Cinque anni dopo possiamo dirlo: avevamo ragione noi.
Sono già passati cinque anni da quella splendida serata. Sono già passati cinque anni da quando l’Udc decise di smettere di essere solo un’appendice di un centrodestra ormai da archiviare e di diventare un partito maturo e autonomo. Sono già passati cinque anni: i più difficili, impegnativi, emozionanti e importanti della nostra storia. Fu il 2 dicembre 2006, infatti, che dal palco del Palasport di Palermo, Pier Ferdinando Casini prese coscienza che il suo e il nostro destino politico non potevano più rimanere legati alla vecchia, paternalistica e raffazzonata idea di politica (e di centrodestra, ça va sans dire) di Silvio Berlusconi e ammise chiaramente che la CDL aveva fallito nella stessa misura in cui stava fallendo il Centrosinistra: “la Casa delle Libertà non ha più senso. Il suo ritualismo fa parte del passato e non di una prospettiva presente”. Disertando Piazza San Giovanni, dove invece si riunì il grosso della vecchia coalizione, l’Udc scelse di dare un segnale forte: l’alternativa a Prodi e alla sua Unione non poteva più essere Berlusconi. Non ci si poteva più accontentare dell’alternanza, serviva un’alternativa. Vera.
Da lì, da quel 2 dicembre, ha avuto inizio il nostro lungo cammino, difficile e solitario ma coraggioso e coerente. E oggi possiamo dire di aver avuto ragione: del resto, il Governo Monti è la dimostrazione che quella sera eravamo riusciti a vedere lontano. Abbiamo chiesto, ai vari governi che si sono succeduti in questi ultimi anni, le celebri riforme strutturali: dopo anni di rinvii, solo Monti oggi è in grado di affrontare questioni che la politica finora non è stata in grado di risolvere. Ecco perché noi – e il Terzo Polo, che nel frattempo si è stretto intorno alle nostre intuizioni e alle nostre scelte – sosteniamo questo governo con convinzione, senza pretese personali o veti. Questo esecutivo, come abbiamo sempre sostenuto, non è e non sarà una semplice parentesi nel quadro politico italiano. Tutto cambierà: nuovi schieramenti nasceranno su nuovi valori e su nuove idee e ci lasceremo finalmente dietro questi 18 anni deludenti.
Cinque anni fa, decidemmo di scommettere tutto: la posta in gioco era alta, forse anche troppo per un partito piccolo come il nostro. Avevamo ragione noi, però. Perché saremo forse piccoli nei numeri, ma siamo grandi nel resto: a partire dal senso di militanza e di sostegno che ciascuno di noi ha sempre avuto nei confronti del partito. E quindi, cinque anni dopo, concediamoci il grado di soddisfazione che meritiamo. Avevamo ragione noi.
Giuseppe Portonera
Bravo Giuseppe, condivido tutto ciò che hai scritto. Dobbiamo essere fieri ed orgogliosi del cammino che abbiamo fatto e di ciò che i nostri leader sono riusciti a costruire… l’importante è capire e prendere coscienza del fatto che siamo ancora ad un punto di inizio: la scommessa sarà vinta quando la nostra Italia, finalmente, ritornerà alla normalità!
Bravo. Avanti così. Avanti con onore, sempre fieri della nostra Identità.
Ottimo articolo Giuseppe che condivido pienamente perchè si è costruito qualcosa su un terreno arido, divenuto desertico per colpa di un bipolarismo rissosamente inefficace e che ci ha portato al quasi default sotto gli occhi di tutti. Un plauso quindi a chi ha resistito contro tutto e tutti (contro i media in primis). Però mi permetta una postilla per me non inidiferente, anzi determinante. Casini è stato colossale a resistere e fenomenale nel corso dell’ultimo anno a guidare la crisi fino all’elezione di Monti, restando sordo alle sirene berlusconiane, ma voglio ricordare che tutto iniziò (lì in centro) con Tabacci. Fu Lui la causa prima e personalmente credo sia giusto ringraziarLo per il coraggio e soprattutto la visione. Berlusconi e il berlusconismo sono caduti per parecchi motivi, il primo dei quali è perchè si riformò il centro (e l’errore più grave è l’averlo snobbato). Quel centro si formò per Tabacci.