postato il 14 Settembre 2011 | in "Politica"
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Stefano Tassinari
Stefano Tassinari
13 anni fa

Ottimo Casini, purtroppo una seria riforma delle pensioni andrà fatta. Però a quel punto non credo sia più ammissibile che le pensioni degli attuali pensionati (le pensioni d’oro, quelle oltre una certa soglia) non si possano toccare.

giorgio
giorgio
13 anni fa

Be proprio stamattina ho visto che una riforma delle pensioni di anzianità bella pesante già c’è. Ogni anno aumentano in automatico i requisiti sia di età minima, sia di anzianità, le famose quote.. Forse molti non ne sono per niente informati. Nepppure i 40 anni di lavoro non bastano più, sono state introdotte le “finestre” che sono vere e proprie prese i giro (18 mesi !!!!).
Volgiamo togliere anche il sangue a chi ha iniziato a lavorare a 15/16 anni ???? Parebe di sì..purche restino le pensioni d’oro ed i baby pensionati.

Maurizio
Maurizio
13 anni fa

Riforma delle pensioni,un po troppe e poi perchè!!!!!!
2010 —41 anni con contribuzione da dipendente
41 e mezzo se nella contribuzione è presente anche una sola
settimana da autonomo, commerciante, etc.
65 anni x le donne settore pubblico
Poi si sono dimenticati di 160000 lavoratori in mobilità aspettavano la pensione e con questa “finestra” unica rimarranno da 8 a 10 mesi senza nessun introito.
2011 luglio ulteriore incremento di lavoro
+ 1 mese x chi matura i requisiti nel 2012
+ 2 mesi x chi matura i requisiti nel 2013
+ 3 mesi x chi matura i requisiti nel 2014
ETC. ETC. dal 2014 l’avvio dell’adeguamento graduale al requisito dei 65 anni di età per il pensionamento di vecchiaia delle lavoratrici private. Legato poi alla scelta dell’uscita dal mondo del lavoro tra vecchia e anzianità è il destino del Tfr degli statali. La liquidazione, infatti arriverà con 6 mesi di ritardo per chi uscirà con la pensione di vecchiaia e con 24 per chi sceglie la via dell’anzianità.
Forse è giunta l’ora della riforma , si ma delle pensioni d’oro ponendo un limite di 3000 euro al mese, perchè (fonte ISTAT) il 71,9 per cento dei pensionati italiani percepisce una pensione non superiore ai 1000 euro e il 45 per cento non supera i 600 euro.
Signori basta!!! La pensione dopo 40 anni di lavoro è un diritto non un favore, io ho iniziato a lavorare e pagare a 15 anni e se adesso anche se a soli 56 anni ho la schiena rotta, perchè le normative di tutela della salute sul lavoro sono arrivate negli ultimi anni, ma alla mia schiena non importa.

rosella
rosella
13 anni fa

Sono contenta di leggere finalmente altri commenti in linea con miei post precedenti.
Dobbiamo smetterla di parlare di riforma delle pensioni adducendo la solita frase trita e ritrita che non si puo’ andare in pensione a 57 anni.
Lo vogliamo capire che a 57 anni in pensione non ci andra’ piu’ nessuno? Io sono nata nel 1955 e in pensione, se non cambiano ancora le regole, ci andro’ a 62 anni dopo 42 anni di lavoro.
I privilegi di andare in pensione a 57 anni sono già finiti con chi e’ nato fino al 1952 e in pensione c’e già! Ma vi sembra giusto, senza confrontarsi a baby pensionati, che rispetto a chi ha tre anni piu’ di me io debba lavorare 8 anni in più’ per non toccare chi di pensione ne guadagna gia’ 10 volte tanto di piu’ di quello che prendero’ io? E per i famosi vitalizi dei politici dopo poche legislature vogliamo cominciare a fare qualche cosa?
Sarebbe bene che prima di parlare di riformare le pensioni si analizzasse la realtà’ magari frequentando i posti dove la gente sta lavorando davvero!

mario pezzati
mario pezzati
13 anni fa

io francamente nonc apisco molte delle proteste sulle pensiopni…capisco chi si lamenta di questa riforma, ma è anche vero che nel resto del mondo si va in pensione a 65 anni o anche oltre…

se si va in pensione prima di tale data, nelle altre nazioni (ad esempio la francia che tanto piace ad alcuni commentatori), si subisce una pesante decurtazione della pensione. E allora chiedo: meglio andare in pensione un pò dopo ma con la pensione intera o andare in pensione prima ma con una pensione che nei fatti è circa la metà (in francia se si va in pensione a 56 anni con 40 anni di contributi, si subisce una decurtazione del 7% per ogni anno che manca al compimento dei 65 anni…) ???
certo, mi si potrà rispondere: “meglio in pensioen a 56 anni e fare un lavoro in nero”…ma in questo caso sforiamo nell’evasione e nell’illegalità.

Maurizio
Maurizio
13 anni fa

X Mario Pezzati
La legge prevede per i pensionati Tedeschi a partire dal 2012 l’incremento di oltre un mese di lavoro in più per ogni anno fino al 2029, così da raggiungere l’età dai 65 anni attuali ai 67 anni futuri,spalmando cosí l’intero processo sull’arco di 17 anni.
Ma il sistema Tedesco ha altre regole che possono far anticipare l’età di pensionamento , per citarne alcune come i lavori usuranti o la contribuzione massima che possono ridurre di 5 anni l’età al pensionamento.Anche le donne hanno uno “sconto” di 3 anni per ogni figlio che nasce!!
Comunqe sia , il parametrarsi alla Germania o alla Francia ha di per se un grave errore di valutazione basilare:
Il dipendente Tedesco versa per contributi Previdenziali il 19,2% del suo salario.
In Italia il lavoratore dipendente versa in contributi previdenziali la bellezza del 33% del suo salario.
Mi spieghi il perchè si dovrebbe parificare la condizione previdenziale a queste condizioni??

mario pezzati
mario pezzati
13 anni fa

intanto il prelievo è così alto perchè prima avevamo il sistema retributivo (chi lavorava pagava la pensione a chi era in quel momento in pensione), sistema ottimo quando sei un paese con un andamento demografico positivo ed economia in crescita (l’italia degli anni 70 o il brasile di oggi per intenderci).
inoltre il passaggi otra i due sistemi (perchè stiamo andando verso il contributivo) non è indolore…
altra cosa: in germania non esiste la buonuscita… se la buonuscita, la diamo adesso mese per mese al lavoratore, vedi che il prelievo diminuirebbe.
se poi vogliamo parlare della germania:
Germania
Nel 2004 per le donne l’età pensionabile è passata da 60 a 65. Si prevede un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile globale da 65 a 67 entro il 2025. Sono previsti disincentivi per chi va in pensione con meno di 45 anni di versamenti contributivi e incentivi (6% annuo) a chi resta in attività pur avendo diritto alla pensione.

fonte: http://www.renteneintrittsalter.net/

Das System der gesetzlichen Rentenversicherung wird den Anforderungen einer älter werdenden Gesellschaft in der gewohnten Weise nicht gerecht werden können: Immer weniger Menschen, die zudem in großen Teilen im Niedriglohnbereich arbeiten, werden auf Dauer nicht in der Lage sein, die Ansprüche von immer mehr Alten zu erfüllen. Das Renteneintrittsalter soll hier als Stellschhraube einer ratlosen Regierung dienen: Die Menschen sollen länger arbeiten, um die Öffentlichkeit zu entlasten. Dies ist längst zu einem Politikum ersten Ranges geworden.

Aktuell ist das Renteneintrittsalter für Männer auf 67, für Frauen ebenfalls auf 67 Jahre hochgesetzt worden, wobei dies erst für bestimmte Jahrgänge gilt: Wer vor dem Jahr 1952 geboren ist, bleibt von der Reform unberührt; für die Jahrgänge danach erfolgt eine stufenweise Anpassung.

Von der Reform nicht betroffen sind zudem Männer, die 45 Jahre in der Rentenversicherung nachweisen können und für Frauen unter anderen, weit komplizierteren Umständen, zu denen Wartezeiten wegen Kindeserziehung und dergleichen zählen. Dieser Personenkreis kann nach wie vor mit 60 Jahren in Rente gehen, ohne dabei Abschläge in Kauf nehmen zu müssen.

Das Renteneintrittsalter für Schwerbehinderte wird ebenfalls schrittweise von 63 auf 65 Jahre angehoben, ab dem Geburtsjahr 1952.

Früher in Rente nur mit Einbußen
Generell wird Menschen, die vorzeitig das Altersgeld in Anspruch nehmen möchten, ein Abschlag in Höhe von 0,3 % pro Monat verrechnet. Dies bedeutet bereits einen Verzicht auf 3,6 % der Rente, wenn man ein Jahr vorher seinen Ruhestand genießen möchte. Wer seinen Renteneintrittsalter berechnen möchte kann hierzu die unten aufgeführte Tabelle benutzen

ma restiamo all’italiano:
In cambio del voto dei pensionati, i politici tedeschi non hanno fatto altro che posporre le riforme importanti per decenni. Sebbene il sistema non sia più sostenibile nel suo stato attuale, i politici hanno preferito passare il problema alla generazione successiva. C’è un detto famoso di un ministro tedesco, “Die Renten sind sicher” ( le pensioni sono assicurate) che viene oggi ricordato con cinismo da molta gente che teme per le sue pensioni.

Questo timore non è infondato. Molti economisti concordano nel dire che la generazione attuale riceverà solo una parte del denaro che stanno pagando oggi. Per evitare il rischio di dover vivere degli aiuti ai poveri durante la pensione, dovresti considerare l’idea di una pensione privata che incrementi la pensione statale. Le agenzie di aiuto al consumatore danno informazioni sulle misure che lo stato sta prendendo per finanziare piani di pensione privati e d’impresa.

Le pensioni sono pagate generalmente a 65 anni di età, ma è possibile ottenere una pensione anticipata oppure lavorare più a lungo e ricevere la pensione a un’età più avanzata. Prima del 1992 l’aggiustamento dei benefici all’età di pensionamento era soltanto implicito, avveniva attraverso il numero riconosciuto di anni di servizio.
A partire dalla riforma del 1992, i 65 anni sono considerati l’età ‘cardine’ per il calcolo dei benefici pensionistici. Per ciascun anno di pensionamento anticipato e fino a cinque anni, le pensioni sono ridotte del 3,6 per cento (in aggiunta all’effetto dei minori anni di servizio). La riforma del 1992 ha anche introdotto premi per pensionamenti posticipati in modo sistematico. Per ciascun anno di pensionamento posticipato dopo i 65 anni la pensione è aumentata di 5 punti percentuali in aggiunta all’incremento ‘naturale’ indotto dalla crescita degli anni di servizio.

parlaimoci chiaro: il punto è se si vuole restare in un angolo a frignare o se ci si vuole rendere conto che la realtà è cambiata e non si può più mantenere il passato.
Piaccia o meno, non si ha la possibilità di scelta, perchè dobbiamo adeguarci alla realtà mondiale.
Continaure a pensare e sperare ai vecchi privilegi non è possibile, perchè non c’è più nessuno che paga i nostri conti e non possiamo vivere indefinitamente a debito come è stato negli anni 80.

Rosella
Rosella
13 anni fa

Scusi Sig. Pezzati ma forse non ci siamo capiti.
Intanto io non mi permetterei mai di dire e nemmeno di pensare che meglio andare in pensione prima e lavorare in nero! Questa e’ una frase sua! Io ho pagato contributi e tasse dal mio primo giorno di lavoro e non ho mai smesso!
In secondo luogo, mi puo’ stare bene andare in pensione con 40 anni di contributi e una decurtazione. Ognuno fara’ i conti a casa sua e decidera’ se continuare a lavorare o andare in pensione. E’ ovvio che chi ha un lavoro e non puo’ peremttersi la decurtazione non sara’ cosi’ stupido da lasciare il lavoro per cercarsi un lavoro in nero. E dove poi? A fare che cosa?
In secondo luogo Le ho spiegato con quattro conti matematici che chi ha iniziato a lavorare a 15\16 anni i 40 anni di contributi li ha gia’ completati ed e’ gia’ in pensione. Le mie amiche che non hanno studiato dopo la terza media sono gia’ a casa. Chi come me me ha continuato a studiare sta a ancora lavorando e non potra’ andarci prima dei 62. Le chiedo solo di osservare la realtà ‘.

mario pezzati
mario pezzati
13 anni fa

sig.ra rosella, io la realtà la osservo bene… è lei che non la osserva, perchè ancora continua a guardare a cose del passato che non sono più sostenibili.
la realtà è che i soldi per mantenere le vecche regole non ci sono più.
inutile dire “ma le mie amiche sono cì e cosà”… la realtà è questa.
vogliamo parlare di ocme ovviare ad una riforma delle pensioni??? va bene, parliamone, ma sappiate che allora si andrà necessariamente ad un aumento di prelievo fiscale.
non è data una terza strada.



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