Dl Abruzzo: l’intervento in Aula di Pier Ferdinando Casini
Signor Presidente, l’onorevole Compagnon ha già illustrato la nostra posizione, che, peraltro, in Commissione è stata seguita dall’onorevole Mantini, per cui rinuncio a ribadire le cose che i colleghi, con molta più conoscenza di me, hanno illustrato.
Vorrei, però, rivolgermi particolarmente alla Presidenza. Prima di tutto le esprimo un dispiacere: abbiamo avuto passerelle di ministri a L’Aquila e in Abruzzo. Oggi il dibattito è stato seguito dall’onorevole Menia, che è sicuramente una persona di primissima categoria, oltre che, per quanto mi riguarda, un amico, ma avrei gradito che in un passaggio così delicato la presenza del Governo fosse stata adeguata al dramma che abbiamo vissuto.
Secondo punto, ai colleghi del Popolo della Libertà voglio dire una cosa: a parte questa premessa, che può sembrare polemica, il resto del mio intervento non è affatto polemico, perché credo che il rispetto per le vittime imponga a tutti noi di non essere polemici, ma costruttivi.
Nessuna forma di ostruzionismo potrebbe essere consentita in quest’Aula in un caso di questo tipo, ma, signor Presidente, neanche alcun inganno. Vi è bisogno di verità e di trasparenza: noi dell’Unione di Centro siamo disponibili a ritirare immediatamente tutti i nostri emendamenti.
Vorrei dire al rappresentante del Governo che li ritiriamo ad una sola condizione, che secondo me è una condizione seria perché richiesta da tutti: dal presidente della regione Chiodi, dal presidente della provincia e dal sindaco.
Vi sono impegni solenni che sono stati presi dal Presidente del Consiglio in ordine alla ricostruzione e si riferiscono ai contributi, articolo 3, che in questo disegno di legge sono stati garantiti esclusivamente ai residenti.
Sapete che per i piccoli paesi della provincia de L’Aquila, oltre che per la città de L’Aquila, garantire contributi solo ai residenti significa, nella migliore delle ipotesi, una ricostruzione a groviera, perché sia nei paesini sia nel centro storico de L’Aquila le abitazioni sono almeno metà e metà.
Ebbene, chiediamo che il comunicato che ieri ha emesso la Presidenza del Consiglio per garantire che con le ordinanze si sarebbe provveduto a questo problema sia sancito nella legge.
Stiamo facendo una legge, come furono fatte per il Friuli Venezia Giulia e per altre aree del Paese. L’ordinanza, onorevole Presidente, non può modificare la legge.
Chiediamo due cose: la prima, che si modifichi l’articolo 3 e si garantisca a tutti i cittadini de L’Aquila e dei comuni limitrofi la possibilità di ricostruire l’abitazione, siano essi residenti o non residenti, condizione minimale che fu assicurata in Friuli Venezia Giulia, come ha ricordato l’onorevole Compagnon; seconda cosa, e ho terminato (vedete, sono stato rapidissimo): l’emergenza è stata affrontata dalla protezione civile.
Diciamo grazie alla protezione civile perché ha fatto un lavoro splendido e il dottor Bertolaso è stato in prima fila a guidarlo, ma come l’emergenza è stata giustamente affrontata dalla protezione civile, così il post emergenza, quello della ricostruzione, deve essere affidato a regione, provincia e comune.
Non si possono delegittimare gli enti locali, perché una diversa procedura sarebbe assai perniciosa e rischia nei prossimi mesi di essere duramente pagata. Onorevoli colleghi, credo che più costruttivi di così non si possa essere.
Credo che il Governo abbia la possibilità di convertire il comunicato stampa di ieri della Presidenza del Consiglio in un impegno legislativo, come si fa in ogni Paese serio.
Parole giustissime.. Un discorso conciso, ma ben strutturato e chiarissimo. Il Governo ora non può più nascondersi, deve agire e deve mantenere fede alle tante, troppe promesse fatte nei giorni seguenti al terremoto.
Marta