postato il 21 Novembre 2011 | in "In evidenza, Politica, Riceviamo e pubblichiamo"

Perché qui si rifà l’Italia

“Riceviamo e pubblichiamo” di Stefano Barbero

Le nebbie si sono diradate, materialmente e idealmente. Le nebbie del Nord leghista, ingiustamente trascinato nel baratro concettuale di una forza che vuole dividerlo dal resto del Paese, hanno lasciato il campo a un sole caldo e splendente che ha baciato Verona, dove il Terzo Polo si trovava per dire agli italiani: il futuro passa di qui. Passa da quest’area politica che ha fatto della responsabilità (quella vera) il suo vessillo, passa da quest’area geografica che si sta accorgendo dell’errore madornale che ha fatto consegnandosi alla Lega, passa dal “governo dei professori”, l’unica chance che ha lo stivale per uscire indenne, o tutt’al più un po’ ammaccato, da questa tempesta economica.

Alla fiera di Verona erano attesi 1500 ospiti, ci siamo ritrovati in quattromila. L’entusiasmo era palpabile, simpatizzanti e onorevoli, amministratori e giovani militanti accomunati dallo stesso ottimismo – l’Italia ce la farà – e dalla stessa consapevolezza – con il Terzo Polo c’è di nuovo la buona politica – hanno sostenuto i discorsi dei leader. Discorsi brevi, concisi e concludenti, l’ideale per un’aggregazione che vuole interpretare il cambiamento. Sano gusto per le cose concrete: abolizione dei vitalizi agli ex-parlamentari, interventi a favore dell’occupazione giovanile, prelievi sui grandi patrimoni. La platea non poteva che esultare a un programma di questo genere.

Verona è stata una manifestazione snella e partecipata, risoluta e moderna, vicina al Nord tradito dagli imbonitori in camicia verde, quei trombettieri dai cattivi pensieri che fanno politica per dividere il Paese e non per arricchire economicamente (culturalmente, manco a parlarne) le regioni di cui si fanno portavoce. Le esigenze del Nord come sono state interpretate da una formazione, la Lega, che ora sta all’opposizione dell’unico governo tra tanti che si sono succeduti la cui compagine è quasi totalmente settentrionale? Chiediamolo ai sindaci del Veneto, chiediamolo agli imprenditori dei distretti del Nord-est o delle aree industriali lombardo-piemontesi, chiediamolo ai deputati Gava e Destro che si sono sfilati da una maggioranza che non era più in grado di operare per il bene del Paese. Le risposte sono univoche: la Lega ha fatto soltanto propaganda e il federalismo che ha ottenuto sortisce l’unico effetto di moltiplicare i centri di spesa, i comuni sono dissestati (e meno male che la culla della Lega erano le amministrazioni!), i servizi ridotti all’osso. E gli unici che nella marea verde riescono a distinguersi per esperienza, indipendenza di giudizio, moderazione, vengono messi alla porta: nel granitico Carroccio è solo il volere del leader che conta. Questo leader stanco si è lasciato sfuggire il suo Nord di mano, e ora questo Nord stufo delle ricette miracolose mai attuate guarda da un’altra parte, e trova una nuova attenzione per la comunità, un rinnovato amore per il bene comune, un ritrovato orgoglio patrio.

Già perché da Verona lo sguardo va a un grande gigante stanco: l’Italia. L’Italia intera, l’Italia unita, l’Italia coesa, l’Italia che si cementa in questa fase critica, criticissima, che fa tremare le istituzioni, le aziende, le famiglie. L’Italia che si salva da sola, ma solo se tutta insieme, Nord e Sud. Non ci devono essere sommersi e salvati, la difficoltà è comune ma anche la via d’uscita. In questo momento il sostegno al nuovo premier deve essere incondizionato. Dal palco come dalla grande sala il parere è unanime: lasciamolo lavorare. Sospensione della politica? Forse, ma sarebbe meglio dire che la politica è stata rimandata, se non bocciata, perché è stata incapace di far fronte alla crisi come una classe dirigente avrebbe dovuto fare. Sono arrivati i professori per raccogliere i cocci di un’economia che ha ancora dei grandi squarci di sereno, ma le riforme sono improrogabili se vogliamo riagganciare la crescita. E poi, come ricordava Curzio Maltese qualche giorno fa su Repubblica, era politica la Gelmini con la sua ferma convinzione che ci fosse un tunnel tra Ginevra e il Gran Sasso? E non è politica mettere all’Istruzione un soggetto tagliato apposta per quell’incarico, Francesco Profumo che alla guida del Politecnico di Torino ha portato l’ateneo ai massimi livelli di prestigio? Forse dobbiamo chiarirci le idee.

E poi i giovani: tanti, veramente tanti a Verona. Di tutte le componenti del Terzo Polo, armati di grande carica, di tanto entusiasmo, di voglia di riprendersi il futuro. I leader che si sono succeduti sul palco hanno citato a turno i giovani. Ci hanno elogiato, ci hanno proiettato verso un nuovo protagonismo in politica. Qui si rifà l’Italia, dobbiamo essere pronti.

2 Commenti
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Anna giunchi
13 anni fa

Interessante l’intervento del Prof Feltrin, che ha invitato il Nord a prender coscienza che, per risolvere i problemi del Sud, dev’esser lui stesso a dare una mano.

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13 anni fa

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