Fondazioni bancarie, perché la Lega può controllare le banche
Quando Bossi, pochi mesi fa, disse che dopo le regionali voleva le banche, molti la presero come una boutade, una battuta, abituati a pensare che per controllare le banche bisogna investirci e diventare azionisti. Ebbene, non è così, la Lega può controllare le banche senza spendere un euro e, anzi, vede come una minaccia l’ingresso pesante dei libici nel capitale di Unicredit e di altre istituzioni finanziarie ed industriali italiane (va da se, che se si controllano le banche che erogano il credito si controlla il territorio e le aziende che hanno bisogno di questo credito).
Certo, l’esperienza leghista con le banche non è stata molto positiva in passato, basti ricordare il fallimento della Credieuronord, ma stavolta la Lega sembra muoversi in maniera strategica e soprattutto dimostra di avere perfettamente capito la logica di spartizione delle poltrone, come dimostra l’annuncio fatto da Bossi di avere inserito un suo uomo, Ponzellini (ex braccio destro di Prodi all’IRI e presidente di Impregilo) al vertice della Banca Popolare di Milano.
E questo è solo l’inizio.
A breve scadranno altri consigli di amministrazione di varie banche e la Lega conta di inserire i suoi uomini. Ma come potrà riuscirci senza spendere un euro?
Tramite le fondazioni bancarie, nate negli anni 90, quando si spinsero le banche a diventare Società per Azioni. Allora consistenti pacchetti di controllo furono dati appunto alle Fondazioni, degli enti che complessivamente controllano partecipazioni bancarie per un controvalore di 50 miliardi di euro, oltre al 30% della importantissima Cassa Depositi e Prestiti (quella, per intenderci, che dovrebbe finanziare i progetti di infrastrutture del governo italiano) che a sua volta è un socio forte nelle Poste Italiane (con il 35%), Eni (10%, secondo azionista dopo il Tesoro), Enel (di cui è il primo azionista con il 17,4%) e Terna (30%, primo azionista).
Quindi riassumendo: le fondazioni bancarie hanno quote azionarie importanti per controllare le banche, e per controllare la Cassa Depositi e Prestiti. A loro volta le banche e la Cassa Depositi e Prestiti controllano altre banche (Unicredit controlla, ad esempio, Banco di Roma, Banco di Sicilia e così via, e soprattutto ha una grossa quota azionaria di Mediobanca), Assicurazioni ( Generali in primis), le Poste Italiane, Enel. ENI, Terna e così via.
Quante sono queste Fondazioni? Circa 88, ma quelle realmente importanti e grosse sono 5: Fondazione Cariplo, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona, e Fondazione Cassa di Risparmio di Torino.
E chi nomina i consigli di amminstrazione di queste 5 fondazioni (ma anche delle altre)? Sono i Sindaci, i presidenti delle Regioni, delle Province, Vescovi e così via.
Pe rintenderci, i consigli di amministrazione delle 5 fondazioni sopra menzionate sono composti complessivamente da 133 persone: 64 di loro sono di nomina politica (29 dai Comuni come quello di Torino o di Verona; 30 da Province, e 5 da Regioni); 44 sono scelti da enti vari (camere di commercio, vescovi come quello di Verona, università); 25 sono nominati direttamente per cooptazione dai componenti già in carica.
Quanto durano in carica queste persone? Molto a lungo, basti considerare ad esempio, il dott. Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, che è stato nominato nel 1997 e resterà al suo posto almeno fino al 2013. La sua nomina, per altro, fu oggetto di una battaglia “politica”: nel 1997 i leghisti, con l’appoggio di Marco Formentini, allora sindaco di Milano, provarono a nominare una loro perosna di fiducia: Stefano Preda, ma la nomina toccò a Guzzetti che è anche alla guida dell’Acri (l’associazione che raccoglie le casse di Risparmio e le Fondazioni Bancarie) da dieci anni. Ancora più lungo il periodo di “reggenza” di Paolo Biasi, imprenditore e banchiere, che dirige dal 1992 la Fondazione della Cassa di Verona, ma il suo mandato scadrà nell’Ottobre del 2010 e il Carroccio già promette battaglia per il rinnovo del cda.
A questo punto cosa accade? I cda delle Fondazioni bancarie, ovviamente, possono nominare alcuni membri dei cda delle banche e delle società sopra menzionate, condizionandone, quindi, le strategie, ma i giochi possono essere sparigliati dagli altri soci di queste società, soprattutto se sono soci forti, con grossi capitali e slegati dalla vita politica ed economica italiana.
Da questa considerazione, si capisce perchè la Lega abbia visto molto male e anzi abbia “protestato” quando è stato reso noto che la Libia vuole arrivare al 20% dell’ENI e al 10% del capitale di Unicredit, diventando così il primo socio di riferimento di questi colossi, proteste veementi da parte di alcuni suoi membri, ad uso del loro elettorato, mentre altri membri come Zaia si dimostrano molto più malleabili e disponibili a scendere a patti con i nuovi soci forti, dimostrando che al di là dei proclami, ciò che conta è il business.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Gaspare Compagno
Cmq la libia con due banche ha il 7% e il vice presidente di unicredit e un libico……gia l’amico di berlusconi ne controlla una fetta… e con tutti i soldi che gli entreranno ne potra controllare di piu… (ghedaffi è per il 22% proprietario della juve…… e tante altre cose). Gheddafi da una parte e bossi dall’altra devono restare chiusi nelle proprie case.
Non c’interessa la secessione e tanto meno l’islam….
Buongiorno
Di economia e finanza non capisco nulla! Penso con questo di essere in buona compagnia con la casalinga di Voghera e con quella di Caropepe Valguarnera, ma anche con l’operaio perdente posto che si è autocarcerato all’Asinara e con il precario della scuola che fa lo sciopero della fame.
Ma facendo un discorso “alla fimminina”, di una cosa mi rendo conto: qualsiasi “invenzione” nata dai grandi cervelli politici, bancari, ecclesiastici, imprenditoriali, ecc. non può che essere una grande f… fregatura (va bene così?) per i cittadini inermi di cui sopra.
Certo mi pare di capire che l’ingresso della Libia nei nostri mercati azionari non piaccia granchè alla Lega…. ma nemmeno a me… con la differenza che io per certe cose credo di avere una lunga memoria (memoria che viene meno per altre cose, pazienza!). Risponde a verità, mettendo assolutamente alle spalle il periodo coloniale in cui il moscerino Italia credette e fece credere agli Italiani di essere un gigante, che tra i primi ad allacciare rapporti economico/finanziari con la Libia di Gheddafi fu l’Avvocato, che Dio l’abbia in gloria, Agnelli? E quale era il fine di questi accordi? Chi se ne doveva giovare? Quando se ne uscì, perchè ricordo pure che se ne uscì, quale fu il motivo? E di questi accordi l’Avvocato riuscì a trarne benefici? Se si, a favore di chi? della sua industria automobilistica o a favore dell’Avvocato stesso? E’ vero o no che da allora un canale pseudopreferenziale si è instaurato tra la Libia e l’Italia, contrariamente a tutti gli altri Paesi europei? (Tra i ricatti sui nefasti esiti del colonialismo, e gli abbracci ad ogni concessione promessa dall’Italia…).
Abbiamo capito tutti che i volponi della Lega vogliono mettere gli artigli sulle banche solo per appropriarsi di posti di comando nell’alta finanza, mentre fanno credere ad un popolo bue di stare lottando per il federalismo fiscale. Ma la Libia c’è, ormai da tempo, e che vogliamo fare un’altra guerra colonialista?
Ma dopo, se la mia analisi frammentaria e profana si avvicina anche in parte ad un tentativo di capire, i cittadini leghisti e non leghisti quale giovamento ne trarranno? Perdoni la mia ignoranza in questo campo e se ho scritto fandonie non esiti a dirlo!
Con simpatia, una citoyenne
@ citoyenne: assolutamente. l’analisi che fa è assolutamente sensata e complementare all’articolo.
L’entrata della Libia nelle nostre società è una cosa assolutamente naturale nel mondo di oggi, ed è funzionale a rinforzare le suddette società.
Quel che però non è tollerabile è, come ha detto lei, avere un partito che parla di federlaismo e territorio, ma che poi l’unica cosa che interessa è il potere.
Basti guardare non solo alle dichiarazioni di Zaia, ma anche l’assoluto silenzio della lega quando si è trattato di chiudere ospedali n veneto e così via.
[…] che questa non è una novità, in quanto la CDP ha già grosse partecipazioni in Enel, ENI, terna, Finmeccanica, le Poste italiane e così vi…, mi chiedo se sia necessari ol’intervento della CDP su […]