postato il 3 Giugno 2009 | in "Europa, Immigrazione"

Difendere l’identità cristiana significa difendere noi stessi

In Europa dobbiamo difendere l’identita’ cristiana del nostro Paese.
Chi viene in Italia deve venire accolto con apertura ma noi non dobbiamo vergognarci di dire chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare. Difendere la nostra tradizione cristiana significa difendere noi stessi, la nostra storia perché noi ci fermiamo la domenica e non il venerdì, perché non abbiamo ammesso nella nostra società la poligamia, perché non accettiamo l’infibulazione delle donne, i matrimoni combinati tra bambini, siamo per la parità tra uomo e donna, noi crediamo nella libertà religiosa.
Siamo figli della nostra civiltà e la nostra civiltà e’ figlia di quelle radici giudaico-cristiane. Affermare queste radici non significa fare un atto di fede, significa difendere noi stessi.

Pier Ferdinando

7 Commenti
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Ahmed Aly
Ahmed Aly
15 anni fa

Guardi presidente che lei forse parlava di un’altro religione e non l’Islam, perchè il vero Islam non invita all’infibulazione delle donne, i matrimoni combinati tra bambini, ed invita alla parità tra uomo e donna, anzi, la Donna nell’Islam viene molto più rispettata che in qualsiase altro credo nel mondo intero.
l’Islam presidente uno religione che invita all’uguelianza e alla pace ed il rispetto tra le diverse credenze, ma ce sempre qualcuno che l’interpreta male come succede in tutti i religioni, tutti siamo figli di Adamo ed abbiamo un unico Dio, che tu lo chiami Dio ed io lo chiamo Allah, siamo tutti li.
Ahmed Aly
http://udcsocialnetwork.ning.com

Paolo Fornasari
Paolo Fornasari
15 anni fa

Tutto giusto come ragionamento: un popolo che rinnega il proprio passato,non ha futuri! E poi le radici giudaico-cristiane sono già insite nell’Unione dal momento che i padri fondatori,De Gasperi SChuman e Adenauer,provenivano dalla tradiizione democristiana…

Tucci Michele
Tucci Michele
15 anni fa

Difendere la nostra identità CRISTIANA. Fa pensare alle crociate, ma questo succede solo agli stolti. Difendere la nostra identità CRISTIANA, è accogliere il nostro simile, aiutarlo, educarlo e se possibile evangelizzarlo secondo la nostra identita CRISTIANA. Ma purtroppo tutto questo porta via tempo e denaro, è faticoso, non sò quanti sono disposti a farlo. Comunque sono d’accordo.

giuseppe da alcamo
giuseppe da alcamo
15 anni fa

Secondo il mio punto di vista la nostra identitaà cristiana le nostre tradizioni religiose vanno difese dagli stessi italiani da quella parte di sinistra che si definisce laica quando in realtà dovrebbero chiamarsi ,semplicemente e senza nascondersi dietro definizioni che non appartengono a loro,ATEI. Poichè laica è la Chiesa con i suoi fedeli e i suoi religiosi.

maria arcuri
maria arcuri
15 anni fa

Sono perfettamente d’accordo con lei:noi siamo italiani,per quanto,con l’attuale alleanza di governo,si siano assolutamente voluti far disperdere tutti i valori appartenenti alla nostra civilta’-ITALIA,sono fiera di essere italiana e di rivendicare la mia storia…..ma,spesso,mi domando:….italiani dove siete?perche’ accettate supinamente tutto cio’ che vi viene inculcato?perche’ italiani,come me,volete subire uno strano concetto di globalizzazione?perche’se le nostre radici sono assolutamente cristiane dobbiamo togliere persino il crocefisso dalle scuole?-Da avvocato di diritto internazionale,avendo girato il mondo,ritengo sia giusto dire cio’ che ho sempre visto nei paesi islamici:ASSOLUTA INTOLLERANZA NEI CONFRONTI DEI CATTOLICI-Provate a cercare una chiesa in tutti i paesi musulmani sunniti o sciiti che siano!!…..provate a dire in un paese musulmano di essere donna..professionista..cristiana e di aver bocca e parole per parlare!-L’intolleranza e’ totale…tu donna sei una RES (cosa)devi mangiare con le altre donne…..devi pregare in moschee separate da quelle degli uomini…devi avere il permesso per ogni cosa(anche la piu’ banale)dal c.d. marito….e soprattutto devi camminare un passo indietro a tuo lui e non devi parlare perche’ le donne non possono esprimere opinioni proprie_E’ UNA CONDANNA NASCERE IN UN PAESE MUSULMANO!!!Non sono razzista,ma giusta ed e’ giusto che vi dica tutto cio’ che ho visto-UN grazie di cuore anche a lei Casini-Maria Arcuri

loredana
loredana
15 anni fa

La manifestazione della Santanchè del 20 settembre u.s. che nelle intenzioni originarie avrebbe dovuto essere di provocazione, per il modo violento ed offensivo dello strappare il velo alle donne musulmane proprio nel giorno della loro festa, ha finito col sortire l’effetto contrario. La Santanchè intendeva protestare contro il volto coperto delle donne musulmane, chiedendo il rispetto di una legge del 1975 che vieta, per motivi di sicurezza, di presentarsi in pubblico a viso copeto. Riflettiamo. Siamo nell’era della globalizzazione; internet diffonde gli stessi messaggi in tutto il pianeta in tempo reale e per questo le donne più giovani ormai dovunque si vestono allo stesso modo, ascoltano la stessa musica, acquisiscono le stesse abitudini. Non tutte, però, possiedono la stessa autonomia, la stessa libertà di scelta e di decisione. Anzi, ne esistono purtroppo moltissime ancora oggi che, per rispettare la volontà del padre, del marito, del clan familiare sono costrette a sottostare ad abitudini e consuetudini, se così si può dire, arcaiche. E questo avviene in Africa, in India, in Cina, nei Paesi Arabi, e non solo; anche da noi, in occidente, quante donne per motivi religiosi o perché vengono così educate fin dall’ infanzia, sopportano umiliazioni, offese, prevaricazioni assurde ad esempio da parte degli uomini della loro famiglia? Quante, persino dopo violenze fisiche, non osano denunciare il proprio marito per il timore di ritrovarsi sole, in caso di separazione, con figli da mantenere e senza più un reddito? Hina e Sanaa sono state uccise dai padri perché volevano vivere come le occidentali: nel 3° millennio sono ancora concepibili i delitti d’onore? Non è un discorso semplice. Qui in Italia è ormai arrivato il momento di affrontare il problema della integrazione, dato il gran numero di donne immigrate che vivono stabilmente da noi. Ritengo con convinzione che chi viene in Italia per fini onesti debba venire accolto con apertura; ma noi Italiani non dobbiamo vergognarci, anzi dobbiamo essere fieri delle nostre credenze religiose, delle radici giudaico-cristiane della nostra civiltà, delle nostre abitudini consolidate nel tempo; noi accogliamo, ma dobbiamo anche difendere noi stessi, la nostra storia; perché noi non lavoriamo la domenica, non ammettiamo la poligamia, i matrimoni combinati tra bambini, siamo a favore della parità tra uomo e donna, crediamo nella libertà religiosa, riteniamo il burqa, l’infibulazione strumenti atti ad annullare l’identità più profonda femminile ed entrambi strumenti di sottomissione e di grandissima umiliazione per una donna. Le extra comunitarie che vivono nel nostro territorio debbono dunque integrarsi con noi, modificando alcune loro abitudini spesso troppo differenti dalle nostre. Nell’ambito familiare,se una donna musulmana decide di non indossare più il burqa all’aperto, non deve essere osteggiata, ma deve godere del diritto di essere lasciata libera di decidere. Piuttosto contemperiamoci, se ci è possibile, nel senso che noi donne italiane dovremmo ricominciare a coprirci un pò di più (si vedono in giro gonne troppo corte, abiti troppo attillati, magliette troppo scollate, pantaloni dalla vita così tanto bassa da scoprire pure le natiche!); al contrario le donne musulmane dovrebbero scoprirsi leggermente. In Italia, ripeto, dobbiamo essere aperti all’accoglienza. Ma in Italia ci sono leggi che vanno rispettate e che debbono valere per tutti coloro che vivono nel territorio nazionale. Io credo che la liberazione femminile delle immigrate debba partire innanzi tutto dalla volontà di queste stesse donne, grazie alla consapevolezza che in Italia hanno la legge dalla loro parte e che solamente in questa maniera arriveranno finalmente anche loro al riconoscimento dei diritti umani e dell”uguaglianza dei sessi.

Monia
Monia
15 anni fa

Credo che il Cristianesimo ci abbia nutrito spiritualmente rendendoci un popolo civile che continua ad utilizzare un sistema di valori universalmente valido e che è condiviso dalle maggiori altre religioni.
E proprio su questa base dobbiamo continuare ad impostare una ricerca di basi comuni con gli altri popoli e lavorare insieme, con serenità per costruire un futuro migliore.



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