postato il 19 Ottobre 2009 | in "Spunti di riflessione"

Piano casa, dove è finito?

Caos costruttivo, dall'album di aldoaldozA che punto è il piano casa annunciato dal Governo? Quanti sono i piani casa? Ci sono Regioni che hanno già stabilito norme e scadenze? Sono interrogativi che in tanti si pongono sul “piano casa”, alcuni arrivati anche sul nostro blog. Sul tema c’è confusione in abbondanza.

Il disorientamento deriva in parte dal fatto che, dopo l’accordo raggiunto il primo aprile tra Governo e Regioni, il piano casa nazionale si è arenato. Sono sorti conflitti di competenza tra potere centrale ed enti locali titolari e di autonomia legislativa in materia di edilizia e urbanistica. Sul blocco del provvedimento ha influito anche la richiesta, avanzata dalle Regioni dopo il terremoto in Abruzzo, di estendere a tutto il territorio le detrazioni del 55% per gli interventi di messa in sicurezza antisismica. Nel frattempo, però, è andato avanti l’iter delle norme locali, che senza un quadro normativo di riferimento ben definito si sono sviluppate in modo non omogeneo.

Parlando oggi di piano casa ci si può riferire:
a) Al piano casa riservato ai proprietari di villette e palazzine;
b) A quello destinato a chi non ha una casa, che prevede la costruzione di 100mila alloggi di edilizia sociale nei prossimi cinque anni.
c) A quello per realizzare 100 new town, con alloggi da vendere alle giovani coppie grazie a mutui agevolati.

Per quanto riguarda il primo punto, attualmente sono undici le regioni, più la provincia di Bolzano, che hanno già approvato norme in tema di ampliamento: si tratta di Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Val D’Aosta e Veneto. L’intesa siglata con il governo prevede aumenti volumetrici del 20% per le abitazioni e del 35% nei casi di demolizione e ricostruzione, purché compiuti con tecniche di bio-edilizia.

Ma le sfumature sono varie. I lavori di ampliamento saranno possibili negli edifici indipendenti che ospitano uno o due nuclei familiari. Su edifici con un numero di unità maggiore, quindi anche sui condomini, la legge piemontese vieta gli interventi (consentiti invece da Basilicata, Emilia, Lazio, Lombardia, Bolzano, Toscana, Umbria). Puglia, Abruzzo e Val D’Aosta permettono di intervenire anche nei condomini, previa approvazione degli ampliamenti in assemblea.

Districarsi tra le differenze territoriali evidentemente non è semplice. Dite la vostra.

6 Commenti
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Doriana Ribaudo
Doriana Ribaudo
15 anni fa

Presidente è vergognoso. Oggi 60mila famiglie in tutta Italia sono in lista d’attesa per una casa. Molti di loro muoiono prima. Altri vivono in container, altri ancora hanno bambini disabili e i Comuni, che prima addirittura pagavano gli alloggi negli alberghi pur di far fronte all’emergenza casa, sono stati richiamati dalla Corte dei Conti perchè spese ingiustificate. Non si può continuare così. I piani di edilizia economica e popolare smettono di essere opportunità per i meno abbienti e diventano strumento di speculazione per le cooperative edilizie per l’edilizia agevolata (si fa per dire agevolata). Senza il rimborso Ici non riusciamo più a dare nemmeno la quota di compartecipazione al canone d’affitto…insomma è un cane che si morde la coda e senza un intervento statale i Comuni non possono far fronte alle legittime richieste.

fredrick
fredrick
15 anni fa

che tenerezza che mi fa Berlusconi

Marta Romano
Marta Romano
15 anni fa

Piuttosto che parlare di immunità parlamentare, ecco ciò di cui il Governo dovrebbe discutere. Purtroppo in questo Paese, il Governo mette in primo piano i propri problemi, piuttosto che i problemi dei cittadini.
Questo non fa bene all’Italia, non risolve nulla. Ecco perchè noi puntiamo sulle riforme, sui fatti piuttosto che sulle parole, ecco perchè continuiamo a chiedere ad alta voce un piano casa e il quoziente familiare, per costruire il nostro futuro.
Marta

edmondo de santis
edmondo de santis
15 anni fa

La prima idea di Berlusconi,mi sembrava geniale
avrebbe dato alla nostra economia quel colpo di reni in un momento di grave crisi economica,dopo di chè il tutto si è arenato dietro gli interessi di partito delle singole regioni e dei comuni. Nessuno vuole rinunciare al potere legato alla burocrazia edilizia.Ormai penso che non se ne farà più nulla e l’Italia se la passerà sempre peggio.
Ci terremo manufatti vecchi,fatiscenti e improduttivi.Edmondo

Paolo
Paolo
15 anni fa

Ci sarebbe un metodo semplice semplice per risolvere le cose: basterebbe intervenire “d’ufficio” su alloggi sfitti da più di un anno. In questo momento l’immobiliare è un non mercato: non c’è equilibrio tra domanda e offerta, e tantissimi immobili rimangono invenduti o sfitti pr anni. Mettendo un limite alla possibilità di un alloggio di rimanere vuoto, si otterrebbe immediatamente un bilanciamento tra domanda e offerta, calmierando i prezzi del mercato.

Mimmo d'Amone
Mimmo d'Amone
15 anni fa

Presidente mi scusi se esco fuori tema, ma deve necessariamente leggere questa segnalazione fatta dalla gazzetta del mezzogiorno sulle asl Baresi http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=276690&IDCategoria=1



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