postato il 9 Febbraio 2012 | in "Economia, In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo"

L’attivismo del governo si vede anche in Borsa

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

In queste settimane a fronte dell’attivismo del governo Monti, vi sono state delle piacevoli novità a cominciare dallo Spread BTP-Bund.

Prima dell’insediamento di Monti, lo spread era arrivato poco sopra 600 punti (portando i tassi di interesse dei BTP oltre il 7%, ad un livello giudicato insostenibile), mentre oggi è sotto i 360 punti, e il rendimento del decennale si è riportato a poca distanza dal 5,5%, con una flessione di oltre un punto e mezzo dai massimi segnati nelle scorse settimane, con il risultato che anche il valore delle azioni degli istituti di credito italiani sono in rialzo rispetto ai minimi toccati nei primi giorni di Gennaio (basti pensare ad Unicredit).

Siamo sulla buona strada per dare una scossa al sistema Italia e risolvere i suoi problemi, ma il percorso è lungo e pieno di ostacoli come non mancano di ricordarci gli analisti stranieri; infatti Standard & Poor’s ha lanciato un allarme sulle condizioni del credito nel nostro Paese (per inciso, un analogo allarme è stato lanciato per la Francia), ignorando che proprio i nostri istituti di credito sono poco esposti verso la Grecia, hanno lanciato degli aumenti di capitale (o li stanno per lanciare) e hanno un patrimonio immobiliare in alcuni casi superiore al loro capitale sociale.

Anche Fitch ha recentemente tagliato il rating sovrano del nostro Paese da “A+” ad “A-”, con outlook negativo riducendo quello di breve periodo da “F1” a “F2”, motivando la bocciatura sia per la natura sistemica della crisi dell’area euro, sia per l’elevato debito pubblico e per il basso potenziale di crescita dell’Italia.

Sembrerebbe una debacle, eppure gli analisti hanno ammesso che una bocciatura più corposa è stata evitata grazie al forte impegno assunto dal Governo italiano in direzione di una riduzione del deficit di bilancio e della realizzazione delle riforme strutturali, cui si è aggiunto il venir meno di alcuni rischi di finanziamento a breve termine dopo quello a tre anni della BCE. Purtroppo i rischi non sono stati azzerati del tutto, in quanto per quest’anno si prevede una contrazione del PIL dell‘1,7% mentre per il 2013 si assisterà solo ad una modesta crescita dello 0,2%, mentre la disoccupazione quest’anno passerà dall‘8,2% del 2011 all‘8,8%.



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