Proposta di agenda digitale dell’Unione di Centro
L’art. 21 della nostra Costituzione al primo comma recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Oggi garantire questo diritto significa anche consentire a tutti i cittadini l’accesso alla Rete internet e alle nuove tecnologie digitali. Condividiamo perciò la proposta del costituzionalista Stefano Rodotà di un articolo 21-bis della Costituzione: “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale”.
Siamo consapevoli del fatto che non possiamo fare a meno del più grande mezzo di comunicazione della storia. Ma non basta che ciascuno di noi sia consapevole, occorre che l’intero Paese percepisca l’importanza di questo strumento e cominci a pensare ad un futuro che veda internet e il digitale come indispensabile strumento di progresso e di civiltà. In questa prospettiva è necessario che la classe dirigente di questo Paese sia attenta ai “segni dei tempi”, che significa mettersi nelle condizioni di riuscire a leggere le indicazioni e le sollecitazioni che provengono dal tessuto sociale, nazionale ed internazionale, e dall’economia.
Per questi motivi e con queste convinzioni abbiamo aderito all’appello di agendadigitale.org, per dotare finalmente anche il nostro Paese di una Agenda digitale che definisca alcune priorità di intervento. Se i segnali che ci provengono dalla società sono incontrovertibili, anche quelli lanciati dall’economia non lasciano spazio a dubbi: web e innovazione tecnologica sono fattori di sviluppo fondamentali e decisivi.
Investire nell’agenda digitale, investire nella banda larga, cablare il paese con la fibra ottica, non è solo un costo, è il più grande investimento sul futuro e sullo sviluppo economico che possiamo fare. Recentemente in Francia è stato pubblicato un rapporto molto interessante elaborato da McKinsey, di cui Il Sole 24 ore ha dato conto il 10 marzo scorso, che prova a dare risposta a due domande principali: Quanto vale internet? Qual è il suo impatto sull’economia? Secondo questa ricerca, internet ha fruttato alla Francia 60 miliardi nel 2009 (il 3,2% del Pil) e 72 (3,7% del Pil) nel 2010, il suo contributo alla crescita è sempre più importante. Viene infatti stimato nel 10% se si considerano gli ultimi 15 anni, da quando cioè il web ha cominciato a esistere quotidianamente nella vita di persone e imprese. Un quarto della crescita dell’economia francese dello scorso anno, dunque, è riconducibile all’economia digitale o alle attività internet delle aziende e dati altrettanto favorevoli riguardano l’occupazione: il 4% della popolazione attiva è a vario titolo legata all’economia digitale. La ricerca termina analizzando le prospettive di crescita e citando un interessante studio Ocse sul tasso di penetrazione di internet nei diversi Stati, che dimostra che la Francia è al 17° posto con una penetrazione del 58%, mentre l’Italia ha un tasso pari al 27%, dunque molto lontano dalla media Ocse che è del 47%. Questo dato negativo rappresenta un limite ma anche una potenzialità enorme, perché essendoci una diretta correlazione fra web, innovazione tecnologica e sviluppo economico, significa che ad ogni miglioramento del dato di penetrazione di Internet nel nostro paese, corrisponderà un conseguente e forte impulso all’economia e allo sviluppo.
E’ necessario però ricordare, specie alla luce di recenti eventi internazionali, che Internet non è solo strumento di sviluppo economico, ma anche uno straordinario strumento di libertà. In Egitto e Tunisia, e prima ancora in Iran, il web ha dato voce a chi non l’aveva, oltrepassando la cortina dei regimi per consegnare a milioni di persone la speranza di un mondo più giusto.
La rete è anche in grado di cambiare in profondità il livello di trasparenza della pubblica amministrazione, nel nostro Paese negli ultimi anni si sono fatti dei passi avanti ma si deve ancora farne altri. Il salto di qualità successivo sarà quello di introdurre, con limiti e forme da studiare, meccanismi di partecipazione diretta ed attiva dei cittadini, sia nella fase di definizione delle proposte che in quella consultiva e di governo.
La classe dirigente del nostro Paese deve cogliere questi segni inequivocabili, ma è necessario che la stessa società, dalla quale vengono parecchie istanze, sia consapevole di un dato fondamentale e consolidato: internet è la nostra quotidianità. Internet è la possibilità di far crescere la propria azienda, di farsi conoscere, di comunicare, di acquistare, di capire. Far usufruire tutti gli Italiani di questo straordinario strumento è il primo passo da compiere, in secondo luogo è necessario liberarsi, per usare una celebre espressione del professor Juan Carlos De Martin, “delle zavorre che frenano l’internet tricolore”.
L’agenda digitale italiana dovrà cogliere le sollecitazioni che vengono da chi fruisce ogni giorno della rete, ma dovrà essere anche attenta a ciò che di positivo accade nel mondo. In questo spirito ecco a seguire alcuni punti essenziali di azione.
1. DIGITAL DIVIDE & INFRASTRUTTURA
Il principale ritardo italiano è nella banda larga fissa: in media ha accesso all’internet veloce il 25,6% dei cittadini europei ma l’Italia resta indietro con il 21,3 della popolazione.
Il digital divide si presenta quando una parte di popolazione è esclusa dalla fruibilità dei nuovi mezzi digitali. Questa esclusione è solitamente determinata da tre fattori in particolare:
- conformazione geografica (es. a volte è totalmente impossibile cablare i paesi di montagna)
- bassa densità di popolazione (rende antieconomico il collegamento, nel senso che i costi della cablatura non sono/saranno mai coperti da sufficienti ricavi presenti e futuri)
- Mancanza di risorse economiche o tecnologiche
L’esclusione di parte della popolazione dal processo di innovazione che la rete offre ha come conseguenza non solo un ritardo di parte della popolazione nei confronti del resto della popolazione italiana, ma anche del Paese nei confronti del resto del mondo.
Per recuperare questo gap sempre più evidente è necessario investire in soluzioni miste: fibra, rame, reti wireless di nuova generazione (lte, Hiperlan, ecc). Combinando queste soluzioni sarà molto più facile raggiungere tutte le parti del territorio nazionale.
Le azioni proposte devono essere suddivise in funzione di due diversi ordini temporali di intervento, ovvero una esigenza a breve di copertura ad almeno 2mbit/sec di tutto il territorio nazionale e la partenza di un piano per lo sviluppo dell’alta velocità digitale.
Per raggiungere il primo obiettivo, proponiamo di effettuare un censimento della reale copertura del territorio attraverso tutte le soluzioni possibili (fibra, rame, hyperlan, ecc.) e di definire successivamente un piano di intervento per fornire connettività almeno a 2mbit/sec alle zone d’ombra evidenziate. Si potrebbe inoltre mettere a sistema le reti WiFi municipali e provinciali che stanno proliferando, lasciando al pubblico la gestione dell’infrastruttura e delegando ai provider “commerciali” la gestione dei servizi. Evitare la creazione di nuove municipalizzate per offrire un servizio gratuito in concorrenza con i provider e fare in modo che l’abbonato del provider sia in grado di fruire dell’infrastruttura wireless cittadina quando esce di casa. Garantire comunque servizi di connettività gratuita per i turisti.
Il secondo obiettivo, più a lungo termine, passa attraverso la realizzazione di accordi di ricerca con rappresentanti del pubblico e privato, per lo studio e lo sviluppo di un piano per l’alta velocità digitale. Riteniamo inoltre utili provvedimenti legislativi ad hoc, anche al fine di introdurre meccanismi incentivanti che favoriscano gli investimenti in questo settore.
Altre possibili azioni riguardano iniziative per liberare la banda inutilizzata e metterla all’asta e la possibile revisione delle normative urbanistiche, obbligando alla cablatura
tutte le nuove costruzioni.
2. ALFABETIZZAZIONE
2.a – SCUOLA
La scuola è l’agenzia formativa principale da cui può passare l’alfabetizzazione digitale del Paese, tenendo presente il fatto che oltre 10 milioni di famiglie italiane non hanno il PC e quindi non si pongono neanche il problema della connessione in rete. Altro dato che ci deve far riflettere è che su 2,5 milioni di famiglie che hanno la propria abitazione cablata con la fibra ottica, solo 350 mila si sono connesse. E’ quindi anche un problema culturale.
Generalmente l’approccio al digitale che viene offerto ai giovani in formazione è di tipo “segretariale”, cioè mirante esclusivamente all’utilizzo del cosiddetto “pacchetto Office”. Una vera educazione al digitale dovrebbe invece considerare prioritario l’apprendimento di nozioni di base per realizzare i programmi. A tal proposito potrebbe essere utile introdurre nei corsi di informatica della scuola dell’obbligo strumenti appositi ( ad esempio “scratch” del MIT), che trasmettano i principi della programmazione dei computer attraverso applicativi semplici e orientati al gioco.
Per rimanere nel contesto scuola, potrebbe anche essere utile consentire un maggiore accesso al materiale didattico in formato digitale, magari sollecitando la versione digitale di tutti i testi scolastici, e compensare la cronica mancanza di computer nelle scuole facilitando al massimo la donazione di computer o altri strumenti di office automation non più utilizzati da aziende ed altri enti, attivando così un circolo virtuoso che rifornisca le scuole – stando però attenti a non farle diventare delle “discariche” – e consenta il rinnovamento frequente delle dotazioni aziendali.
2.b – ANZIANI
Larga parte delle persone tra 40 e 100 anni non sa neppure accendere un PC: questa è una e-exclusion che dobbiamo superare realizzando strategie che abbiano la Rete come fine e non come mezzo. Occorre perciò favorire la promozione di corsi internet gratuiti per gli anziani. Proponiamo a tale scopo di costruire una struttura di supporto per accrescere il coinvolgimento e l’impegno dei cittadini anziani tramite gli strumenti che la Rete ed ad Internet possono rendere disponibili. Tale struttura dovrebbe esplicare una azione di accompagnamento e supporto soprattutto in favore dei cittadini che per età risultano più sfavoriti nell’accesso sicuro e consapevole alle piattaforme online ed agli strumenti di e-GOV, e-Health, di informazione, ai fornitori di servizi pubblici e privati, ai social media, ed in generale a tutti quei processi legati ad Internet.
2.c – AZIENDE
Bisogna favorire l’alfabetizzazione dei piccoli imprenditori e riteniamo che la maniera migliore per farlo sia aumentare la convenienza degli investimenti in tecnologie digitali. Si potrebbero introdurre forti sgravi fiscali (completa o parziale deducibilità) per investimenti legati a processi di integrazione tra imprese (es.: gestione ordini ai fornitori, digitalizzazione dei processi di vendita al pubblico).
3. VOUCHER SOCIALI DIGITALI
Migliorare qualità e accessibilità dei servizi sociali ai cittadini (sanità, istruzione, integrazione, immigrazione, tempo libero, attività culturali, ecc.) che attualmente vengono finanziati erogando fondi ai fornitori di questi servizi, che forniscono poi ai cittadini (in possesso dei requisiti necessari) tali servizi in modo gratuito. Oppure i fornitori di servizi
vengono rimborsati, una volta erogati i servizi di welfare ai cittadini, sulla base di processi complessi basati su modulistica e processi non digitali.
Parte di questi servizi (ad esempio forniture di alimenti e altri beni materiali) potrebbero essere distribuiti in “voucher sociali digitali” da affidare ai cittadini, che li potrebbero spendere presso service provider convenzionati, esercitando la propria libera scelta riguardo all’ente erogatore
Sarebbe inoltre opportuno dare piena validità legale a meccanismi di identificazione digitale tramite dispositivi mobili e conseguentemente favorire la definizione di uno standard per la distribuzione e l’utilizzo dei voucher attraverso i dispositivi mobili.
I benefici attesi di una iniziativa di questo tipo sono:
- un migliore controllo sulla spesa per beni e servizi sociali;
- possibilità di evidenziare i migliori fornitori di servizi di welfare, pubblici o privati, consentendo a questi ultimi di investire e migliorare costantemente;
- estendere le potenzialità di utilizzo del telefono cellulare introducendo nuovi contesti d’uso.
4. MERCATO ELETTRONICO
Una rivoluzione digitale potrebbe aiutare lo sviluppo del mercato, ma per cominciare sarebbe sufficiente fissare l’IVA al 4% per i beni digitali (ebooks, musica, films) distribuiti via Internet. Questa azione favorirebbe lo sviluppo di un mercato legale, ostacolando la pirateria. Sarebbe utile anche eliminare la tassa imposta su tutte le memorie digitali, che oggi va direttamente alla SIAE e serve per combattere la pirateria.
5. COMPETIZIONE
E’ indispensabile definire per legge la net-neutrality: gli internet provider non devono poter discriminare il traffico sulle proprie reti sulla base della tipologia dei servizi (es. rallentare o impedire la voice over IP, oppure far accedere gratuitamente ad alcuni servizi o contenuti a discapito di terzi). Questo comportamento, che si sta sviluppando sulle reti mobili, mette a rischio la pluralità dell’informazione e la competitività del mercato. Una rete non neutrale ostacolerebbe lo sviluppo di una democrazia aperta e partecipata. Su questo tema si può utilmente accelerare il recepimento dei principi contenuti nel quadro europeo delle TLC.
Bisogna trovare un giusto equilibrio tra libera circolazione dei contenuti digitali e sviluppo del mercato legale. A tal fine si può pensare di introdurre l’obbligo di interoperabilità di reti distributive, di codifiche e formati di dati, e di sistemi di pagamento, disponendo un sistema reputazionale condiviso.
Abbiamo elencato quelle che a nostro avviso sono le “priorità digitali” di questo Paese, auspichiamo però una sessione parlamentare interamente dedicata a questo tema. Siamo convinti che le proposte e le soluzioni che emergeranno da questo confronto, rappresenteranno il primo passo per una spinta decisa del nostro Paese verso un futuro di vera innovazione.
1) non ho capito se chi è connesso in Agenda può vedere il mio profilo fb come “amico”
2) si può vedere il profilo Agenda degli utenti di Agenda?
non ho segreti ma cerco di essere molto prudente sul web!
3) bello che si possano pubblicare automaticamente i commenti su fb, e su Agenda c’è più spazio; si può anche viceversa?
chi non afferisce a UDC è gradito lo stesso?
[…] intanto l’apertura all’Agenda Digitale, con Pierferdinando Casini che presenta la proposta con la quale il suo partito appoggia l’inserimento in Costituzione dell’articolo […]