postato il 15 Gennaio 2010 | in "In evidenza, Media e tecnologia, Spunti di riflessione"

Il decreto Romani: pronto il bavaglio al web?

decretoromaniRipubblichiamo l’articolo di Germano Milite, giovane giornalista campano, che analizza il decreto Romani nelle sue implicazioni: un ulteriore tentativo di equiparare Internet ad altri media, che potrebbe finire per limitare lo sviluppo della Rete e la libertà di espressione.

Pronto il bavaglio e, questa volta, si fa sul serio.

Come fare per eludere la sempre più attenta rete di utenti web? Come fare ad imbavagliare internet creando prima qualche falso allarme per allentare la tensione e far parlare “dei soliti paranoici antigovernativi”? Il piano è semplice e, per comprenderlo al meglio, occorre procedere per punti.
Circa un anno fa, il provvedimento D’Alia, creò scandalo e preoccupazione tra tutti i net surfer e le aziende che lavorano in rete; scatenando un’enorme campagna d’informazione atta a difendere la libertà del web.
Lo stesso Gianpiero D’Alia, dopo aver visto rigettato con forza il suo tentativo di “regolamentazione”, si rese conto della difficoltà di gestire un mezzo incredibilmente eterogeneo e vasto come internet ed abbondonò saggiamente ogni ulteriore proposito di legiferazione.
Qualche giorno fa, tra le numerose pagine di “informazione alternativa”, il disegno del parlamentare Udc è stranamente ed inspiegabilmente tornato in auge. “Pronto il bavaglio alla rete”; si leggeva nei diversi post di contro-informazione. Peccato che si trattasse appunto di un provvedimento vecchio e tra l’altro totalmente bocciato dal suo stesso artefice.
In questo episodio troviamo la prima fase; quella del “falso allarame”. Si riesuma una notizia vecchia e oramai inutile per creare tensione e preoccupazione (oltre che disinformazione); sapendo però fin da subito che in breve la news verrà sconfessata e, grazie all’effetto “a lupo a lupo”, abbasserà il livello di guardia.

IL VERO BAVAGALIO ALLA RETE PASSA PER LA TV
All’interno della maggioranza di governo, oramai è acclarato ed innegabile, esiste una piccola ma pervicace corrente decisa a fermare il potere della rete e, ovviamente, ad aumentare a dismisura quello del proprietario della Mediset che, a costo di esser ripetitivi, è colui il quale si guarda bene dal risolvere l’oramai leggendario “conflitto d’interessi”.
Ma andiamo ad analizzare nel dettaglio il nuovo attentanto alla libertà di espressione. Il provvedimento è per l’esattezza un decreto legislativo sulla tv e, in effetti, parte proprio dalla regolamentazione del tubo catodico per arrivare, o meglio strisciare, verso internet. Trattandosi di un decreto legislativo, inoltre, la proposta del governo “dribla” agevolmente il Parlamento (beffandosi anche del Presidente della Camera; proprio ieri “miracolosamente” riconcigliatosi con il Premier) e richiede al Senato e alla Camera un semplice “parere non vincolante” sul testo. Geniale o paradittatoriale è solo questione di punti di vista.
In pratica, all’interno del decreto, si introducono alcue modifiche all’attuale gestione delle pubblicità sui canali pay per view e sullo spazio conferito alla già sicuramente non stretta rete Mediaset. In primis si riducono gli spazi pubblicitari su Sky (dal 18 al 12%) e si raddoppiano quelli di Mediaset (dal 6 al 12%).
Inoltre, si cancella di colpo l’istruttoria Agcom che riguarda l’eventuale superamento della quota del 20% di programmi che si possono diffondere con il digitale. Come? Semplice: in pratica si considerano alcuni canali Mediaset come quelli premium e i “+1” non facenti parte della quota da far rientrare nel 20%. Ancora una volta, ci scappa un “geniale”. Nota non di poco conto è quella che riguarda il netto decremento nel sostegno alla fiction italiana e alle produzioni indipendenti; con ulteriore abbassamento della qualità delle già carenti produzioni televisive.

LA CHICCA SU INTERNET
E dopo le modifiche intollerabili che colpiscono la televisione, passiamo a quelle che una parte del governo vorrebbe apportare su internet. Prima di tutto si vorrebbero considerare “servizi media-audiovisivi” anche tutti i portali grandi e piccini che diffondono immagini. In tal modo, dunque, questi siti verrebbero regolamentati allo stesso modo dei vari Tg1 e Tg5 (con annesso dovere di rettifica delle notizie errate ed equiparazione delle web-tv alla televisione “classica”). Il Garante per le comunicazioni diventerebbe poi una vera e propria sentinella, atta alla supervisione di portali come youtube (scordatevi gli spezzoni dei film, delle trasmissioni e delle partite su internet).

L’OPPOSIZIONE ANCHE NEL CENTRODESTRA

A questo ennesimo tentavo scriteriato di bavaglio si sono opposti moltissimi parlamentari; anche all’interno dello stesso Pdl. In prima fila il deputato Pd Paolo Gentiloni, diversi rappresentati dell’Idv ed il competente Roberto Rao (Udc). Proprio Rao, riguardo al  decreto legislativo proposto ha chiesto al Governo  “di ritirare quelle parti della legge delega che non hanno attinenza e quelle che sono in contrasto con ladirettiva dell`Ue” Visto che “con questo provvedimento si sfrutta la stessa direttiva per avvantaggiare Mediaset e colpire tutti gli altri potenziali concorrenti”. Riguardo le nuove proposte che investono internet ed le tv on-line, invece “il provvedimento affronta in maniera non corretta il problema del live-streaming dei siti internet di informazione: se è giusto tutelare la privacy la dignità e i diritti di tutti- osserva infatti Rao – è però intollerabile un intervento a gamba tesa che limiti la libertà della rete, sostanzialmente assimilandola alla televisione”.

(si ringrazia il quotidiano online Julie News)

Il dibattito in Rete

8 Commenti
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Gianluca Enzo
Gianluca Enzo
15 anni fa

mi piace quest’UDC così attenta al web

Andrea Pirola
Andrea Pirola
15 anni fa

Un maggiore controllo è anche auspicabile, gira troppa pornografia violenza e falsa informazione, ma equiparare un blog o un canale su Youtube, a giornali e televisioni, mi sembra eccessivo, quello che più mi preoccupa è il bassissimo livello di conoscenza del web, di buona parte del parlamento, prendiamo Facebook, il nostro Ministro dell’Interno pensa che sia un nido infetto di vipere rosse! Solo perché un “furbone” ha creato un gruppo a favore del “cecchino”, Tartaglia, Non un posto dove virtualmente, ci si conosce, si scambia un proprio penero, ci s’informa, si rincontrano amici di vecchia data.

Marcello
15 anni fa

E’ assurdo immaginare una cosa simile. Imbavagliare il web, sarebbe come togliere il cellulare agli italiani. Ormai il web è una realtà consolidata, e con questo provvedimento si rischia di far retrocedere ulteriormente il nostro Paese!

nicolò
nicolò
15 anni fa

Censurare vari argomenti nella rete web è assurdo. Probabilmente non ci rendiamo conto che internet viaggia in un binario unico.

antonio di matteo
15 anni fa

non bisogna sperare in una riforma seria, non bisogna combattere per allontanare l’incubo del bavaglio, non c’è bisogno di manifestazioni di piazza per salvare internet. l’unica cosa da fare è insegnare a quei signoroni in parlamento e al governo come usare internet. una volta fatto ciò, saranno loro i primi a rifiutare a prescindere qualsiasi restrizione.
ma di solito l’ignoranza non va mai da sola, si aggiunge spesso la malizia dello scopo nascosto. perchè inbavagliare internet? il dottor Germano Milite lo esprime benissimo nell’articolo.

Dante
Dante
15 anni fa

Casini, il suo partito ha il dovere di vigilare sull’operato di questo Governo che troppo spesso propina decreti legge tutt’altro che a favore della libertà.Sarebbe meglio che dedicassero energie e tempo a legiferare in maniera ordinaria invece di spendersi sempre e comunque in tutti i modi per evitare il confronto in politica con l’opposizione e me lo si lasci dire, in “affari con la concorrenza”. Se questi sono i rappresentanti del liberismo e delle libertà!?

Jenny
Jenny
15 anni fa

L’errore di fondo di questo decreto sta proprio nel voler equiparare l’on-line video alla TV. Siti come YouTube sono prima di tutto fenomeni di cultura partecipativa dove il dialogo, il coinvolgimento e le discussioni tra utenti hanno un’importanza e un peso maggiore rispetto ai contenuti stessi. Tutto questo è abbondantemente e ampiamente descritto nel recentissimo libro YouTube di due studiosi australiani, Jean Burgess e Joshua Green (http://bit.ly/4VLgDb). Si parla anche di cyberbullismo e di guerre di copyright ed è senz’altro una lettura che consiglierei ai nostri politici per capirne un po’ di più questo mondo.

Francesco
Francesco
15 anni fa

Come al solito colgono il pretesto dei comportamenti scorretti, esistenti in ogni settore, per mettere mano sulla materia a proprio vantaggio. Tanto per cambiare.



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