La necessaria riforma dell’art. 49 della Costituzione
“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi
Davanti alla penosa vicenda dell’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi ci sono due reazioni deprecabili tanto quanto il reato commesso: la prima è liquidare la vicenda con un tristemente famoso “è un mariuolo isolato” e continuare a far finta di niente, la seconda è buttarla nella solita cagnara populista con tanto di Banda Bassotti di contorno come fa il Fatto Quotidiano. Minimizzare e abbandonarsi al furor giacobino sono due reazioni opposte ma che hanno il medesimo risultato: non cambiare niente. Il recente passato ne è una testimonianza: tanto baccano all’indomani di Tangentopoli e poi, fatto passare un po’ di tempo, si è tornati a rubare meglio e più di prima.
Cosa fare per evitare nuovi casi Lusi? E’ sufficiente intervenire nuovamente sul finanziamento pubblico ai partiti? E’ importante dire subito che non bastano piccole modifiche o soluzioni provvisorie, ma oggi più che mai occorre affrontare il problema della regolamentazione giuridica dei partiti. Per far ciò occorre mettere mano all’articolo 49 della Costituzione che risente ormai del mutato quadro storico-politico; in altri termini è necessario salvare i partiti o meglio restituirgli dignità. Restituire dignità ai partiti significa ridare a questi quel ruolo di raccordo fra i cittadini e le istituzioni, che è fondamentale in una democrazia pluralista e che, proprio per questo motivo, non può più essere sottratto ad una regolazione dei partiti in forme autenticamente democratiche ed aperte al controllo dell’opinione pubblica e della legge. I partiti devono rinunciare ad una parte del loro arbitrio, subordinandosi a regole certe e trasparenti, devono altresì tornare a svolgere la loro funzione nella democrazia italiana, ritornando ad essere autenticamente soggetti democratici subordinati a regole certe e trasparenti mediante la pubblicità dei loro statuti e soprattutto dando reale potere ai loro iscritti ed elettori. Una operazione di questo genere oltre che necessaria è richiesta dall’Europa, infatti il diritto comunitario prevede che un partito politico a livello europeo per accedere ai finanziamenti debba avere personalità giuridica nello Stato membro in cui ha sede.
Già don Luigi Sturzo che della lotta alla partitocrazia, una delle tre «malebestie» che già allora inquinavano la democrazia italiana con lo statalismo e l’abuso del denaro pubblico, ne aveva fatto una battaglia e propose nel 1958 un disegno di legge per dare ai partiti, allora come oggi mere associazioni di fatto, una personalità giuridica attraverso il deposito dello statuto alla cancelleria del tribunale civile del luogo in cui hanno sede legale, ed obbligarli ogni anno a presentare alla stessa il rendiconto delle entrate e delle uscite. Altra regolamentazione prevista da Sturzo era la rendicontazione delle spese elettorali dei candidati davanti al tribunale.
Ma non è necessario andare al 1958 per trovare qualche buona soluzione ai problemi della partitocrazia senza partiti, sarebbe sufficiente riprendere in mano, anche semplicemente per aprire un ragionamento, sul ddl n. 2416 presentato dal senatore Gianpiero D’Alia e dal senatore Marco Follini nell’ottobre 2010. Il disegno di legge del presidente del gruppo Udc-Autonomie e del senatore del Pd è articolato in 10 articoli che qualificano i partiti come associazioni riconosciute con personalità giuridica, definiscono i requisiti di “democraticità” e modalità per essere riconosciuti, stabiliscono non solo un tetto alle spese elettorali e la nominatività dei titoli appartenenti al partito ma anche una commissione ad hoc presso il Ministero dell’interno per il controllo di tali spese, con la possibilita` di controllare e di conoscere i bilanci dei partiti politici e le spese sostenute. C’è dunque abbastanza materiale per ragionare, per discutere ma soprattutto per intervenire in questa materia delicata non solo per evitare altri casi Lusi, ma anche per salvare i partiti. E i partiti si salvano soltanto se si rivitalizza il rapporto fra cittadini e partiti.