16 Giugno 2011

L’Italia peggiore… I precari ‘svogliati’, che non hanno voglia “di andare al mercato a scaricare cassette di frutta e verdura”, che passano il tempo sulla Rete usandola “come un manganello per agguati squadristici”. Hanno suscitato indignazione e polemiche le dichiarazioni del ministro Brunetta a margine del convegno “Giornata dell’innovazione”. Tutto ha avuto inizio quando un gruppo di precari ha chiesto la parola per porre delle domande al ministro che, dopo aver ‘inquadrato’ gli interlocutori, ha abbandonato la sala apostrofandoli come ‘l’Italia peggiore’ e scatenando un coro di ‘buffone’ e ‘vai a lavorare’. [Continua a leggere]

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La maggioranza ha bocciato la moratoria su Equitalia proposta dall’UDC

postato il 7 Giugno 2011

Il video è relativo alla dichiarazione di voto dell’on. Mauro Libè sulla mozione UDC.

La battaglia dell’Udc per un fisco più giusto è arrivata nell’aula della Camera dove la mozione firmata dai deputati centristi è stata discussa e votata. Primo firmatario della mozione è stato l’on. Mauro Libè che questa mattina ha avuto l’onere della dichiarazione di voto nell’Aula di Montecitorio. Libè nel suo intervento ha illustrato la proposta dell’Udc che prevedeva una moratoria di almeno un anno per gli importi riscossi da Equitalia per le imprese e famiglie con obiettive difficoltà economiche, la possibilità di ridurre gli interessi delle sanzioni annesse e di prevedere un aumento del numero massimo di rate concesse nelle rateizzazioni da Equitalia, l’opportunità di promuovere l’istituzione di un fondo di garanzia che intervenisse a sostegno delle imprese che sono in situazione di obiettiva difficoltà per le pendenze nei confronti degli enti di riscossione di Stato e che si trovassero costrette a licenziare i dipendenti e a fallire, e, infine, impegnava il governo ad adottare iniziative normative volte a utilizzare sui territori regionali i profitti, rappresentati da sanzioni ed interessi.

L’intento della proposta dell’Udc era quello di distinguere tra evasori e onesti in difficoltà attraverso una moratoria che consentisse a chi ha sempre pagato di superare questo particolare momento di crisi. La Camera ha però respinto la proposta di moratoria sulla riscossione dei tributi da parte di Equitalia, ha pesato per questo il veto del Governo che, pur avendo espresso parere favorevole sul testo, ha dichiarato la propria contrarietà al capoverso in cui si proponeva la moratoria. Rammarico tra i deputati dell’Udc impegnati su questo fronte che vedono maggioranza e governo più interessati a fantomatici trasferimenti di ministeri al nord che non, come ha dichiarato l’on. Libè,  ad una proposta che mira a tutelare “chi per anni ha concorso a creare onestamente la ricchezza nazionale e si trova momentaneamente in crisi e che paradossalmente si trova ad essere trattato come un delinquente qualsiasi”.

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Immigrati, sì a cittadinanza per i bambini nati in Italia

postato il 6 Giugno 2011

Ius soli è una prospettiva che la nostra società deve avere

L’Italia è malata, è malata di populismo, è malata di xenofobia e di razzismo, e nello steso tempo deve sapere chi è. Il grande tema è l’integrazione necessaria a costruire una società sui valori condivisi di patria e italianità.
Dobbiamo saper trasmettere agli altri il senso di un destino comune, ma anche di un’appartenenza a radici che sono il minimo comune denominatore di un’identità  cristiana del Paese.
In questo senso riteniamo che lo “ius soli” sia certamente la scelta di prospettiva della società italiana: un bambino che nasce in Italia deve avere diritto alla cittadinanza italiana.
Bisogna avere il coraggio di integrare. Il multiculturalismo ha fallito: ecco perché noi parliamo di interculturalismo.

Pier Ferdinando

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Equitalia, un lettore ci scrive

postato il 28 Maggio 2011

Pubblichiamo una mail in redazione sulla mozione UDC per una moratoria sulle cartelle di Equitalia.

L’iniziativa è lodevole e interessante anche perchè per la prima volta interviene in un settore che è quello del terziario attualmente in grave crisi. Non è un mistero che il commercio al dettaglio e l’artigianato non riescano a contrastare l’attacco concentrico della concorrenza rappresentata dalla grande distribuzione, dalla Cina e dai paesi dell’est, oltre che da quelli asiatici, e dalle spese erariali e previdenziali che in Italia incidono più degli altri Paesi. Non bisogna, inoltre, generalizzare la qualifica di imprenditore e distinguere tra il piccolo e il grande, tra settore e settore, e intervenire.
Credo che sia necessario un piano di interventi che ripensi totalmente la figura del piccolo imprenditore, ancora legato nella fantasia popolare ma anche nei provvedimenti legislativi (vedasi studi di settore), all’immagine di “ricco ed evasore” creatasi negli anni di prosperità economica. Difatti, per le aziende che chiudono, anche se unifamiliari, che non riescono ad onorare gli impegni, c’è tutta una legislazione punitiva che li porta a perdere la propria azienda e subire il disonore personale del fallimento con conseguente impossibilità di intraprendere qualsiasi altra attività lavorativa. E tutto questo, in un settore in cui non è proprio contemplato alcun ammortizzatore sociale, il che significa condannare a morte il piccolo imprenditore e la propria famiglia privandoli di qualsiasi mezzo di sostentamento. Non solo. In tutto questo, si rischia paradossalmente anche di essere perseguiti per non aver pagato i contributi Inps; come se qualcuno potrebbe aver piacere a non crearsi una posizione pensionistica, per questo lo Stato lo costringe a pagare con mora e sovrattasse e spese di esecuzione qualcosa che in definitiva riguarda sé stessi.
Per tali motivi auguro buona fortuna alla Vostra azione parlamentare che ha avuto il merito di squarciare il velo che da decenni ammanta tutto il settore.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Francesco

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Un salvagente alle famiglie: la moratoria verso Equitalia

postato il 25 Maggio 2011

L’Udc si appresta a lanciare un salvagente alle famiglie per tenerle a galla: ieri è stata ufficializzata la proposta per una moratoria di un anno verso le procedure di esazione crediti poste in essere da Equitalia.

Che significa nel concreto? Significa aiutare circa 6 milioni di famiglie e piccoli imprenditori, che hanno problemi a pagare i crediti vantati da aziende ed Enti (ad esempio INPS) e riscossi da Equitalia.

Questo aiuto avviene sottoforma di moratoria, ovvero bloccando per un anno le procedure di riscossione verso i soggetti che realmente versano in stato di bisogno.

Bisogna però precisare che Equitalia è  solo il braccio di chi vanta il credito e che non può rifiutarsi di agire, ma è anche vero che evidentemente c’è qualcosa che non va nella legge.

La nascita di Equitalia doveva servire a sbloccare molte situazioni pendenti e permettere agli enti pubblici di potere esigere con facilità e velocemente i propri crediti, e questa è una buona cosa, purtroppo però le buone intenzioni sono state tradite da una legge che oggettivamente è molto poco flessibile, soprattutto poi se andiamo considerare come lo Stato tratta i i suoi fornitori: i pagamenti avvengono sempre con grandi ritardi mettendo in crisi i fornitori (ricordiamo che in media solo nel settore sanitario, i privati vantano circa 60 miliardi di euro di crediti verso lo Stato).

L’Udc, tenendo conto di queste situazioni e in una ottica costruttiva e di massima collaborazione verso le istituzioni, ha deciso di iniziare una battaglia che cambi totalmente lo status quo.

La mozione dell’Udc invita il governo, inoltre, ‘a considerare la possibilita’ di ridurre gli interessi delle sanzioni annesse, di prevedere un aumento del numero massimo di rate concesse nelle rateizzazioni da Equitalia (fino a 120 rispetto alle attuali 72) nonché di concedere la possibilità di compensare i debiti nei confronti di Equitalia con i crediti verso enti pubblici’.

Altro punto molto interessante è quello rivolto ad ‘iniziative normative volte a utilizzare sui territori regionali i profitti che Equitalia matura dalla riscossione dei tributi insoluti’ e ‘l’istituzione di un fondo di garanzia a sostegno delle imprese in difficolta’ per le pendenze e che si troverebbero costrette a licenziare i dipendenti e fallire’.

Questi punti sono molto interessanti perchè legano direttamente la riscossione delle somme al loro utilizzo: è chiaro che se le somme riscosse vengono utilizzate sul territorio abbiamo due vantaggi, il primo è quello di attenuare l’effetto vessatorio migliorando o fornendo servizi alla comunità; il secondo è che in questo modo il cittadino si sente “incoraggiato” a mettersi in regola.

E’ ovvio però che la mozione Udc è solo un primo passo (anticipato da tante azioni da parte del Consigliere Regionale UDC Alberto Goffi) e nessuno deve pensare che esaurisca il discorso: il problema potrebbe ripresentarsi nella stessa drammatica emergenza, anche tra un anno, quando scadrà la moratoria. Allora sarà necessario rivedere tutti i meccanismi di legge che stanno alla base delle poltiche di riscossione crediti.

In questo senso sarebbe auspicabile una maggiore collaborazione con i cittadini che in prima persona vivono questa situazione e che forse più di tanti altri, possono indicare dove il sistema è migliorabile.

 

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

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Dal governo solo spot, noi chiediamo fatti

postato il 24 Maggio 2011

Mozione Udc alla Camera, moratoria per imprese e famiglie in difficoltà

Al governo che fa solo spot e si occupa di baggianate, come il trasferimento dei ministeri, noi chiediamo di occuparsi dei problemi veri della gente.
Gli evasori fiscali che si nascondono la fanno franca, mentre sei milioni di famiglie coinvolte in misure cautelari Equitalia sono in difficoltà per la crisi e magari anche per i ritardi nei pagamenti dello Stato stesso.
Vogliamo che il governo intervenga subito, non con spot elettorali ma in Parlamento. Un Paese civile deve distinguere tra evasori fiscali e persone per bene che non ce la fanno a pagare per la crisi economica.
L’Udc propone una mozione che impegna il governo a promuovere una ristrutturazione dei debiti tributari; valutare la possibilità di chiedere una moratoria per imprese e famiglie con obiettive difficoltà economiche; ridurre gli interessi delle sanzioni annesse e aumentare le rate concesse; istituire un fondo di garanzia a sostegno delle imprese; destinare i profitti di Equitalia sui tributi insoluti ad un fondo di sostentamento per famiglie e lavoratori autonomi in difficoltà.

Pier Ferdinando

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