Costituzione, dalla politica tante dichiarazioni irresponsabili

In questi torridi giorni estivi stiamo ascoltando a numerosissime dichiarazioni da parte di tantissimi esponenti di maggioranza e d’opposizione, che fanno uscire dalla loro bocca parole irresponsabili, senza alcuna giustificazione pratica, né teorica. Il detto ricorrente è: Non esiste nessun governo se non quello voluto dagli elettori, dunque, in caso di crisi, bisogna andare a nuove elezioni.

L’impianto di questa dichiarazione è da ricercare nell’art. 88 della Costituzione del 1948, che conferisce al Presidente della Repubblica (e non ai membri del Parlamento) il potere di sciogliere le Camere e di indire nuove elezioni, dopo aver constatato che il governo in carica non goda più di una maggioranza parlamentare sufficiente a garantire la prosecuzione della normale attività di governo, per via del deterioramento del rapporto fiduciario tra i due organi.

Ma, immediatamente, anche questo appiglio risulta privo di fondamento.

Infatti, il potere di scioglimento spetterebbe al Presidente della Repubblica, non certo a parlamentari, che invocano una Costituzione che non conoscono e spesso non rispettano, in nome del principio maggioritario-plebiscitario, vedasi l’on. Bianconi.

La contrapposizione muro contro muro, che ha caratterizzato il bipolarismo incompiuto e improduttivo di questi quindici anni, ha fatto trionfare questa logica, funzionale all’asse Bossi-Berlusconi-(Di Pietro).

Come giustamente ha evidenziato il Presidente Napolitano, bisogna cercare in tutti i modi di evitare le urne e non arrendersi di fronte al vento ferragostano che spinge irrimediabilmente in quella direzione. Bisogna, dunque, giocare in anticipo per essere in grado di cogliere le nuove sfide (e tra queste le elezioni) che potrebbe porre  l’evoluzione del quadro politico, ma, allo stesso tempo, bisogna cercare in tutti i modi di evitare un esito di questo tipo.

Non si tratta di paura del responso elettorale, che anzi potrebbe sorprendentemente premiare il fantomatico “terzo polo” o area di responsabilità, che dir si voglia.

Si tratta, appunto, di una questione di Responsabilità nazionale. Non si può, infatti, nel bel mezzo di una crisi economica senza precedenti, far sprofondare il Paese in una crisi politica figlia di un capriccio collettivo, crisi, è bene specificarlo, non creata dal Presidente Napolitano ma da una maggioranza litigiosa che sta perdendo, giorno dopo giorno, tutti i suoi 100 deputati di vantaggio.

Bisogna mobilitarsi, prima ancora che in vista di elezioni, per una ricomposizione paziente di un ampio arco costituzionale, che dia luogo, in caso di crisi, all’unico governo che possa affrontare i veri problemi del Paese un governo di unità nazionale, che comprenda chiunque voglia contribuire al bene del Paese e che possa durare il tempo necessario per fare delle riforme, ormai improrogabili.

Non ha senso tirare Napolitano per la giacca invocando a sproposito nuove elezioni, senza peraltro che vi sia un’evidente crisi di governo (mancanza rapporto fiduciario). Bisogna, invece, lavorare a un larghissimo  fronte di Unità nazionale, che raccolga non forze politiche, ma singoli deputati e senatori di qualunque appartenenza politica, purché abbiano a cuore l’interesse supremo del Paese all’unità e alla stabilità. Ottime sponde potrebbero arrivare oltre che dai finiani di Fli e dai rutelliani di Api anche da buona parte del Pd e da un pezzo non trascurabile di Pdl, che al di là delle apparenze non si riconosce più nelle posizioni populiste, demagogiche e oltranziste del suo leader. Questo è un lavoro che le forze più responsabili devono operare in Parlamento e attraverso i media, come da sempre fatto da Casini e dai membri del nascituro Partito della Nazione, ma è altresì un’ardua opera di convincimento e di buonsenso,che va fatta da ciascuno di noi sul territorio e in ogni momento, anche quando in spiaggia sente amici dibattere sull’opportunità di eventuali elezioni anticipate.

“Riceviamo e pubblichiamo”, di Livio Napoleone.



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