postato il 18 Luglio 2009 | in "Politica"

Decreto anticrisi, mettere la fiducia sarebbe gravissimo

Pier Ferdinando Casini Espropriare il Parlamento non è mai una manovra intelligente. E mettere la fiducia sul decreto anticrisi sarebbe gravissimo. Il monito del presidente della Repubblica sulla questione della sicurezza dovrebbe insegnare qualcosa a qualcuno. Il governo non chieda la fiducia sul decreto anticrisi e consenta un dibattito ampio. In questo modo potrà esserci convergenza su temi fondamentali come la riforma delle pensioni, il patto di stabilità, la regolarizzazione delle badanti, e, se modificato, lo scudo fiscale. E’ inaccettabile il metodo con cui si presenta al Parlamento una manovra di questa portata. Noi diciamo al governo: fermatevi! Ed esprimiamo disponibilità politica a trovare convergenze sui vari temi contenuti nel decreto.

Pier Ferdinando

10 Commenti
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Stefano
Stefano
15 anni fa

Il Parlamento è fondamentale per discutere ed apportare contributi che possono essere d’aiuto a chi governa.
Se il pretesto è quello di dire: “così velocizziamo l’iter dei decreti” oppure “è pletorico e inutile” la maggioranza di Governo si sottrae ad una ricchezza di idee e propositi che possono essere utili al bene del Paese!
L’Italia non è proprietà esclusiva della maggioranza di Governo di turno.
Si persegue il Bene Comune assieme a tutte le forze presenti in Parlamento seppur con le differenze che le distinguono ma che non impediscono di trovare convergenzi comuni. Concordo con lei On. Casini. Spero che ascoltino il suo appello.

Marta Romano
Marta Romano
15 anni fa

Il Governo, seppure goda di un’assoluta maggioranza, come lo stesso Berlusconi ama ricordare, non riesce a portare in Parlamento qualcosa di più di semplici decreti.
Ma se in Italia c’è un Parlamento, nel quale si potrebbe discutere con attenzione una legge importante, come quella contro la crisi, perchè mai si continuano a proporre decreti e a porre per ogni cosa la fiducia?? Questo è un comportamento errato e noi ci opponiamo, chiedendo al Governo che si impegni realmente per combattere questa crisi, con una legge importante, e non più con mille decreti.
Marta

Edoardo Marangoni
Edoardo Marangoni
15 anni fa

Concordo con l’amica Marta: in questa Legislatura si fanno solo decreti! Su qualunque materia importante si decide per decreto di iniziativa Governativa, ponendo, come se non bastasse, la questione di fiducia. Non è un modo di operare serio ed onesto.
Il Parlamento serve perchè ha un ruolo fondamentale in una democrazia compiuta: rappresentatività. E’ vero che la Maggioranza, il Governo hanno un loro determinato indirizzo politico, ma da qui a voler imporsi sempre e comunque… Il Parlamento può anche “impedire” che una legge, un decreto venga approvato in un giorno, ma il motivo sta proprio qui! “Impedire” vuol in realtà dire: ontribuire ad una profonda riflessione, per addivenire alla soluzione migliore. Discutere non vuol mica dire per forza approvare gli emendamenti dell’Opposizione. Credo che un dibattito in Aula – che poi si traduce inevitabilmente in un dibattito politico pubblico, che va oltre le porte di Montecitorio e di Palazzo Madama – sia sempre positivo se inteso in tal senso dalle forze politiche: un momento di riflessione comune su come affrontare il problema. Se poi, la Maggioranza ritenesse che le proposte delle Opposizioni fossero tutte inutili, insensate, immotivate, ecc. avrà i numeri e la legittimità ad approvare “da sola” il proveddimento.
Questo discorso però non può essere fatto ex ante. Non si può dire “il Parlamento rallenterà l’iter legislativo, allora poniamo la fiducia”. Non è un atteggiamento serio. Vuol solo dire levarsi l’impiccio del Parlamento.
E poi, qualora anche vi fosse dell’ostruzionismo insensato, sarà solo l’Opposizione (o meglio, quella parte di Opposizione) a rimetterci, e non certo il Governo. Nel momento in cui si realizzasse questo tipo di ostruzionismo, beh, allora il Governo potrebbe anche avere qualche ragione a porre la fiducia.
E’ da un anno che il Governo (con una Maggioranza consenziente) va avanti a fiducie. Un conto è mettere la fiducia su questioni realmente urgenti. Altra cosa è rinviare il dibattito tanto a lungo da poter poi giustificare la fiducia con la “necessarietà ed urgenza” alla quale si è ormai perventuti.
Un Governo serio non va avanti a fiducie.
Una Maggioranza seria non continua a stare zitta col capo abbassato. Credo sia questo il punto: il Governo è un organo forte (con Berlusconi ancora di più). Il Parlamento dovrebbe mitigarne la forza. Chi realmente può mitigarne la forza d’azione è la Maggioranza che appoggia quel Governo. Se la Maggioranza si lascia calpestare, sta al guinzaglio del Governo…
Non è corretto il comportamento del Governo.
Profondo sintomo di poca personalità, di poco carattere è l’atteggiamento “obbediente” della Maggioranza.

Ahmed Aly
Ahmed Aly
15 anni fa

Ascoltate il governo in silenzio,nel silenzio urlano le retoriche degli ipocriti.Urlano,urlano,
La loro pretesa necessita’ di essere ascoltati, poi delusa.
Nel silenzio si scrive,di silenzio si puo’ vivere ma non si scrive. Il silenzio scritto e’ un silenzio violato e ripetuto, poiche’ basta un punto in un foglio per separare due rumori sulla carta.Dal silenzio si germinano i migliori sogni, si mantengono inalterate le piu’ grandi amicizie e i piu’grandi amori.Poiche’ le grandi relazioni, una volta costruite,si mantengono forti a prescindere dalle parole e dalle assenze.Nel silenzio complice e colpevole si uccidono le liberta’, colpevoli sono i carnefici che la decidono ancora, piu’colpevoli sono quelli che non informano le vittime (il governo),uccise da innocenti (il popolo) nel silenzio della propria ignoranza.Il silenzio sa farsi conoscere e rispettare,chi non lo rispetta non sa usarlo ne’ sa capire quello degli altri. Il silenzio spesso e’usato come una ingiustificata mancanza di parole (la libertà dell’informazione),ma le parole ci sono sempre.Silenzio, silen…., sile…, si…

Ahmed Aly
Ahmed Aly
15 anni fa

Così, però, non aiuta. Fintantoché la politica non avrà in sé qualcosa di simile al buon senso, l’astensionismo continuerà a crescere. Tradotto: se non piace un cibo, non lo so mangia, se non piace un libro, non lo si legge, se non piace una musica, non la si ascolta. Allo stesso modo, se non piace una legge, non la si firma. Promulgarla e poi scrivere al governo perché la modifichi, come ha fatto il Presidente Napolitano con il pacchetto sicurezza, lascia un’impressione confusa. Un comportamento del genere è del tutto analogo a quello di chi mangia una pizza e poi va dal pizzaiolo per dire che non gli è piaciuta, che avrebbe dovuto prepararla diversamente. Potrà anche servire per la prossima volta, ma intanto la pizza è pizza e la legge è legge. E la confusione rimane tale.

Livio Napoleone
Livio Napoleone
15 anni fa

L’ indipendenza, l’ autonomia e l’ insostituibilità di ciascuno dei tre poteri su cui si basano le moderne liberal-democrazie, da Montesquieu in poi, ci portano a contestare il ricorso eccessivo alla decretazione d’ urgenza attuato sovente dal governo. Il potere legislativo non va trascurato, il parlamento rispecchia il voto di tutti gli elettori e in una democrazia non può essere espropriato a colpi di maggioranza di un esecutivo che si propone con arroganza di rappresentare non già la maggioranza del Paese, ma quest’ Ultimo nella sua interezza.

Valentina Ottobre
Valentina Ottobre
15 anni fa

Ricordo che questo governo sta facendo gli stessi errori (circa l’abuso della fiducia in Parlamento) che tanto rimproverava al vecchio governo di sinistra. Indice questo di quanto si cerchi in tutti i modi di prendere decisioni in modo unilaterale, senza dar spazio a confronti anche e soprattutto su temi di fondamentale importanza per il nostro Paese.

Ahmed Aly
Ahmed Aly
15 anni fa

Una mia visione in generale:

Non si può pretendere che gli esseri umani siano coerenti con ciò che hanno affermato venti, dieci o cinque anni fa, l’anno scorso o ieri: chiedendogliene conto, al massimo si riesce a ricavare che ammettano di aver cambiato idea su una tal cosa o su più d’una, su un bel po’ o praticamente su tutto; ma spesso neanche quello, si ricava per lo più l’ammissione che l’idea abbia seguìto il cambiamento subìto dalla cosa o dal contesto. Si può e si deve pretendere, invece, che gli esseri umani siano coerenti con ciò che affermano nel mentre lo affermano. È legittimo tradire ogni fede più vecchia di ventiquattr’ore – meglio se dimostrando che dal tradimento non si è tratto altro utile che lo stare in pace con se stessi – ma almeno nell’arco della stessa giornata si dovrebbe dar conto di ciò che si afferma, perché il non esservi coerente è ciò che lo priva di argomenti, di là dal merito.
Vuoi una legge che tratti puttane e clienti di puttane come pericolosi malfattori che ammorbano i costumi della civiltà cristiana d’occidente? Me ne devi dare conto quando ti pizzicano a illuderti che stai conquistando il cuore di una che è pagata duemila euro per fare la carina. Puoi sostenere, insomma, che il commercio sessuale tra due individui adulti, liberi e responsabili sia sempre intollerabile, anche in assenza di illecito penale che lo induca o lo accompagni, ma non puoi votare una legge che penalizzi la prostituzione come reato contro il “bene comune”, e poi andartene a puttane, come se le ragioni che dichiarano la prostituzione socialmente intollerabile possano essere sospese quando pare e piace a te.
Stesso discorso con l’uso di sostanze stupefacenti: puoi affermare che “non esiste un diritto di drogarsi” anche in assenza di un illecito penale che lo induca o lo accompagni, e sostenere che sulla questione sei per l’opzione detta “tolleranza zero”. In questione non è la moralità, ma la logica che esige di adeguarti alle tue opinioni, almeno nel mentre le affermi come tue.
Nel chiederti ragione di ciò che farebbe forte la tua morale fino al punto da dichiararla superiore e valida per tutti, la sto saggiando su chi intenderebbe fondarvi il “bene comune”, cioè mio, tuo e di tutti. È la pretesa della coerenza che sta nell’artificio retorico detto autofagia: piglio per buona l’ipotesi che sostieni solo per dimostrare che è insostenibile. Non è moralismo: nell’ipotesi che la tua morale sia valida per tutti, comincio a chiederne conto a te che la dichiari tale; e sono autorizzato a farlo perché il fine dichiarato in essa è il “bene comune”, cioè anche mio. Se non sei capace di dimostrarmi che sei coerente a questa tua morale nel mentre la dichiari anche mia, perché dovrei ritenerla valida per me? Non sono io ad essere moralista, sei tu a non sapermi dimostrare che la tua morale è sostenibile: tu stesso la dichiari finalizzata al “bene comune”, cioè anche mio, ma poi non riesci a darvi il contributo che pretenderesti da me. Come posso rimuovere il sospetto che la tua idea di bene sia tanto più improponibile quanto meno riesci a dimostrarmi che sia sostenibile da te stesso?
C’è chi crede che il “bene comune” non consista nel bene di ciascuno reso compatibile col diverso bene di tutti in un sistema normativo che si limiti a regolare questa compatibilità – questo sarebbe “relativismo etico” – ma che esista una sola morale valida per tutti e che il “bene comune” si realizzi nell’affermarla tale, di là da ogni dimostrazione di validità per ciascuno, perché data in se stessa. La sola morale valida sarebbe tale, dunque, nella dichiarazione della sua universalità, e si può capire perché, per costoro, il “bene comune” sia messo a rischio dal “relativismo etico”, ma anche condotte morali che si dichiarino pubblicamente come alternative nella forma dello scandalo, cioè dell’esempio che un’alternativa morale sia semplicemente possibile, ed eventualmente anche più coerente con gli assunti che la reggono.
Bisogna distinguere rigorosamente i «reati» dai «peccati»: con questa formula, indubbiamente efficace, il laicismo italiano più accanito ama da tempo riassumere le proprie posizioni”. L’aggettivo “accanito” non andrebbe meglio speso per chi si ostina a voler tradurre i «peccati» in «reati»? “La vita privata delle persone sarebbe insindacabile e socialmente irrilevante; coloro, come i cristiani, che credono ancora nei «peccati», facciano pure di tutto per evitarli, ma si guardino bene dal pretendere di farli diventare «reati», cioè di imporre a tutti i propri valori e le proprie norme di comportamento. A governare la coesistenza sociale, concludono i laicisti, basta il diritto, ovviamente non un diritto repressivo, ma un diritto mite, ridotto cioè a pochi principi procedurali”. Ben detto, per i laicisti è proprio così. “All’improvviso, è successo qualcosa. La drastica alternativa peccato/reato ha cominciato a scricchiolare. Si è riscoperta una dimensione che sembrava dimenticata da tempo, quella dell’«etica pubblica» e si è appreso con costernazione (autentica o simulata, è irrilevante ai fini del nostro discorso) quanto siano portati i nostri governanti a mancarle di rispetto. Si è tornati, in tempi brevissimi, a riconoscere che la dimensione dell’etica pubblica è non solo importante, ma imprescindibile. Assolutissimamente no: ai nostri attuali governanti, che si sono sempre espressi in favore di un’etica pubblica che traesse ispirazione da una morale dichiarata come sola valida, si sono chieste le ragioni della loro incoerenza nel perseguimento di ciò che essi stessi definivano “bene comune”. “Si era detto e ridetto che in un sistema di pluralismo etico la stessa categoria del peccato [fosse] divenuta evanescente? Eppure, quella dell’etica pubblica è stata riscoperta come una dimensione vitale non solo per un generico buon funzionamento delle istituzioni, ma addirittura per il funzionamento dello stesso sistema democratico: la sua violazione, infatti, crea scandalo e gli scandali corrodono dall’interno la stessa democrazia”. Errore: lo scandalo sta nel fatto che a violare certe norme morali sia proprio chi vorrebbe imporle a tutti e sotto forma di leggi.
“Non si può che essere d’accordo con i laicisti – scrive Francesco D’Agostino, proseguendo nel suo errore – gli scandali sono intollerabili per una democrazia”. Viene il sospetto che l’errore sia intenzionale, perché per i laicisti l’unico scandalo è la doppia morale: nel richiamare alla coerenza su certi valori chi vorrebbe dichiararli universali e sanzionarne penalmente la violazione, essi chiedono ragione della legittimità del considerare scandalo una condotta morale alternativa. Il fine del richiamo è l’abbandono di posizioni intransigenti da parte di chi si ostina a mantenerle: non sottoscrivono nulla, si limitano a verificare che certi principi sono di fatto disattesi nel mentre vengono dichiarati indispensabili.
Da respingere con forza, dunque, le conclusioni: “La morale è una ed una soltanto, sia a livello privato sia a livello pubblico e il diritto non è solo garanzia delle regole del gioco, ma garanzia di valori sostanziali di giustizia. Se riteniamo che l’etica pubblica vada difesa (e spero che su questo si sia tutti d’accordo), rimbocchiamoci le maniche e torniamo a ragionare su quali comportamenti pubblici vadano, oltre che stigmatizzati moralmente, ritenuti anche ingiusti, cioè istituzionalmente intollerabili e tali quindi da produrre effetti giuridici negativi per coloro cui siano addebitabili”. Ce ne sarebbe abbastanza per abrogare la legge che consente il divorzio e perseguire penalmente la masturbazione. In più, giacché il solo pensare di peccare è già peccare, ogni tentato reato sarebbe già reato: desiderare la roba d’altri sarebbe già furto, per esempio, e l’etica pubblica dovrebbe farsi forte di un controllo così pervasivo che di fatto può essere realizzabile solo da se stessi per se stessi, se si arriva a tanto. Stupido e crudele insieme. E ovviamente irrealizzabile.

Ahmed Aly
Ahmed Aly
15 anni fa

Questo governo è una bomba ad orologeria vista l’impressionante puntualità e la scaletta serrata con la quale danneggia non solo le classi meno abbienti ma anche la classe media che si stà progressivamente impoverendo.
Quella classe media che ha potuto, di tanto in tanto, investire qualche risparmio in aziende come parmalat, cirio, alitalia ed altre, in cambio di un pugno di mosche.
Quella classe media che avrebbe potuto rivalersi con una class action della quale non può disporre e della quale si rimanda sempre la discussione in parlamento, mentre non mancano le norme salvamanager.
Un governo che cavalca l’onda emotiva di qualsiasi disgrazia,dalla spazzatura di Napoli ad Eluana Englaro al terremoto abruzzese con una capacità disarmante di rifuggire da ogni forma di responsabilità ribaltandola.
Un governo che con disinvoltura vorrebbe riempire l’Italia di inceneritori, di centrali nucleari senza pensare alle alternative ecologiche di minor costo e di minore impatto ambientale senza ascoltare nessuno, diritto per la sua strada, senza mai voltarsi indietro.

Giuseppe Piazzese
Giuseppe Piazzese
15 anni fa

Ma quando verranno restituite le prerogative di legge al Parlamento???Questo è ciò che mi domando!!Il ricorso alla fiducia è sempre più spesso utilizzato dal governo per ridurre al minimo il dibattito, rendendo l’opera di quest’Istituzione, praticamente vana!!!E la democrazia, il dibattito fra gli eletti.Sembra quasi che questo governo abbia paura a passare dall’aula senza la fiducia, temendo quasi,nonostante la maggioranza schiacciante, di non riuscire a far passare la propria linea!!!Che temano che tra le loro fila ci sianofranchi tiratori, pronti a non votare favorevolmente?Temono forse di non avere abbastanza “yes man”?Non dovrebbero visto che con le liste bloccate hanno lo strumento del ricatto della non ricandidatura!!!Rivogliamo la DEMOCRAZIA!!!!



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