La nostra priorità è ridurre il cuneo fiscale
Intervista a Pier Ferdinando Casini di Alvise Fontanella per ‘il Gazzettino’.
Da anni “schiacciato” dal dominio in regione della Lega, oggi l’Udc ripone nel Veneto grandi speranze. Fino a ieri -oggi scatta il divieto di pubblicarli – i sondaggi davano in Veneto il partito dello scudo crociato qualche punto sopra la media nazionale. Ma i dirigenti centristi Veneti, a cominciare da Antonio De Poli, non fanno mistero di aspettarsi risultati da ricordare, resi teoricamente possibili dallo sfaldarsi dell’egemonia dei due grandi partiti di centrodestra. Non è certo un caso che il leader nazionale dell’udc, Pier Ferdinando Casini, sia impegnato in un tour elettorale che prese le mosse stamattina a Udine (in via Pracchiuso), farà oggi in Veneto tre tappe, che sembrano scelte da una mappa dei migliori risultati elettorali storici della Lega: Treviso, Vicenza e Verona. L’ex presidente della Camera arriverà a Mareno di Piave (Treviso) alle ore 14 (Centro Sociale, in via Municipio), poi alle ore 16 si sposterà a Vicenza all’Istituto diocesano San Gaetano (Stradella Mora 22) e, infine, concluderà il tour Veneto alle ore 17 a Verona, al Teatro Stimate di piazza Cittadella.
Onorevole Casini, non teme questa grande rimonta di Berlusconi?
No, non ci credo. Non credo alla rimonta del Pdl. Sui sondaggi faremo i conti alla fine. In Sicilia l’ultima volta ci davano al 4, abbiamo preso l’11. Credo che i risultati saranno ben diversi e migliori rispetto a quello che emerge in questi giorni sui giornali.
Però alla Camera, dove correte separati, la lista di Monti si sta mangiando l’Udc, com’era prevedibile.
«Io sono candidato nella lista Monti al Senato, in sei Regioni. Ed candidato nella lista concorrente a quella del mio partito alla Camera. La scelta, evidentemente, è stata meditata e messa in conto: d’altronde noi abbiamo fatto una scelta che ci porta ad avere un ampio risultato al Senato, un risultato che da soli non avremmo avuto.
Sì, ma alla Camera l’Udc sarà schiacciato: l’elettore che al Senato mette la crocetta su Scelta Civica, tenderà poi a rimetterla anche alla Camera.
Sì, certo, ma non credo che questo avverrà nella misura che si dice.
Però se al Senato nessuno ha la maggioranza, qualche alleanza bisogna pur farla.Con Bersani e Vendola?
«Io dico solo che non siamo ai saldi di fine stagione: Bersani ha fatto una scelta, si è alleato con Vendola, avrà fatto le sue valutazioni. Adesso se vince, complimenti, se non vince si aprirà il confronto, ma non pensi che noi abbiamo l’obbligo di unirci a lui, non ce l’ha ordinato il medico, non abbiamo la vocazione della crocerossina. Vendola è antitetico ai nostri programmi politici: se la veda Bersani, se non ha la maggioranza, non è che noi gliela dobbiamo dare.
Ai tempi di mamma Dc, queste espressioni volevano dire che il prcmier spetta a voi.
Qui si tratta di serietà. Monti non è sceso in campo per fare il presidente del consiglio, ma perché ha visto compromessi i risultati politici della sua coalizione, perché il Pdl è tornato all’alleanza con la Lega e il Pd è tornato all’alleanza con Vendola. Dopo di che, noi siamo disponibili a un’alleanza, ma sulle riforme. Non possiamo accettare chi dice no alla Tav, no all’articolo 18, no alla riforma della previdenza.
E a un’alleanza col Pdl, siete disponibili?
«Se quelli che son rientrati nel recinto della Lega, a proporre di tenere al Nord il 75% dei tributi, pensano di tornare a ragionare seriamente, bè, sarebbe utile al Paese. Ma in questa legislatura noi abbiamo detto di no al furto delle quote latte, che ci costa come l’Imu, no al federalismo in salsa leghista, è naturale che ci siano dei solchi che si separano dal Pdl. Tra l’altro la campagna del Pdl è penosa: prima si giura che si restituisce l’Imu, attingendo ai risparmi degli italiani alle Poste, poi si annuncia un condono tombale, poi si dice che non è vero, poi si promettono 4 milioni di posti di lavoro ai giovani, poi si smentisce. Fa ridere, sono pagliacciate.
Ma anche Monti e Bersani si son fatti trascinare nella gara a chi promette più tagli di tasse.
Io la campagna di Monti la vedo molto diversa da quella degli altri. Un conto è ragionare sulla necessità, se si bloccano le spese pubbliche e se i proventi dal recupero di evasione ci sono, di attenuare gradualmente la pressione fiscale in futuro, un conto è fare delle promesse tipo cancelliamo l’Imu. Monti non fa lo spacciatore di promesse. E penso che quelle promesse siano come la droga: avvelenano il clima, e di questo veleno il Paese muore.
Anche il governo Monti, quanto a tagli alla spesa pubblica, poteva fare di meglio: tagli lineari, uguali dove si spreca e dove si risparmia all’osso…
Monti è arrivato quando stavamo andando in malora, e nel giro di pochi mesi ha fatto tutto ciò che ha potuto. Non ha la bacchetta magica, è l’unico rimprovero che mi sento di fargli. Ma il negoziato sul bilancio europeo è una premessa di quello che Monti può fare: finalmente il saldo dei pagamenti italiani migliora. Finalmente, dopo gli anni dei cucù, Monti ha davvero ottenuto qualcosa. Questi sono i fatti, il resto son chiacchiere.
Una proposta del suo programma.
«Ci sono 60mila abbandoni universitari. Io propongo che ai ragazzi meritevoli lo Stato dia un prestito d’onore per mantenersi agli studi. Poi, nei loro primi cinque anni di lavoro, lo restiruiranno. E un altro tema, il cuneo fiscale: non è più accettabile che per dare 14mila euro a un dipendente l’impresa ne sborsi 28mila. Bisogna abbattere il cuneo per tutti.
Bellissima idea, ma un po’ berlusconiana: dove li troviamo i soldi?
«Ma questa del cuneo fiscale è una priorità del programma, non è una promessa. Faremo il possibile per ridurlo, gradualmente e responsabilmente».