Da Madrid a Roma, le responsabilità dei moderati.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi
L’era Zapatero si chiude con una storica debacle socialista e un ex premier fischiato anche all’uscita del seggio. Sembrano lontanissimi i fasti dell’effimero boom economico e gli encomi per l’enfant prodige del socialismo spagnolo, il popolo spagnolo stremato e preoccupato dalla crisi economica ha deciso di consegnare le chiavi della Moncloa al popolare Mariano Rajoy che dopo tre tentativi falliti riesce a conquistare il governo. Ma la svolta degli spagnoli non deve stupire, non è un banale cambio della guardia o un’alternanza costruita solamente sul fallimento socialista. C’è in realtà un sottile filo rosso che lega la schiacciante maggioranza ottenuta dal Partido Popular e l’alto gradimento che in questi giorni i sondaggi registrano il governo di Mario Monti e per i partiti centristi, Udc in testa. La gente, a Madrid come a Roma, ha percepito la gravità del momento e ha preferito dare fiducia a chi, rifuggendo ogni forma di populismo, preferisce affrontare con coraggio la dura realtà. Mario Monti non ha dietro di sé un mandato elettorale come Mariano Rajoy, ma è arrivato a Palazzo Chigi con il consenso determinante delle forze moderate, che percependo la difficile congiuntura politico-economica hanno spinto per affidare ad una compagine governativa di alto profilo supportata da una vasta maggioranza parlamentare le sorti del Paese. La vittoria elettorale dei popolari spagnoli e la fiducia degli italiani nel governo Monti sono due dati che devono far pensare e che indicano chiaramente una certa propensione dell’opinione pubblica europea ad affidare la grave responsabilità di tirare il vecchio continente fuori dalle secche della crisi alle forze moderate. In Italia dove i moderati patiscono una dolorosa scomposizione politica, è necessario ritrovare le ragioni di una unità per tradurre lo spirito e le idealità che hanno consentito la formazione del governo Monti in una proposta politica permanente capace di misurarsi nelle urne. Non si tratta banalmente di tirare per la giacca Monti e i suoi ministri, bensì di concretizzare lo spirito di responsabilità e di coesione in un progetto politico di ampio respiro. I moderati italiani sono chiamati a dare una risposta politica, sono chiamati in altri termini a cogliere nella difficoltà della crisi, l’opportunità di avere un nuovo ruolo sulla scena politica italiana ed europea.
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E’ il momento giusto per puntare sul Grande Centro. Io ci ho sempre creduto, e per l’Italia al momento sarebbe la soluzione perfetta.
Se sta funzionando per la Spagna, a maggior ragion dovrà funzionare per l’Italia.
Diamoci da fare a costruire un grande Partito Popolare, cercando di radunare in questa sola immagina e sigla i moderati. Il problema dei moderati è sempre stata l’invisibilità, la scarsa propensione alla piazza. Ebbene, ora è il momento di darsi da fare, contro le sporcizie che hanno sommerso tutto.
Intanto c’è un bell’antipasto centrista al Governo, con Mario Monti e Co., prepariamo anche primo e secondo. Un caro saluto.
Credo anch’io ad un centro “centrale”, ma bisogna non far confusione con il Ppe. Intanto il nome Popolari fa letteralmente schifo. Poi ha connotati di destra e non di centro eppoi quelli di destra sostengono di essere moderati. E’ ora di finirla con queste 3 solenni minchiate.