Centri e centrini
E’ in questi giorni a disposizione una interessante indagine demoscopica condotta da Ipsos e commissionata dalle Acli sugli orientamenti politici dell’elettorato cattolico. La fotografia scattata da Ipsos è molto interessante: crollano le preferenze per il centrodestra, si passa dal 51,7% del 2008 all’attuale 31,2%, che viene superato dal centrosinistra (33,8%). L’area dell’ex Terzo Polo si ferma al 16,4% tallonata a sorpresa dal Movimento 5 Stelle che raccoglierebbe tra i cattolici il 13,7%. Ma il dato più rilevante è che il 43,1% dei cattolici non andrebbe alle urne. Secondo Ipsos questa diserzione delle urne è dovuta alla mancanza di una offerta politica convincente che, sempre secondo l’indagine, dovrebbe essere una lista civica nazionale non catalogabile come “partito cattolico”.
Fin qui l’indagine Ipsos-Acli che a dire il vero non fa che confermare un dato che, se così si può dire, era nell’aria. Non sembra però, almeno fino a questo momento, si muova qualcosa di significativo in questo senso. Ad eccezione di Pier Ferdinando Casini e dell’Udc sembrano infatti prevalere nell’area moderata veti e protagonismi e sullo sfondo rimane un Pdl paralizzato dalla paura e sempre più in crisi di identità. Nessun centro dunque ma tanti aspiranti ‘centri’.
In tutta onestà, e non per il semplice fatto di essere ospitato dal blog di Casini, sembra che gli unici ad aver capito urgenza e metodo di una nuova proposta politica siano proprio i centristi dell’Udc che a Chianciano hanno spalancato le porte ai protagonisti dell’esperienza del governo Monti e al mondo dell’associazionismo e dell’impresa, dimostrandosi anche disposti a fare un passo indietro rispetto alla consolidata realtà dell’Udc.
L’iniziativa di Casini tuttavia non è stata accolta con favore da altri due aspiranti protagonisti dell’area moderata, Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo e Fermare il declino di Oscar Giannino, che sono stati piuttosto velenosi con Casini e i suoi. Ora, non voglio fare la difesa d’ufficio di Casini, non penso ne abbia bisogno, ma ritengo che le posizioni di Montezemolo e Giannino, anche se in alcune parti condivisibili, non diano un contributo importante alla costruzione di quella proposta politica che gli italiani chiedono.
E’ il momento, anche per Montezemolo e Giannino, di dire cosa vogliono fare da grandi, di dire se vogliono o meno partecipare alla costruzione di una nuova area politica che raccolga l’eredità riformista del governo Monti. Per far ciò è necessario mettere da parte protagonismi e rispettive diffidenze perché se i moderati italiani pensano di costruire qualcosa cominciando a dire che Casini è troppo vecchio, Montezemolo troppo ricco e Giannino si veste male, non si andrà troppo lontano.
E’ necessario dunque che i ‘centri’ si incontrino, si confrontino e comincino a costruire la nuova proposta politica. Dietro l’angolo c’è il rischio dei ‘centrini’ di una galassia moderata pulviscolare che inevitabilmente farà vincere altri mandando in fumo il lavoro di Mario Monti. Gli anni recenti ci hanno insegnato che i ‘centrini’ danneggiano solo l’area moderata: è sufficiente pensare alle elezioni politiche del 2001 quando Forza Italia sfiorava il 30% e i centristi rimasero sotto il 5% perché divisi tra il tandem Ccd-Cdu (3,2%) e Democrazia Europea di Sergio D’Antoni (2,3%). Nella storia politica italiana ci sono poi altre esperienze politiche che per quanto di qualità e con eccellenti protagonisti rimasero sempre marginali perché incapaci di incontrare altre tradizioni politiche.
La scelta a cui sono chiamati gli attuali protagonisti dell’area moderata è dunque tra una grande forza politica e l’ennesimo partitino con grandi aspirazioni e pochi voti. Il primo serve all’Italia il secondo è buono solamente per far aggiungere un’altra colonnina ai sondaggisti.