Il manuale Cencelli rivisto e corretto dall’Umberto di Pontida
C’era un tempo in cui la Lega era il Partito dell’Antisistema, un tempo in cui i suoi dirigenti urlavano “Roma ladrona!”, un tempo in cui gli stipendifici statali erano come fumo negli occhi per i duri e puri della Padania. Era il tempo in cui a deputati, consiglieri regionali, ministri, interessavano solo il mitico Sole delle Alpi e l’ancestrale acqua del Po, simboli della cultura “popolare, operaia, contadina” (come li ha definiti di recente il sindaco di Cividate, Luciano Vescovi) di questa “mitica” terra. Era un tempo felice, per molti di loro.
Ma a qualcuno, questa dimensione della politica cominciava a stare stretta: troppo idealistica, troppo favolistica addirittura. “Teniamo famiglia pure noi, mica solo i terun”, si saranno detti in molti. E potevano forse far vivere gli amati congiunti, riscaldandoli esclusivamente con il verde sole delle Alpi o dissetandoli con un ampolla di acqua del Po? Certo che no. E allora hanno richiesto aiuto al loro Senatur, che evidentemente, se è riuscito a sfrattare Gesù bambino dal presepe di molti comuni del Nord, qualche miracolo deve pur saperlo fare. E pensa e ripensa, all’Umberto l’idea è venuta sul serio: e se si moltiplicassero i pani e i pesci? Ops, pardon, volevo dire le poltrone e le seggiole? L’idea fu prontamente accolta, con scroscianti applausi e piena approvazione: “Viva Bossi, viva Bossi!”, “A noi le banche, a noi i ministeri, a noi le fondazioni”.
Calma, pazienza e sangue freddo, ordinò il Grande Capo: a tempo debito avremo tutto, ha rassicurato. C’è da dire che ha saputo mantenere le sue promesse: se, infatti, in pubblico il Senatur continua a magnificare la luce del Sole Padano, a compiere i riti celtico-pagani e a urlare che Roma non può vivere con le sue tasse, in privato ha abilmente teso una rete da cui difficilmente ci si potrà liberare: gli immigrati ci rubano i posti di lavoro? No problem, lui li moltiplica e se ne necessario, li crea dal nulla! Ce ne sono abbastanza per tutti, per figli, fratelli, sorelle, mogli, nipoti, cugini, cognati, parenti fino alla settima generazione e oltre. Le verdi vallate padane sono diventate peggio di un ufficio di collocamento, e dalla Lombardia al Piemonte, dal Veneto al Friuli, il modello padano di assunzioni rapide ed efficaci dilaga. Basta muoversi con cautela e non ci sarà ostacolo capace di resistervi.
In origine fu il “Trota”, figlio prediletto dell’Umberto, destinato a succedergli al momento opportuno (ma non era Berlusconi quello dei partiti personali?), resosi protagonista, a fronte di una lunga, lunghissima, estenuante carriera scolastica, di una folgorante carriera politica: consigliere regionale al suo primo tentativo, alla faccia di quella santa pratica chiamata “gavetta”. Poi, in ossequio al nuovo verbo di Pontida, il Presidente del Piemonte Roberto Cota ha fatto della Regione il rifugio dei vari figli, mariti, mogli e congiunti vari dei nuovi potenti in canottiera e doppiopetto. A Brescia, in Provincia, abbiamo assistito al più incredibile concorso pubblico nella storia della prima e della seconda Repubblica: 700 concorrenti, 8 vincitori, di cui 5 signore e signorine di fede leghista: la moglie del vicesindaco di Brescia, la nipote dell’assessore all’Istruzione, due assistenti di un altro assessore, la capogruppo leghista nel consiglio comunale di Concesio. Sono sicuro che in pochi sarebbero stati in grado di far di meglio. O forse no. Perché se a Verona la moglie del sindaco leghista Flavio Tosi è stata nominata dirigente e capo della segreteria dell’assessore regionale alla Sanità, è a Milano che si gioca la vera partita. Nella sanità regionale, infatti, gli uomini di Bossi sono pronti a lanciare la più scientifica operazione clientelare che si ricordi. A fine anno scade il mandato dei 45 direttori sanitari di Asl e aziende ospedaliere e il Carroccio, forte della crescita elettorale, ne pretende 20 per insidiare il potere formigoniano di Comunione e Liberazione nella ricca sanità lombarda (senza nascondere di puntare apertamente alla conquista dell’Ospedale di Brescia, il più grande d’Europa).
Come potete ben vedere, amici miei, gli argomenti di cui parlare non mancano. L’importante, però, come ci insegna il nuovo Manuale Cencelli rivisto e corretto da Umberto Bossi, è proprio che non se ne parli, che non si scopra nulla. Perché se, malauguratamente, un “poveretto” come Edouard Ballam dovesse farsi trovare con le mani nel sacco, la via è obbligata: cacciata istantanea, per non macchiare l’“onorabilità” e l’“onesta” di tutto il partito. Ma a chi volete darla a bere, padani?
“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera
[…] This post was mentioned on Twitter by Gianluca Enzo Buono, Gianluca Enzo Buono. Gianluca Enzo Buono said: Il manuale Cencelli rivisto e corretto dall'Umberto di Pontida… leggetelo, leggetelo http://t.co/TqMOFVt […]
E’ proprio il caso di dire “predicare bene e razzolare male!”