Le sfide della geopolitica tricolore
Troppo spesso la riflessione politica tende a restare chiusa nel guscio di quel che succede nel “proprio giardino”. Si dimentica che viviamo in una società in cui globale e locale si intrecciano, e ciò che succede fuori dai confini nazionali non è meno importante degli avvenimenti che ci riguardano da vicino. Basti pensare a due fatti recenti: l’espulsione dei rom da parte del presidente Sarkozy in Francia; la condanna alla lapidazione prima, all’impiccagione poi per Sakineh in Iran. Temi, entrambi, che ci hanno toccato da vicino, che ci hanno fatto riflettere.
Non è la prima volta e non sarà certo l’ultima.
Per questo motivo abbiamo deciso di promuovere sul blog un ciclo di approfondimenti di geopolitica. Si tratterà di articoli scritti da giovani, studenti e non, con l’obiettivo di stimolare un dibattito costruttivo tra cittadini, e riscoprire il gusto di capire ciò che accade attorno a sé.
Oggi pubblichiamo un articolo di introduzione. Buona lettura.
Le Sfide della geopolitica tricolore
Ci troviamo in un mondo in repentino cambiamento. Viviamo infatti in un’epoca in cui tutto ciò che i nostri padri hanno contribuito a costruire sta rapidamente mutando. Il sogno del mondo unipolare al termine di sessant’anni di Guerra Fredda si è rivelato una chimera: gli Stati Uniti, benchè usciti vincitori dal formidabile confronto ideologico, non sono riusciti a consolidare questa vittoria. Essi hanno infatti solo guidato la transizione da un bipolarismo ad un multipolarismo ben più complesso ed articolato del vecchio ordine, aprendo scenari nuovi, in cui si scontrano molteplici interessi ed equilibri geopolitici. Sono emersi nuovi attori, mentre altri hanno reclamato a gran voce la propria presenza al tavolo della Storia, dopo lunghi decenni, o addirittura secoli, di oblio.
La terribile crisi economica che ha messo in ginocchio le economie di tutti i paesi avanzati e costretto a mettere in discussione il modello di sviluppo che ha guidato il mondo dalla Seconda Guerra Mondiale in avanti, ha tuttavia delineato uno scenario da cui usciranno le nazioni destinate ad essere considerate leader per il prossimo futuro. Nonostante tra i paesi che gli economisti già indicano con l’acronimo B.R.I.C. (Brasile, Russia, India e Cina), le reazioni alla tempesta siano state profondamente diverse, è indubbio che la straordinaria crescita della Cina, che le ultime stime attestano al 9% annuo, mentre per intenderci, l’Italia si aggira ad un modestissimo 0,4%, aiutano a comprendere quanto ormai il baricentro politico mondiale non si trovi più esclusivamente a Londra, Berlino o Washington. E’ importante poi aggiungere all’equazione che, Cina ed India, due stati confinanti, raccolgono all’interno dei propri confini un terzo della popolazione terrestre.
Tornando a scenari a noi più prossimi, alle porte d’Europa assistiamo al risveglio dal lungo letargo eltsiniano dell’Orso russo. La Russia ha vissuto la caduta del Muro di Berlino come una tragedia: l’era di Eltsin è per molti russi coincisa con l’adozione forzata, voluta dagli U.S.A., di un modello economico liberista, alieno e per decenni avversato dalla struttura stessa del potere sovietico il cui risultato è stato quello di portare la sfinita società russa al collasso.
Dai primi anni Duemila ad oggi, sotto la spinta del presidente Putin, lo Stato ha provveduto a centralizzare nuovamente, o in ogni caso a mantenere un controllo più o meno diretto mediante uomini di fiducia, la gran parte dei settori strategici nazionali, in primis quello energetico. E’ proprio in questa chiave che va letta l’incisività della penetrazione russa negli ex Paesi della Cortina di Ferro, forte dello status di maggior esportatore di gas in Europa. Sempre da questa considerazione parte il sabotaggio politico ad ogni gasdotto (non ultimo il caso del progetto “Nabucco”) che possa far venire meno la possibilità per la Russia di incidere in maniera fondamentale sull’approvvigionamento energetico europeo.
Un particolare riferimento va al Vicino ed al Medio Oriente, terre in cui storicamente la presenza italiana è stata permeante anche grazie alla posizione geografica della nostra Penisola, ed in cui, corre l’obbligo ricordarlo, sono impegnati in missioni multinazionali nostri militari in Libano con la missione U.N.I.F.I.L. – Leonte, ed in Afghanistan con I.S.A.F. . La maggiore partita strategica si gioca in Iran. Il regime degli Ayatollah si sta infatti progressivamente costruendo un rango di media potenza regionale ed il suo programma atomico ne è solo la manifestazione più rilevante. Ciò che infatti dovrebbe particolarmente preoccupare l’Occidente, non è solamente il perseguimento della “Bomba Sciita” (gli iraniani sono infatti musulmani di confessione Shīʿa), quanto la corsa all’arma atomica che si scatenerebbe nei vari stati del Golfo, in maggioranza di confessione sunnita e che porterebbe ad una proliferazione potenzialmente incontrollabile.
Oltre a questo, Teheran può contare in alcuni stati chiave nella geometria mediorientale, nella presenza di movimenti ritenuti amici: è il caso di Hamas nella Striscia di Gaza e di Hezbollah, particolarmente forte a sud del fiume Litani, in territorio libanese, dove operano tra i reparti multinazionali, anche nostri militari. Vi sono inoltre governi tradizionalmente amici come quello siriano ed altri che si avvicinano progressivamente alle posizioni iraniane, come sta accadendo nel caso della Turchia. Il quadro infine si complica ulteriormente se si considera che l’Italia è il terzo esportatore per volume d’affari nella Repubblica Islamica.
Si pone quindi la questione dell’attenzione che la nostra società rivolge al perseguimento dell’interesse nazionale italiano nel Mondo, in condizioni di crescente asimmetria geopolitica tra paesi sviluppati ed in via di sviluppo. Basti pensare alla poco nota presenza italiana in Africa, anche grazie ad aziende leader come l’E.N.I. ed alla sempre maggiore quota ricoperta dalle potenze emergenti (prima tra tutte proprio dalla Cina), nelle economie e nella crescita culturale e sociale dei paesi africani.
Innanzi a questa nuova forma di mercato e di equilibrio internazionale, dobbiamo prendere coscienza della grandiosità di ciò che accade al di là dei nostri ristretti confini, concentrandoci su eventi all’apparenza lontani, ma che la globalizzazione e la Storia fanno sì che si mostreranno terribilmente prossimi per approntare le giuste risposte ad una sfida che si svolgerà per i prossimi decenni.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Federico Poggianti
Il primo approfondimento: La tigre ed il dragone.