postato il 12 Luglio 2011 | in "Economia, In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo"

Chi vince e chi perde in questi giorni convulsi di Borsa

In questi giorni l’Italia rischia di dover dichiarare fallimento (default), a causa di un sentimento di sfiducia verso la tenuta dei nostri conti pubblici. Ma in caso di default, chi paga? Sicuramente lo Stato italiano e i suoi cittadini: aumentare lo spread, ovvero la differenza con i Bund tedeschi, significa che l’Italia paga più interessi sul debito pubblico e quindi lo Stato ha bisogno di aumentare le entrate o tagliare le spese. Chiaro che aumentare le entrate o tagliare le spese, significa colpire cittadini e imprese.

E se andassimo in default? Basta vedere la Grecia: stretta molto dura su pensioni e stipendi statali, tagli selvaggi nei servizi, solo che il debito pubblico italiano è molto più grande. Per intenderci, pagare 1% in più o in meno sul debito pubblico italiano significa pagare circa 18 miliardi di euro (calcolando l’1% su tutto il debito pubblico italiano, ovviamente sto semplificando). Se consideriamo che nei prossimi 5 anni, bisogna rinnovare almeno 900 miliardi di euro di debito pubblico, ecco che noi parliamo, con un differenziale del 3%, di circa 27 miliardi di euro in più o in meno da pagare rispetto ai titoli di stato tedeschi e rispetto ai tassi di interesse della BCE. Sono soldi che paghiamo noi tutti e quindi noi perdiamo.

E chi ha vinto in questi giorni?

Dire che qualcuno ha vinto è ovviamente una esagerazione, ma serve a rendere l’idea, e questa persona è il ministro Tremonti. Appena sono comparse delle intercettazioni e l’ipotesi che Tremonti potesse seguire la stessa strada di Scajola (che si dovette dimettere), ecco che è iniziata la crisi. Le date coincidono. Perché?

In fondo nei giorni e nelle settimane precedenti erano spuntate intercettazioni e vi erano le udienze a carico di Berlusconi, ma non avevano assolutamente turbato i mercati. Neanche i problemi con la Lega avevano scosso i mercati. La risposta è semplice: i mercati percepiscono come garante della tenuta dei conti il ministro Tremonti, senza di lui, per i mercati, la tenuta non sarebbe più garantita perché Bossi e Berlusconi inizierebbero ad elargire solo per recuperare un minimo di consenso. Basti pensare alla vicenda delle quote latte che si trascina da anni: paghiamo una multa poco superiore al miliardo di euro solo perché pochissimi allevatori hanno sforato le quote, non pagano le multe e non si rimettono in riga, perché sono elettorato leghista e sono tutelati dalla lega.

Alcuni giorni fa si vociferava che vi fosse la rottura tra Tremonti e Berlusconi, ebbene, si è capito che Berlusconi è, per i mercati internazionali, assolutamente ininfluente, non conta nulla. Nella scena politica del centrodestra la parte del leone -dell’unico inamovibile- la recita Tremonti. Tutti gli altri, Berlusconi e Bossi compresi, sono sostituibili.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati



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