Dite la vostra: aziende e maternità, per le neomamme una spesa inferiore a quella per le fotocopie
La maternità costa alle aziende meno delle spese per i taxi, dei ticket restaurant e della carta per le fotocopie. Non è una provocazione, ma il risultato di un’indagine della Sda Bocconi condotta per l’osservatorio sul Diversity management.
La ricerca sfata un po’ di luoghi comuni sul peso economico delle neomamme per le aziende. Quello sui “costi” della maternità sarebbe più un pregiudizio che altro: la spesa delle aziende è infatti soprattutto quella necessaria alla ricerca di una sostituzione, mentre l’assegno che incassa la neomamma è a carico dello Stato.
Ma se l’esborso delle aziende è limitato, il rapporto tra neomamme e lavoro resta problematico, il che fa pensare a pregiudizi nel mondo delle imprese. C’è chi come Mario D’Ambrosio dell’Aidp (Associazione italiana direttori del personale), crede che non si tratti tanto di pregiudizi, quanto del fatto che il reinserimento di una donna che rientra dalla maternità richieda sforzi nell’organizzazione. Ma proprio questo è il punto.
Alcune aziende hanno messo in atto politiche per gestire meglio la maternità. Basta affrontare l’evento come un qualcosa di “ordinario”, comunicare il prima possibile lo stato di maternità, di modo che l’azienda sia in grado di gestire l’assenza della donna nel modo migliore. Risultato della corretta gestione è, nella maggior parte dei casi, un aumento esponenziale del numero dei pancioni.
Ma se è davvero così semplice, perché le neomamme sono costrette ancora oggi a fronteggiare difficoltà enormi? Manca forse la volontà di agevolare il loro naturale percorso di realizzazione come madri, oltre che come donne lavoratrici?
Dite la vostra.
Del tema si parla anche in rete
Meno delle fotocopie
Le protagoniste
Liquida
Alla domanda “manca forse la volontà di agevolare il loro naturale percorso di realizzazione come madri, oltre che come donne lavoratrici?” non posso che rispondere “Sì!”.
Sono una futura mamma, ho la fortuna di lavorare per una delle poche, pochissime aziende in Italia che non discrimina, anzi agevola le donne che vogliono diventare madri. E’ vero, il risultato è anche un aumento esponenziale dei pancioni… ma i pancioni in questione fanno quasi sempre un periodo di maternità molto breve, poco sopra il limite legale, sono comunque sempre molto proattive nell’azienda e non hanno mai avuto problemi di “reinserimento” al rientro del lavoro. Anche perchè al rientro, di solito, non si ritrovano declassate a ruoli marginali (a fare le fotocopie, appunto, come è successo a tante mie amiche che lavorano in altre aziende meno illuminate).
Una politica di conciliazione maternità-lavoro per le donne non solo è possibile, ma sarebbe doverosa. Quello che manca in Italia è la reale volontà delle aziende di applicarla.
le aziende fanno la loro parte, io in azienda ho solo donne, chi amministra deve regolare megliola mteria non lasciare al buon senso di chi diventerà mamma.
certo che non si possono fare articoli del genere che sono un istigazione piu che una ricerca.
vediamola dalla parte opposta, da quella del bambino ch nasce; hanno i bambini gli stessi diritti? diritti ad esere seguiti per la cresxcita da una mamma e da un papà? bene il mio avvocato donna mi ha detto io ho partorito e non ho potuto star fuori dallo studio per molto tempo e in un mese sono tornata al lavoro….. il mio bimbo non ha gli stessi diritti di ua persona dipendente che gode di tutta la sua materniotà?
Onorevole, ho sempre ritenuto la maternità sacra. Le aziende dovrebbero concedere degli orari piu ridotti alle mamme. Addirittura dare uno stipendio più alto per concedere a una madre di prendersi una bambinaia, solo così l’Italia potrà avere un incremento demografico. Non ho potuto avere figli non vorrei essere esclusa dai Vostri ideali ai quali credo.