postato il 12 Gennaio 2011 | in "Esteri, In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo"

Non dimentichiamo i cristiani copti

A meno di due settimane dal sanguinoso attacco contro la chiesa copta di Nagaa Hamadi le cronache tornano a raccontarci di attacchi contro i cristiani d’Egitto e di un incomprensibile irrigidimento delle autorità egiziane rispetto all’appello del Pontefice per la tutela delle minoranze cristiane in Medio Oriente.

Queste tristi circostanze permettono di riportare all’attenzione di un occidente secolarizzato e troppo distratto la situazione della minoranza cristiana in Egitto, vittima di una discriminazione che, nei secoli, si è inasprita o affievolita a seconda delle convenienze politiche dei governanti islamici. Attualmente i cristiani copti (la parola Copto significa “Egiziano” e deriva dal greco “Aigyptos” che a sua volta deriva dall’egiziano antico “Ha-Ka-Path” ossia la casa dello spirito di Ptah) rappresentano il 15% della popolazione egiziana e sono al 95% ortodossi mentre il resto si ripartisce tra le altre confessioni cristiane. Questa consistente e antica minoranza ad oggi non ha praticamente accesso ai vertici dello stato egiziano, da quando nel 1980 la legge islamica è divenuta “fonte principale del diritto”, così la carica presidenziale può essere ricoperta solo da un musulmano mentre se l’accesso alla carica di Premier e di governatore di una regione è formalmente garantito di fatto è molto difficile che ciò accada.

A ciò si aggiunga il fatto che non ci sono cristiani tra i rettori delle università, i responsabili dei sindacati, i vertici delle forze armate, i giudici di alto grado e in generale in tutti i centri di potere. Se la partecipazione alla vita politica e sociale del paese è quasi proibita, anche la quotidianità della comunità è sottoposta a difficoltà che non possiamo immaginare. Ad esempio costruire una chiesa è difficilissimo, ci sono tanti di quei vincoli (non può sorgere vicino a una moschea, su un terreno agricolo, vicino a monumenti…) che diventa quasi impossibile edificarne una, e non si può nemmeno pensare di celebrare il culto nelle proprie case perché si corre il rischio di una irruzione della polizia che arresterebbe i presenti con l’accusa di “riunione religiosa illegale”. Le poche chiese che resistono sono anche costrette a subire, oltre ai terribili attentati, costanti azioni di danneggiamento e saccheggio da parte di individui che godono di una scandalosa complicità della magistratura e della polizia. Inutile dire che ottenere le autorizzazioni per ristrutturare una chiesa è quasi impensabile. Se è difficile edificare una chiesa è quasi impossibile per un musulmano convertirsi al cristianesimo senza rischiare la vita, mentre non si possono calcolare le facilitazioni e i privilegi per quei cristiani che si convertono all’Islam. Anche nelle famiglie, particolarmente quelle miste, ci sono problemi e discriminazioni per i cristiani persino per i bambini che a scuola sono costretti a confrontarsi con una didattica filo-islamica che subdolamente li porta ad una “naturale” conversione.

Ricordare la situazione dei cristiani copti in Egitto e sollecitare il governo italiano e le istituzioni europee ed internazionali ad intervenire sul governo egiziano non è solo un atto doveroso ma è una prova minima di coraggio e solidarietà delle nostre società che amano definirsi libere e democratiche verso coloro che ogni domenica danno prova di fede e di coraggio andando a messa e rischiando di non tornare a casa.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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Mauro Annunziata
14 anni fa

Casini e la Libertà religiosa – Conferenza Stampa Camera con Amine Gemayel
Video integrale della conferenza stampa alla Camera con l’ex presidente del Libano, Amine Gemayel, ed il Presidente Pier Ferdinando Casini sulla “Libertà religiosa”.

http://www.youtube.com/watch?v=YHaw-7WyWDk



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