postato il 24 Ottobre 2011 | in "In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo, Spunti di riflessione"

Gheddafi, fine di una dittatura

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

Il primo settembre 1969, mentre re Idris si trovava a Bursa, in Turchia, in un complesso termale con la moglie e il suo seguito, un giovane militare di tendenze progressiste e nazionaliste sancisce con un pacifico colpo di stato la fine della monarchia libica istituendo il Comando della Rivoluzione. A poco più di ventisette anni, è il più giovane capo di stato del mondo e fa sognare una “repubblica araba, libera e democratica”.

42 anni dopo. Il Colonnello ha la testa appoggiata alla gamba di una persona. Sanguina. In un secondo frammento appare riverso sul cofano di una jeep. Lo tirano giù e lui sta in piedi, anche perché dei guerriglieri gli fanno da stampella. Si sente gridare due volte: «Tenetelo in vita». Poi gli spari e un cadavere trascinato nella polvere.

Finisce così, tra sangue e calcinacci, la vita di Muammar Gheddafi, il giovane profeta dell’Africa unita rivelatosi uno dei più crudeli assassini e dittatori d’Africa.

Immagini da macelleria messicana trasmesse su tutte le reti nazionali e i telegiornali senza alcun filtro, una scelta sicuramente opinabile, forse mediata da poco buon senso. Molte altre testate e reti internazionali come l’inglese BBC hanno scelto invece di mostrare solo le scene precedenti alla morte del dittatore, lasciando disponibili i frammenti successivi sul proprio sito internet dopo aver avvisato della gravità della scena. Chissà se per ogni bambino che ha visto le immagini di Gheddafi morente ci fosse anche vicino un adulto in grado di spiegarli la realtà dei fatti e il significato di tanta violenza! Non si tratta di censura ma unicamente di buonsenso, come espresso nella dichiarazione Capogruppo dell’Udc in Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Rao.

Non si può gioire per la morte di un essere umano, di un qualsiasi essere umano, perché non è lecito a un uomo uccidere un altro uomo. La sua scomparsa non cancella le sofferenze che ha inflitto a migliaia e migliaia di libici. Ci auguriamo che la morte di Gheddafi, che si porta nella tomba anche molti misteri come il massacro di Lockerbie- il più grave attentato aereo terroristico dopo l’11 settembre- non segni solo la morte di un dittatore, ma la morte di un intero sistema di amicizia e di potere che ha coinvolto tutto l’Occidente, troppo spesso preoccupato dai suoi affari economici ed energetici per poter guardare all’inesprimibile sete di libertà presente nel cuore umano e al desiderio di democrazia dei popoli mediorientali e nordafricani schiacciati da soprusi e regimi. Questa è la nostra vera gioia e speranza.

Molti altri Gheddafi, sconosciuti ai più e volutamente ignorati dai media occidentali, avvelenano la grande terra africana: una terra dal respiro millenario dove l’uomo è nato e dove oggi regimi e dittature allattano i loro figli al seno sterile della morte fustigando la libertà come preda ringhiosa sanguinante al sole.

E’ ora di voltare pagina, di costruire una nuova politica mediterranea e africana perché questi popoli possano volgere i loro visi d’ebano alla brillantezza del sole e all’ alba di una notte che sembra infinita.

 

 

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Patrizia
13 anni fa

Tristezza tanta tristezza, le immagini che hanno fatto il giro del mondo hanno dimostrato ancora una volta che il mondo non progredisce, la storia si ripete, corpi morenti di despoti, brutalmente presi a calci, quasi torturati, e mostrati come trofei di guerra.
Gheddafi uomo che nel nostro occidente ha avuto onori e festeggiamenti e non parlo solo del nostro ridicolo premier che si è perfino umiliato a baciargli la mano, ma dell’Europa intera che ha sempre tenuto buoni rapporti commerciali con tutti i dittatori di tutto il nord africa. Appena le immagini di gheddafi morente fanno il giro del mondo, premier di tutto il mondo esultano di gioia la Clinton si lascia andare ad urla di vittoria, quanta tristezza e quanta rabbia.
Ora che ci sarà in Libia, speriamo che anche in questo paese costituito da tantissime tribù si riesca ad arrivare ad una democrazia, anche se bisogna ammettere che normalmente arrivare ad una democrazia nei paesi costituiti da popolazioni di diverse etnie dopo una dittatura non è fa facile, la storia della Iuguslavia subito dopo Tito non è certo stata cosi pacifica, speriamo che questa volta la storia non si ripeti.



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