La crisi pesa sui giovani: “bamboccioni” triplicati dal 1983. E le famiglie arrancano
È l’immagine di un Paese ripiegato su se stesso quella dipinta dal nuovo rapporto Istat, presentato oggi alla Camera dei deputati. L’Italia detiene il record dei giovani che non lavorano né studiano. Il 15% delle famiglie si trova inoltre in condizioni di disagio economico e la pressione fiscale è salita.
Bamboccioni a vita. Tra i Paesi europei l’Italia detiene il triste primato del più alto numero di giovani che non lavorano e non studiano, ben due milioni. Il 21% di loro ha un’età compresa tra i 15 e i 29 anni e si tratta per lo più di uomini. A costringerli a restare nel nido di mamma e papà sono soprattutto i problemi economici: le difficoltà nel trovare casa (26,5%) e quella di trovare lavoro (21%). Ma salendo un po’ più su con l’età la situazione non migliora, perché dal 1983 ad oggi i 30-34enni che restano in famiglia sono quasi triplicati (dall’11,8% al 28,9% del 2009).
I giovani e la crisi. I giovani sono inoltre la categoria che più di tutte ha pagato la crisi economica. Oltre 300mila l’anno scorso sono tornati disoccupati. Aumenta il grado di “demotivazione”, di chi pensa che studiare non serva a nulla visto che spessissimo chi ha un titolo di studio o una specializzazione finisce per fare un lavoro che vale molto meno. Nel 2009, il 20,2% (4,6 milioni) degli occupati è sottoinquadrato, cioè non svolge un lavoro adeguato al suo livello di istruzione. Grave anche la situazione lavorativa delle donne italiane il cui tasso di occupazione nella fascia 15-64 anni è sceso nel 2009 al 46,4%, oltre 12 punti percentuale in meno della media nell’Ue (58,6%).
Nel frattempo, le famiglie italiane arrancano. Oltre il 15% vive in condizioni di disagio economico, con una percentuale che supera il 25% nel Mezzogiorno.Una su tre non riesce a sostenere spese impreviste, quasi una su due non può permettersi una settimana di ferie lontano da casa, mentre ci si indebita sempre più.
Sempre secondo il rapporto Istat, la pressione fiscale in Italia è salita al 43,2% nel 2009, aumentando di tre decimi di punto rispetto all’anno precedente.
Chi paga la crisi. Insomma la crisi c’è e pesa tanto, a pagarla sono soprattutto i più deboli: giovani che si affacciano nel mondo del lavoro e che faticano a costruirsi un futuro. Famiglie che cercano di coprire loro le spalle ma si trovano, sempre più spesso, a non poter far fronte a spese impreviste, mentre per quasi la metà di loro andare in vacanza diventa un sogno. Questo è il Paese in cui viviamo. Dalla politica bisognerebbe esigere serietà e responsabilità: che si mettano da parte gli slogan e si affrontino i problemi reali, che a tanti, troppi cittadini rendono impossibile vivere una vita serena.
Dite la vostra
L’articolo che ho appena letto descrive perfettamente la situazione di disagio causata dalla disoccupazione ai giovani, alle famiglie. Niente da aggiungere, se non la disperazione di chi da vicino la vive la crisi, di chi vede i propri sogni ( e quelli di fratelli, amici, conoscenti) infrangersi, tingersi delle nuances dell’ utopia, anche quelli più banali come lavorare, creare un nucleo familiare, essere indipendenti. Le ali tarpate; ma i politici cosa propongono concretamente per cambiare le sorti di questa sciagurata generazione? Oltre a spiattellarci i dati relativi alla nostra miseria, cosa si impegnano a fare? Occupazione, incremento del numero di nidi, sussidi alle famiglie, housing sociale: tutte cose che ancora non sono altro che un miraggio. Vi aspettiamo al varco.