postato il 13 Luglio 2009 | in "Spunti di riflessione"

Dite la vostra: i Paesi ricchi e gli aiuti all’Africa

Children in Marafa, foto di Heshima KibokoA G8 concluso si tirano le somme sui temi affrontati dai Paesi più industrializzati nel cuore devastato dell’Aquila: dalle misure per combattere la crisi economica a quelle per l’ambiente. Come accade in ogni summit si è parlato anche di Africa: gli otto grandi si sono impegnati a mobilitare 20 miliardi di dollari in tre anni per combattere la fame.
L’entità della cifra ha riacceso il confronto sui giornali e in rete. C’è chi evidenzia lo squilibrio tra il piano “anti-fame” e quello per salvare le banche: la somma degli aiuti complessivi ai Paesi poveri equivarrebbe infatti allo 0,13% delle risorse stanziate dai Paesi ricchi per arginare la crisi.
Ma il dibattito verte anche su un altro aspetto: davvero questi fondi aiutano l’Africa?
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha sottolineato che “il futuro dell’Africa dipende dagli Africani”, e che anche se l’Occidente ha avuto un approccio da padrone, non può dirsi responsabile delle guerre coi bambini-soldati e della corruzione dilagante.
Sul web c’è chi cita studi di economisti e pubblicazioni tematiche per evidenziare che gli aiuti sono inutili, che vengono il più delle volte utilizzati per fini politici, e che il modo migliore per aiutare l’Africa è lavorare per garantire diritti ai suoi cittadini. Dite la vostra.

Il dibattito in Rete
Africa, aiuti inutili
Aiuti allo sviluppo: utili, dannosi o indispensabili? e come.
Il circolo vizioso degli aiuti all’Africa
Le promesse non mantenute. Bono bacchetta Berlusconi

4 Commenti
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Ahmed Aly
Ahmed Aly
15 anni fa

Con quale faccia e quanta ipocrisia si fanno proclami! Se al mondo c’è contemporaneamente chi muore di fame e chi muore di infarto da obesità significa proprio che c’è qualcosa che non va. La palese ingiustizia non si risolve con la carità sul palcoscenico e le mille rapine di risorse e di dignità dietro le quinte. Che scoperta! Chiunque sa che bisogna praticare ogni bene ed evitare ogni male. Ma quanti ci riescono?
Aprite bene le orecchie: con questi venti miliardi non imponete alle nazioni del terzo mondo gli stessi modelli occidentali di sviluppo. Insomma, non ricolonizzateli. Smettetela di rapinarli, piuttosto. Considerateli non solo come zone estrattive di risorse per la nostra industria e zone di sversamento della nostra spazzatura che noi non vogliamo vedere.
Primo, per rispetto etnico: perché non è detto che tutte le culture debbano raggiungere per forza gli stessi risultati dell’occidente (molte lingue non hanno nemmeno parole per esprimere il significato del sogno dell’uomo bianco); la dignità di queste culture è riuscire a farcela senza, come d’altronde è sempre successo prima dell’autoinvestitura missionaria di una parte di umanità che si ritiene la sola depositaria di ogni bene.
secondo, perché tutti quei dittatorelli e dittatoroni che oliano i processi di “sviluppo” nei loro paesi, a vantaggio delle corporation straniere e non delle loro popolazioni, sono la dimostrazione di come più sfruttamento e meno democrazia vigono, meglio questo “sviluppo” corre, quindi non vanno incoraggiati;
terzo, perché considerando la non illimitatezza del mondo, significativi aumenti di benessere dalla parte della bilancia dove c’è di meno dipendono sostanzialmente dalla diminuzione del peso sull’altro piatto.
Precisamente: il bene del terzo mondo siamo primariamente noi, coi nostri comportamenti, coi nostri stili di vita, con le nostre scelte responsabili. Qui ed ora. Non aiuti, non pesce, nemmeno insegnare a pescare alla nostra maniera. Si dimentica sempre che l’autosufficienza dell’Africa era quasi totale, e nessuno moriva di fame, prima dell’avvento di certi fenomeni pochi decenni fa. Annientare questi fenomeni è nelle nostre mani: sarà meno commovente e spettacolare ma più pratico e silenzioso rispetto al commiserare il bambino che soffre, inviargli un’offertina e poi tornare a consumare come imbecilli. La passerella aquilana, gli aiuti di Geldoff, di Gates, di Bono e quei altri sono solo show.

Marta Romano
Marta Romano
15 anni fa

Questo è un tema molto delicato.. Si parla spesso di aiuti per l’Africa, ma c’è da sottolineare il fatto che questi, negli anni passati, non hanno prodotto alcuno sviluppo in Africa. Di positivo, però, c’è che si è deciso di impiegare questi nuovi aiuti in attrezzature agricole, piuttosto che in prodotti finiti come grano o soia (che non hanno fatto altro che danneggiare i piccoli agricoltori locali).
Oggi, credo che la soluzione al sottosviluppo non possa arrivare soltanto dagli aiuti dei potenti. C’è bisogno di una reazione d’orgoglio da parte degli Africani, sono totalmente d’accordo con quanto dice Obama: “il futuro dell’Africa dipende dagli Africani”, devono ribellarsi al regime di corruzione che vige nel loro continente.
Gli aiuti potrebbero servire, ma l’Africa non può vivere di questi, il suo sviluppo deve partire dal basso, dall’economia locale.
Marta

Niki Bufo
15 anni fa

Occorre che tali fondi vengano impiegati in modo intelligente, serve capire le reali intenzioni ed esigenze di quelle popolazioni. Purtroppo molto spesso l’invio di questi capitali è servito esclusivamente per alimentare guerre civili e per rinforzare regimi e poteri forti. Il divario con l’Occidente non è colmabile con queste “elemosine”, bisogna piuttosto dare alla gente del posto il know how indispensabile per avviare finalmente un’economia florida. Concordo con Obama: il futuro dell’Africa dipende molto dai propri abitanti.

Ahmed Aly
Ahmed Aly
15 anni fa

In Africa normalmente i comandanti guerriglieri una volta al potere subiscono una profonda metamorfosi: da combattenti per la libertà si trasformano in dittatori feroci, pronti a reprimere ogni forma di democrazia e di dissenso.
In Africa non abbiamo bisogno solo di cancellare il debito, ma anche di imparare, con l’aiuto dell’Occidente, il buon governo, il corretto utilizzo delle risorse, a chiarire i contenziosi senza ricorrere alla guerra.
Risolvere i problemi del continente puntando solo sul denaro, dunque, non è sufficiente.
secondo Melles, non è sufficiente, è importante per informare il grande pubblico sui problemi del continente e spronare i Paesi ricchi a fare di più. Ieri non si sono raccolti fondi, si è voluto solo portare l’attenzione dell’opinione pubblica dei Paesi ricchi sui guai dell’Africa. Certo, l’aiuto materiale conta. Ma è necessario verificare dove vanno a finire i soldi. Ci vuole trasparenza internazionale. Ai donatori e ai cancellatori del debito diciamo: Porte aperte, venite e controllate come usiamo il vostro denaro. In Africa abbiamo bisogno di istruzione primaria, di ospedali, di riabilitare strade, di portare acqua ed elettricità nei villaggi.
Per mettere il volano alle nostre economie sarebbe efficace, comunque, affiancare provvedimenti economici. Si dovrebbero, ad esempio, tagliare le tasse sui nostri prodotti, in modo tale da renderli competitivi sui mercati dei Paesi ricchi. Si favorirebbero gli investimenti in Africa e quindi la moltiplicazione dei posti di lavoro. Per aiutarci in un modo più strategico, occorrere cambiare le regole che governano il commercio. Abbiamo bisogno di nuovi criteri che permettano di incrementare le nostre esportazion.
È vero che bisogna combattere anche la corruzione che è uno dei più gravi problemi africani, Ma non possiamo combatterla da soli. Da chi viene il denaro per comprare concessioni e ottenere favori dai nostri governi? E’ alla fonte che va bloccato il fenomeno. I Paesi ricchi, quindi, dovrebbero varare provvedimenti per pretendere maggior etica nel business. Il buon governo è un requisito essenziale per far decollare l’economia e la società dei nostri Paesi.
L’europa che negli anni ‘90 più del 35 per cento della ricchezza dell’Africa è stata illegalmente esportata nei Paesi occidentali. Forse sarebbe il caso che quei Paesi durante il prossimo G8 si impegnassero a non accettare più quei capitali. Oggi – non ci sono più dubbi – puzzano tanto di sventure, disgrazie e sangue.



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