Crisi, è l’ora dei fatti
Cosa è stato detto alla conferenza straordinaria di Berlusconi e Tremonti? Sostanzialmente Berlusconi e Tremonti con 48 ore di ritardo hanno riconosciuto che bisogna accelerare il pareggio di bilancio (dal 2014 l’obiettivo si sposta al 2013), e attiveranno le commissioni competenti di Camera e Senato, in pratica chiedendo di azzerare le ferie per il Parlamento.
Hanno poi affermato che nei prossimi giorni si riuniranno con i paesi del G7 per realizzare una riunione propedeutica a successivi piani comuni.
I punti salienti sono stati però enunciati da Tremonti: le aziende potranno agire come meglio crederanno purchè nel rispetto della legge, seguendo la regola per cui “tutto è libero tranne ciò che è espressamente vietato”, in secondo luogo si vuole lanciare una riforma del lavoro in particolare per il mondo dei giovani.
Questi due pilastri come si realizzeranno? Quali sono gli obiettivi? Ancora non è dato saperlo.
In pratica hanno detto che faranno qualcosa, ma senza specificare cosa vorrebbero fare. Hanno parlato che porteranno delle leggi in Parlamento, cercando il consenso dell’opposizione e delle parti sociali.
Alla fine dei fatti, l’unica cosa concreta è l’anticipo del pareggio di bilancio di un anno (in pratica si raggiungerà nel 2013) e inserire nella costituzione il vincolo del pareggio di bilancio.
E’ stato detto molto o poco?
A mio avviso i temi sono tanti, ma è stato detto poco.
Come al solito hanno lanciato grandi temi, ma senza mettere paletti concreti e di questo se ne è accorta anche la BCE che infatti ha affermato che l’Italia deve fare di piu’ “sul fronte dell’austerity per favorire un intervento della Bce”, e anzi hanno riportato forti perplessità sull’adeguatezza delle misure, affermando testualmente: “Non credo che siano sufficienti anche se vanno nella direzione giusta. Bisognerebbe fare un po’ di piu’ in quanto la maggior parte delle misure non si attueranno prima delle elezioni del 2013.”
A questo punto, la mia personalissima opinione è che nessun membro dell’opposizione si tirerà indietro dal partecipare costruttivamente al trovare soluzioni alla crisi, ma perché vi sia dialogo, bisogna essere in due ad ascoltare.
Non sono necessarie le dimissioni del premier, ma che quest’ultimo decida di ascoltare davvero, smetta di preoccuparsi solo della giustizia e smetta di difendere certe posizioni della Lega che sono indifendibili.
Inoltre bisogna entrare nell’ottica che non si possono chiedere sacrifici agli altri, se non si è disposti a subirli in prima persona: un taglio ai costi della politica è necessario, quindi una riduzione dello stipendio dei parlamentari e una parametrizzazione dei compensi e dei benefit di tutte le cariche elettive e delle aziende di stato agli omologhi europei, sarebbe l’ideale, oltre a dare attuazione al famoso taglio delle province, cavallo di battaglia dell’attuale governo nel 2008 e invocato più volte dai cittadini italiani.
Riceviamo e pubblichiamo Mario Pezzati