postato il 21 Giugno 2011 | in "In evidenza"

Italia, non avere paura!

Il 18 giugno si è  svolto a Palermo un convegno promosso dalla Fondazione Liberal, con l’on. Ferdinando Adornato e il sen. Gianpiero D’Alia, dal titolo “la famiglia, i giovani, le imprese in Sicilia: quali prospettive per il futuro?”. Riportiamo l’intervento di Riccardo Galioto, coordinatore nazionale dei “Circoli Liberal giovani”.

L’iniziativa di oggi  e’ propria della missione di Liberal e il progetto che noi stiamo portando avanti è proprio quello di tenere insieme il binomio tra la cultura e la politica nel senso che non vi può essere cultura senza politica e politica senza cultura. I circoli di Liberal devono essere un contenitore di valori che ci deve portare verso il Polo per l’Italia che dovrà essere un partito libero, aperto , plurale, democratico.

Questo terzo polo  non dovrà essere proprietà privata di nessun leader politico, ma dovrà appartenere al popolo e dovrà avere la capacità  di rinnovare la classe dirigente e di riunire la società civile.

Vorrei focalizzare a questo proposito l’attenzione su quelli che ritengo siano i temi più importanti del convegno e sui quali ci troviamo a discutere. Temi che mi auguro ci inducano ad una sana riflessione. Ma prima vorrei richiamare un pensiero di Papa Giovanni Paolo II,  un grande Papa che ha rimesso al centro la dignità umana e i valori della famiglia e del lavoro, parole che sono la mia stella cometa e che mi hanno dato lo spunto per dare il titolo a questo Convegno: “non abbiate paura”.

 

“Non abbiate paura” ci ha detto Papa Giovanni Paolo II, abbiate quindi speranza. Ma e’ possibile sperare, se non si crede in qualcosa di comune? E’ questa la grande questione  che il capo della Chiesa Cattolica ha rivolto a tutti noi, al pensiero laico, all’intera umanità. Sin dall’inizio del suo Pontificato, Giovanni Paolo II ha rivolto la sua  sfida anche nei confronti  delle libere società occidentali. Ha invocato giustizia sociale e rispetto della dignità umana di fronte alle ancora troppo accentuate  disuguaglianze economiche. Ha riproposto l’antichissima, ma nello stesso tempo  modernissima, idea del lavoro come la più alta forma  di creatività umana da valorizzare in quanto tale, secondo  quello che dovrebbe  essere  il modello delle economie libere ,contro il cieco produttivismo e contro la diffusa mentalità consumista. In alternativa all’individualismo ha rilanciato il valore delle comunità e innanzitutto, naturalmente  della comunità primaria: quella costituita dalla famiglia. Dobbiamo proteggere e garantire la Sacralità della famiglia. Dobbiamo chiedere di passare alla parte propositiva, agli interventi strutturali efficaci per dare dignità e robustezza alla famiglia, decisiva per la tenuta del paese.

 

Dobbiamo avere la convinzione che la vita  abbia bisogno di un senso, di un destino e di una prospettiva  e che la pura espansione biologica non sia sufficiente. Credo  che questo mio messaggio possa essere di attualità per quei giovani che hanno smesso di credere,anche perché  probabilmente  le generazioni precedenti hanno bruciato tutti i serbatoi di speranza. Se la politica non ritroverà il coraggio di scegliere,senza  badare al mero tornaconto elettorale ma pensando al bene del Paese, il futuro dell’Italia  e quello dei giovani in modo particolare  sarà seriamente compromesso. Noi giovani dobbiamo essere  parte attiva, dobbiamo giocare le partite da protagonisti,prendendoci quegli spazi  che troppo spesso ci vengono negati. Nel processo di rinnovamento del nostro paese ,un ruolo importante  spetta agli amministratori locali, che devono avvicinare la politica  alle persone  e gestire  oculatamente  il denaro pubblico tagliando gli sprechi. Mai più un caso Norman Zarcone che voi tutti conoscete, mai più una targa intitolata alla “Generazione Norma”, ai giovani studiosi che non hanno saputo reggere il contrasto tra il loro mondo ideale  e la difficile realtà della vita,vittime di una gioventù tormentata  che si confronta con una società difficile e dall’incerto futuro.

 

La cosa più facile sarebbe scendere in piazza a protestare, il peso eccessivo dell’intervento pubblico ha creato un’enorme sistema ridistributivo  di tipo clientelare governato dall’intermediazione della politica. Sono state introdotte  regole sostanziali  diverse da quelle formali. Il mercato e’ stato distorto, si e’creato un paradossale incentivo  a collocarsi in questo tipo di mercato che però non produce  mai innovazione e ricerca. Nel frattempo  il mondo è cambiato, le sfide  sono diventate globali, le risorse pubbliche si sono esaurite. Oggi  questo mercato distorto non può più ridistribuire ricchezza. C’e’ ancora un pezzo di imprese che ha nostalgia del passato e dell’assistenzialismo, ma così non si va avanti, non ci sono più soldi, l’unica scelta che la Sicilia deve fare e’ puntare al mercato. I fondi FAS qualora arrivassero dovrebbero avere una destinazione precisa. In queste condizioni  perchè stupirsi  se il PIL della Sicilia e’ congelato mentre il nord-est viaggia  ai ritmi  simili a quelli della locomotiva  tedesca? La questione non e’ più solo etica,ma anche politica, ed economica. Ci vuole un modello che soppianti il vecchio, che aiuti ad accrescere le dimensioni delle imprese e punti sull’innovazione,questa e’ la direzione  che le imprese siciliane   devono seguire per crescere.

 

Chi guarda alto oggi? Dove sono i valori,la passione civile,la fiducia negli ideali? E quali ideali poi? Le nostre recenti vicende Nazionali ,gli attacchi  scomposti al Quirinale, alla Costituzione,alla Corte Costituzionale, alla Magistratura, alla stagione  dei pasticci sulle liste elettorali,delle escort,alla stagione del malcostume su appalti e politica, degli scandali del G8, delle disavventure  di un’economia che non trova equilibrio e resta senza riforme,della rissa continua tra opposte fazioni in Parlamento. Allora, mi domando con angoscia, cosa ci stanno lasciando i nostri governanti? Nel momento in cui il paese cerca di gestire un cruciale  ricambio generazionale vedo grandi eccellenze per lo più riparate all’estero dove hanno saputo meglio valorizzarle, ma vedo anche molto sbandamento. Molti giovani che cercano esempi nelle istituzioni faticano a trovarne. Ciò che conta  per essere felici  non è il benessere  acquisito ma lo stato d’animo  di vivere  con la speranza e la certezza  che si progredisce,che si va avanti. Questa è la vita: dignità e speranza. Senza ciò, si perde il senso  dell’esistenza. Bisogna fare in modo che i giovani acquisiscano soprattutto  il senso di  responsabilità la capacità di prendere decisioni. Dobbiamo sentire dentro di noi  i valori più  antichi-la dignità e la speranza. Va diffuso sempre più il bisogno di solidarietà cioè di ordine, di serietà, di onestà, di giustizia, di correttezza in tutti i campi: sul lavoro, sulle strade, nella scuola, nei comportamenti quotidiani. Perché il Popolo aspetta una classe dirigente seria che abbia importanti profili: legalità, etica pubblica, sobrietà e senso dell’autorità.

Riccardo Galioto



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