postato il 17 Marzo 2012 | in "Esteri, In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo"

L’arresto dei marò italiani viola il diritto internazionale

“Riceviamo e pubblichiamo” di Vincenzo Massimo Pezzuto

Nella vicenda che coinvolge i marò italiani un dato fondamentale non può essere tralasciato: la violazione da parte dell’India delle norme vigenti del diritto internazionale. L’India sembra aver dimenticato che nel diritto internazionale consuetudinario vige il principio dell’immunità funzionale, una regola antichissima in quanto risalente al lontano ’700. I due marò hanno agito nell’ambito di una funzione ufficiale per conto dello Stato italiano, adempiendo la missione anti-pirateria prevista dalla legge italiana e autorizzata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Pertanto gli atti di un organo dello Stato connessi all’esercizio delle funzioni vanno imputati allo Stato e non alle persone che li hanno commessi.

Quindi un eventuale illecito va direttamente imputato all’Italia nell’ambito del diritto internazionale e non al soldato nell’ambito del diritto penale indiano. A questo punto è auspicabile che l’Italia adotti delle contromisure atte a salvaguardare oltre che i nostri due valorosi connazionali, anche l’incisività e l’efficacia della lotta anti-pirateria, missione che rischia subire un duro colpo a seguito di tale vicenda.
Diverse sono le soluzioni attuabili: l’interruzione dei rapporti diplomatici, la richiesta di apertura di una commissione di inchiesta o di arbitrato, il ricorso al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Non è ammissibile quanto sta accadendo, soprattutto perchè l’Italia ha sempre applicato correttamente il diritto internazionale, malgrado ciò abbia spesso comportato dure reazione da parte dell’opinione pubblica. Un esempio è costituito dalla vicenda Calipari e dal caccia americano in volo a bassa quota che fece precipitare la funivia del Cermis.



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