Tutti i post della categoria: I 9 punti

Fiat: Marchionne ha ragione e non va demonizzato

postato il 25 Ottobre 2010

Marchionne non va demonizzato, anche se la Fiat ha ricevuto ingenti contributi dallo Stato, ha cento ragioni, come quando parla di perdita della competitività in Italia o degli stranieri che non investono nel nostro Paese o della grande angoscia in cui versano i giovani costretti ad andare all’estero.
Dice cose sacrosante, non riesco a dargli torto. Bisogna guardare in faccia la realtà, non illudersi che sia diversa. Altrimenti l’alternativa per i lavoratori italiani e’ che si tiri giù la saracinesca delle aziende targate Fiat in Italia e si vada in Serbia.

Pier Ferdinando

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La riforma del mondo del lavoro: coniugare tutela del lavoratore e flessibilità

postato il 20 Ottobre 2010

lavoro di ilcapofficina(semanticamente uno stronzo)Il parlamento ha votato a favore del DDL lavoro, un provvedimento che comprende 50 articoli per 140 commi e che è la conclusione di un dibattito lungo due anni.

Questo provvedimento è stato giudicato con favore anche da buona parte del mondo sindacale che lo considera equilibrato, e in questo senso è stato importante il lavoro svolto dall’UDC, come ha riconosciuto lo stesso Sacconi che ha affermato: “Ringrazio in particolare il gruppo dell’Udc: i colleghi hanno svolto interventi che hanno sollecitato la definitiva approvazione del provvedimento, pur mantenendo riserve, legittimamente espresse, che mi sono sembrate di ordine generale”. E affermando che i parlamentari dell’UDC sono stati espressione di una “forza politica di opposizione responsabile che ha sempre guardato al concreto dei singoli provvedimenti”.

Di contro l’on.le Nedo Poli (UDC), Capogruppo in Commissione Lavoro, ha affermato: “Abbiamo voluto sostenere una riforma delle controversie di lavoro che garantisse minore conflittualità e maggiore responsabilità a tutti i protagonisti. L’Udc è per una giustizia del lavoro più rapida e più certa. In questo senso, il ddl lavoro apre la strada a nuove sfide. Non ci uniamo al coro di chi lo ritiene contrario agli interessi dei lavoratori. Auspichiamo che il Governo elabori al più presto le deleghe secondo le ragionevoli indicazioni che il ministro Sacconi ha più volte illustrato”.

Il punto fondamentale è stato quello di volere aumentare gli ambiti di scelta per i lavoratori per comporre le controversie nel rapporto di lavoro.

Ma cosa prevede sostanzialmente questo DDL e come cambierà il mondo del lavoro?

Il lavoratore può scegliere se ricorrere al giudice ordinario o ad un arbitro per dirimere le controversie lavorative, ma la scelta di ricorrere all’arbitrato (attraverso la sottoscrizione della cosidetta ‘clausola compromissoria’) deve essere effettuata dal lavoratore prima che intervenga la controversia stessa e dopo la conclusione del periodo di prova (quando si presume che il lavoratore sia più debole nei confronti del datore di lavoro), oppure prima del trascorrere di 30 giorni dalla stipula del contratto di lavoro. 
L’arbitro dovrà tenere conto non solo dei principi generali dell’ordinamento giuridico italiano ma anche i principi regolatori derivanti da obblighi comunitari (cosiddetto arbitrato per equità).

Una notazione molto importante riguarda invece i licenziamenti che sono esclusi dalle procedure di arbitrato, ma devono essere giudicati dal giudice ordinario (il licenziamento deve essere impugnato entro 60 giorni dalla ricezione della comunicazione scritta del licenziamento medesimo).

Per combattere il lavoro nero e il lavoro sommerso, sono state stabilite sanzioni molto più pesanti, proprio per rendere meno conveniente il ricorso a simili pratiche: le sanzioni andranno da 1.500 euro a 12.000 euro, più 150 euro per ogni giorno di lavoro nero e saranno comminate ai datori di lavoro che non trasmettono la comunicazione preventiva di assunzione. 
Le novità più importanti però riguardano l’apprendistato e i lavori usuranti.
E’ stato stabilito che l’anno di apprendistato a 16 anni, potrà sostituire l’anno scolastico, mentre per i lavori usuranti il governo adotterà una normativa per introdurre il pensionamento anticipato stabilendo l’eta minima a 57 anni, con 35 anni di contributi. 
Infine, una buona notizia per i lavoratori co.co.co e a progetto: omettere di versare le ritenute previdenziali operate dai committenti sui compensi dei lavoratori a progetto o co.co.co., iscritti alla gestione separata Inps, diventa reato.

L’impressione che si ricava da questi punti (che sono solo i principali) è che si sia cercato di snellire la burocrazia, sancendo una tutela per i lavoratori e svecchiando un ordinamento giuridico che iniziava a non essere più al passo con i tempi.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Gaspare Compagno

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Università, il governo metta i soldi per la riforma

postato il 18 Ottobre 2010

I buoni propositi sono inutili se mancano le risorse

Ho fatto un giro nella mia vecchia Università, ho incontrato il Rettore e abbiamo parlato anche della riforma Gelmini. Sono convinto che senza soldi, anche i buoni propositi diventano inutili perché le nozze coi fichi secchi non si fanno. Nel disegno di legge Gelmini, in fase di discussione in Parlamento, ci sono alcune cose positive, ma è necessario che il Governo faccia un investimento politico serio mettendoci le risorse.

Pier Ferdinando

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Desiderio di genitorialità e adozione: dalla parte del figlio (sempre)

postato il 15 Ottobre 2010

"Somewhere over the rainbow" di Irene-C-Le nostre società occidentali, sempre più individualiste, sembrano manifestare crescenti forme di egoismo nell’espressione di quella che, ad ampio raggio, può essere definita genitorialità.

Per una volta vorrei provare ad osservare, dal punto di vista del bambino-figlio, alcune di queste espressioni.

Dalla parte del bambino, laddove sempre più donne sembrano realizzarsi forzando la mano alla sapienza della natura per riuscire ad avere figli senza la noia-necessità di avere un uomo a fianco. O provare la gioia di diventare neo-mamme in età da nonna, diminuendo così il diritto del figlio a crescere nel migliore dei contesti familiari possibili, almeno secondo le condizioni di partenza.

Dalla parte del figlio, in una società super consumista che rischia di non tollerare più famiglie o madri che, per problemi economici e socio-culturali, fanno fatica a tirare su un figlio. E’ il caso di Trento, che ha fatto molto discutere qualche settimana fa, e che ci deve ricordare che uno stato di povertà e indigenza non può mai essere un motivo per togliere la potestà genitoriale ad una mamma o ad una coppia; la società, attraverso i servizi sociali, dovrà semmai essere di supporto e di sostegno, per contribuire allo sviluppo sereno dei figli, senza mai fare prevalere logiche contro il loro mantenimento nel nucleo familiare di origine.

Dalla parte del figlio, in una società evoluta dove i tanti progressi della scienza conducono le coppie, con crescenti problemi di fertilità, ad andare incontro alle umane richieste di genitorialità attraverso la fecondazione assistita; con alcune di queste che ricorrono a centri esteri, per aggirare le “severe” norme italiane in materia, frutto della famosa Legge 40, fortemente criticata e contrastata. E’ però doveroso ricordare che questa ha il merito di tutelare tutti i soggetti coinvolti, con un occhio di riguardo al figlio: non consentendo la fecondazione eterologa gli dà infatti la certezza della paternità, così come positivamente limita il possibile “mercato”delle nascite.

Dalla parte del figlio, di fronte ai continui diritti rivendicati da single e coppie dello stesso sesso, che vorrebbero vedere riconosciuto il loro naturale desiderio di genitorialità, attraverso l’adozione; per dare a coloro che hanno ricevuto un primo rifiuto, una famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, per assicurargli il contesto più stabile e adatto alla loro educazione e crescita.

A maggior ragione perché, complice la difficoltà ad avere figli naturali, come abbiamo ricordato poco sopra, sempre più coppie (eterosessuali) danno la disponibilità all’adozione, nazionale e/o internazionale, intraprendendo percorsi lunghi e non facili.

Percorso di cui è giusto, sempre dal punto di vista del bambino, sottolineare anche le cose positive del nostro sistema: ad esempio, per quanto riguarda l’adozione internazionale, intrapresa dalla maggioranza delle coppie visto il numero limitato di minori italiani in stato di adottabilità, l’Italia mette in atto un controllo abbastanza rigoroso sull’operato delle associazioni accreditate per dare concretamente compimento all’adozione nei vari paesi d’origine del bambino, a costo di produrre tempi più lunghi e fare adottare bambini un po’ più grandi. Questo avviene per verificare che i bambini dati in adozione si trovino veramente in uno stato di abbandono e siano gli ultimi degli ultimi, cercando di evitare ogni possibile dubbio di mercato di bambini. Questo purtroppo non è sempre avvenuto nel passato, e non pare avvenire in altri paesi: negli Stati Uniti si “scelgono” i bambini tramite l’utilizzo di Internet e anche in paesi europei a noi vicini non ci sono gli stessi controlli. Magari non abbiamo il peso internazionale di altri paesi più importanti, e in qualche caso incide negativamente sul cammino che le coppie italiane si trovano ad affrontare, ma riconosciamo i meriti ad un approccio italiano all’adozione che è sicuramente motivo di orgoglio, perché proiettato con lo sguardo sul bene del minore.

C’è sicuramente molto da fare per migliorare il percorso che le coppie affrontano: questo potrebbe, pur nella doverosa rigorosità, essere accorciato un po’ nella sua fase iniziale per non scoraggiare troppo coloro che vi si avvicinano. Le coppie dovrebbero essere sostenute anche dal punto di vista economico, specialmente per gli elevati costi necessari ad intraprendere l’adozione internazionale, che potrebbero essere abbattuti attraverso le relative detrazioni fiscali.

Esiste poi la necessità di non lasciare sole le coppie nella lunga fase dell’attesa per l’arrivo del nuovo figlio, ma ancora di più dopo l’avvenuto inserimento, ad oggi un po’ deficitario; attraverso un lavoro in sinergia, amministrazioni locali, servizi sociali e associazioni di volontariato potrebbero attivare gruppi di lavoro, condivisione e supporto per non fare sentire mai sole queste famiglie nei loro momenti “naturali” di difficoltà.

Ci sono poi tanti minori italiani che vivono negli istituti/case famiglia in attesa di essere dichiarati in stato di adottabilità e molti altri che non lo saranno mai, perché ci sono dei legami che persistono con la famiglia naturale. A questi bambini sarebbe comunque fondamentale, rispetto ad un istituto, assicurare il legame e l’affetto di un nucleo familiare che si renda disponibile, attraverso l’affido, ad affiancare (spesso sostituire) la famiglia naturale nella loro crescita. Spesso questi minori non sono piccoli di età e sicuramente è una scelta così grande che non può essere chiesta ad ogni coppia; questa però si troverebbe a vivere una forma ancora più alta e gratuita di genitorialità, dove la centralità della relazione riesce a supplire in qualche modo al legame di sangue o di legge. E dal punto di vista del bambino, vivere in una famiglia che lo accoglie, anche se soltanto per un limitato periodo della vita, può essere migliore che crescere in un istituto-casa famiglia.

Trovare soluzioni a questo come a molte altre difficoltà che i minori incontrano dovrebbe essere la priorità in una società evoluta, che invece sembra concentrata a rincorrere le continue e crescenti richieste di diritti (senza più doveri) da parte degli adulti.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Carlo Lazzeroni

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‘Ndrangheta: partiti e cittadini si sveglino!

postato il 15 Ottobre 2010

I cittadini, anche quelli del Nord, si devono svegliare, perché il cervello criminale di tante penetrazioni proprio al Nord è in Calabria.
Bisogna condurre una battaglia per la quale i magistrati hanno il nostro pieno sostegno.
Quando ho incontrato il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, gli ho espresso la solidarietà del mio partito a tutti i livelli perché anche i partiti politici si devono porre seriamente questa questione e, in certi casi, prendersi la responsabilità di tagliare: non possiamo abituarci a convivere con la criminalità.
Questo non è accettabile.

Pier Ferdinando

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I tagli lineari non risolvono nulla

postato il 15 Ottobre 2010

I tagli lineari non sono mai la soluzione di niente.
Uno Stato che abdica a tagli ragionevoli non fa la cosa giusta. Bisogna tagliare gli sprechi nella pubblica amministrazione e investire sull’educazione dei nostri figli:  chi non riesce a fare questa distinzione e va avanti con i tagli lineari perde l’occasione per riformare lo Stato e ricreare le basi di una solidarietà vera e generazionale per il futuro del Paese.

Pier Ferdinando

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Riforma dell’Università? A costo zero è irrealizzabile

postato il 14 Ottobre 2010

I tagli lineari stanno uccidendo il futuro dei nostri figli. Fare una riforma a costo zero dell’Università è semplicemente impossibile.
Per cui, il ministro Tremonti e il Presidente del Consiglio si assumano le loro responsabilità: spieghino al Paese che la Gelmini ha scherzato e che questa riforma così, senza soldi, è irrealizzabile.

Pier Ferdinando

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Non si parli di ritiro, ma è urgente una messa a punto complessiva

postato il 10 Ottobre 2010

«II governo in Aula spieghi come intende procedere»

Pubblichiamo l’intervista a Pier Ferdinando Casini su Avvenire’ di Giovanni Grasso

L’ Italia «sta pagando un pesante e dolorosissimo tributo di sangue per una causa giusta. Non è in discussione il nostro impegno in Afghanistan, ma occorre una seria riflessione sulle modalità». Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini si dice «addolorato» per la morte dei quattro alpini, ma anche «preoccupato» per la piega che sta prendendo l’intervento militare in quel tormentato Paese. E, in questa intervista, spiega: «Siamo in Afghanistan per una causa giusta: l’impegno a fianco degli alleati contro il terrorismo e per l’ Afghanistan libero non è e non può essere messo in discussione. Ma occorre riflettere sulle modalità e sull’efficacia di questo impegno, alla luce di quanto sta accadendo».

Qual è dunque il suo parere riguardo alla permanenza dei nostri militari a Kabul?
È urgente rimettere la questione afghana al centro dell’agenda politica nazionale. Non possiamo ricordarci del tema solo quando accadono tragiche vicende ai nostri ragazzi. [Continua a leggere]

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Approvato il federalismo fiscale, a risparmiare non sarà di certo il cittadino

postato il 8 Ottobre 2010

Umberto Bossi di Lega Nord PadaniaOggi sono avvenuti dei cambiamenti negli umori degli appartenenti al governo, motivati da un unico provvedimento.

Fino a ieri la Lega agitava lo spettro di elezioni anticipate, anzi Maroni aveva già stabilito che se in tre settimane non si avesse avuto la certezza di poter pienamente dare seguito al programma il governo sarebbe caduto, mentre oggi lo stesso Ministro sostiene che non c’è bisogno di lezioni anticipate.

Cosa ha motivato questo cambio di umore in pochi giorni?

Semplice, il provvedimento preso oggi in Consiglio dei Ministri, ovvero il federalismo fiscale.

Un provvedimento preso forzando palesemente i tempi e che di fatto taglia via il Parlamento da ogni intervento e discussione sull’argomento e che è stato approvato in soli 30 minuti, pur andando a coinvolgere temi importantissimi: finanza regionale, provinciale e i costi standard in sanità.

Siamo di fronte ad una evidente e palese forzatura, visto che due giorni fa il governo medesimo aveva concordato con le Regioni di approfondire gli aspetti tecnici, e adesso, invece, pone la Conferenza Stato-Regioni di fronte al fatto compiuto, e la forzatura è resa tanto più evidente dalle reazioni dei Presidenti delle Regioni che hanno protestato contro un vero e proprio colpo di mano.

Ma andiamo ad esaminare questo provvedimento.

Come sempre si afferma che il federalismo fiscale porterà a dei risparmi. Può essere, ma per chi?

Avanzo una ipotesi: per lo Stato, ma non certo per i cittadini, i quali si troveranno, bene che vada, una partita di giro, ovvero pagheranno la stessa cifra senza avere un tangibile miglioramento dei servizi o un risparmio. Nell’ipotesi peggiore, ovviamente, il cittadino si troverà a pagare di più.

Ma come è possibile? Lo Stato spende di meno, non perché è più accorto, ma perché dà meno servizi ai cittadini, i quali dovranno rivolgersi alle Regioni, le quali già lamentano troppi tagli da parte dello Stato. Non ci vuole una grande fantasia per capire che dovranno aumentare l’imposizione fiscale sui cittadini.

Tutto questo lo si vede se si va a studiare il contenuto del decreto che riporta i seguenti provvedimenti: le Regioni hanno facoltà di aumentare l’Irpef dell’1,4% nel 2013, dell’1,8% nel 2014 e del 3% nel 2015, in compenso non potranno aumentare l’Irpef per i primi due scaglioni di reddito (dipendenti e pensionati) e nemmeno diminuire l’Irap in caso di aumento dell’addizionale Irpef.

In pratica, le regioni possono aumentare l’addizionale IRPEF (penalizzando i cittadini), ma se lo fanno non possono diminuire l’IRAP e quindi penalizzano le aziende.

Si dirà: ma i primi due scaglioni di reddito sono salvi. Vero, ma invito tutti a riflettere sul fatto che gli scaglioni per l’IRPEF vengono conteggiati al lordo di tutte le trattenute in busta paga, quindi con un valore complessivo superiore a quello che viene realmente percepito.

Altro provvedimento riguarda l’IVA dove il governo ha deciso che la compartecipazione regionale “potrà aggirarsi sul 45%”, dunque al livello attuale.

E’ finita qui? Assolutamente no.

Intanto vi è il cosiddetto Fondo di Solidarietà tra le regioni che servirà per i 5 anni successivi al 2014 a rendere meno traumatico il passaggio al federalismo per le regioni che attualmente non hanno i conti in ordine. Il fondo verrà alimentato con una parte dei fondi di compartecipazione dell’Iva, mentre l’attribuzione dell’IVA alle Regioni sarà determinata in base ai consumi sul territorio (penalizzando le Regioni che consumano meno).

Altro punto fondamentale sono le accise su energia elettrica, benzina e prodotti petroliferi che verrano redistribuite sulla base della competenza territoriale di produzione (quindi, ad esempio la Sicilia e la Sardegna verrebbero favorite).

Ma la cosa che veramente fa capire che non si prospetta una riduzione delle tasse per i cittadini, ma anzi un aumento, è quando il provvedimento dichiara che le Regioni potranno mettere nuovi tributi regionali e locali, anche se solo su beni che non sono già tassati dallo Stato.

Quanto scommettiamo che le Regioni troveranno sicuramente un sacco di nuovi beni da tassare?

“Riceviamo e pubblichiamo” di Gaspare Compagno

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Il federalismo così com’è sfascia lo Stato e aumenta le tasse

postato il 7 Ottobre 2010

Pd e Idv rinuncino alla non ostilità

Il federalismo senza cifre è pericoloso perché, pur essendo vuoto di contenuti e sostanza, ha una conseguenza concreta: sfascia lo Stato, moltiplica la confusione e consente alle Regioni di aumentare le addizionali, mettendo le mani nelle tasche degli italiani.
Finora questo processo è andato avanti grazie anche alla non ostilità di Pd e Idv. Non credo siano Alice nel Paese delle meraviglie: si rendano conto di ciò che sta accadendo e passino all’opposizione drastica verso provvedimenti che determineranno una nuova distanza tra Nord e Sud.

Pier Ferdinando

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