Il piano del governo incentiva solo le chiacchiere, mentre la produzione industriale è ferma al palo
Quando il Governo aveva annunciato che avrebbe dato vita ad un piano organico di incentivi per rilanciare l’economia italiana, avevo sperato che, per una volta, il mondo politico passasse rapidamente dalle parole ai fatti. Purtroppo le mie speranze sono state disattese anche questa volta.
Il Piano Incentivi non è, a mio avviso, né di rapida attuazione, né contiene stimoli concreti, ma è ricco di belle parole e di begli obiettivi, ma gli italiani hanno bisogno di altro. Hanno bisogno di misure concrete, certe e che siano rese attuabili. E nulla di tutto ciò si trova in questi provvedimenti: le modifiche ai tre articoli costituzionali (aticoli 41, 97, 118), di fatto sono delle enunciazioni assolutamente generiche e teoriche, ma soprattutto diverranno operative solo alla fine di un lungo procedimento (ogni modifica costituzionale ha bisogno di vari passaggi alle camere per essere poi operativa, e deve avere una valutazione da parte della Corte Costituzionale), diventando pienamente operative solo tra alcuni mesi, anzi, se vogliamo essere precisi, le decisioni prese ieri dal Consiglio dei Ministri diverranno operative tra circa un anno e mezzo, infatti, per le modifiche costituzionali ci vuole la doppia lettura a Camera e Senato, e le due letture devono essere distanziate di circa 6 mesi l’una dall’altra. E tutto questo diventerebbe operativo se in entrambi i passaggi, non sorgessero modifiche, altrimenti i tempi si dilatano ulteriormente.
Per quanto riguarda, infine, gli altri provvedimenti, neanche questi diventeranno immediatamente operativi: siccome sono legati alle modifiche della costituzione, ne seguono tutto l’iter, ma anche se fossero immediamente pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, porterebbero ben poco beneficio: il rilancio del piano casa, a io avviso, non avverrà, perchè si tratta di riesumare il vecchio piano casa del governo, che è già stato bocciato e disatteso dalle Regioni. E allora mi chiedo: cosa è cambiato dall’anno scorso, quando si è preso atto che il piano casa è rimasto lettera morta? Assolutamente nulla. Eppure sarebbe bastato, come avevamo detto, accettare i suggerimenti dell’ANCE che erano stati portati avanti in occasione della manifestazione del dicembre 2010.
L’unico provvedimento di una certa utilità sarebbe il taglio e la deducibilità dell’IRAP, legandola ad alcuni fattori come il costo del lavoro, assunzioni e così via; ma questo provvedimento, per divenire operativo, dovrà attendere almeno 18 mesi, quindi è come se non ci fosse. Ma allora, cosa ha prodotto l’ultimo Consiglio dei Ministri?
Delle belle intenzioni, ma nulla di concreto, ovvero i soliti spot, come sembra confermare il Ministro Tremonti quando afferma che bisognerà attendere Aprile per un paino concreto: “La nostra agenda è dettata e definita dall’Europa in Europa. Noi abbiamo sempre avuto come termine di riferimento il semestre europeo e l’agenda europea ed è su quello schema che dobbiamo lavorare”, ha detto Tremonti.
“Entro aprile presenteremo un documento che sintetizza il piano per la crescita, siamo convinti che sia necessario sentire tutti ma abbiamo intenzione di avere il sostegno di Fmi, Ocse e commissione europea.” Da quel che il Ministro ha affermato, si desume che la programmazione economica del governo italiano non dipende certo da Berlusconi, ma dalla UE, e allora mi chiedo: a che serve convocare un Consiglio dei Ministri se ci si limita a delle belle parole e bisognerà attendere Aprile per avere un piano concreto? Il Ministro Tremonti da due anni parla della Banca del Sud, che ancora non è neanche nata, e sinceramente ormai a questo parto non ci crede più nessuno.
Si parla dei Fondi Fas, ma sono bloccati da anni, se non quando al governo serve un “bancomat”, ma su questi fondi sarebbe il caso di specificare una cosa importante: non sono soldi del governo che vengono messi a disposizione del Sud, ma sono soldi della UE. Quindi anche in questo caso il governo non ha meriti propri, anche se poi millanta risultati e obiettivi roboanti.
In questo momento le agenzie battono la notizia che nella media del 2010 la produzione industriale, corretta per i giorni di calendario, è salita del 5,3% dal -18,3% del 2009 e dal -3,5% del 2008, rende noto Istat. La notizia è bella, ma da tecnico posso dirvi che non è certamente così spettacolare come si crede ad una prima lettura, infatti l’indice ha recuperato nel 2010 meno del 25% della caduta cumulata registrata da Istat tra 2008 e 2009, quindi l’Italia ancora non ha neanche lontanamente riassorbito gli effetti della crisi degli anni passati. Addirittura nel complesso degli ultimi tre mesi del 2010 la produzione è scesa in termini destagionalizzati dello 0,2% in termini congiunturali dal +1,3% del terzo trimestre.
Alla luce di questi dati, dobbiamo attendere, come già detto, Aprile per avere un piano concreto, sperando che sia il preludio ad una bella primavera per l’economia e le famiglie italiane.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati