Pubblichiamo da “Famiglia Cristiana”
“Solo al centro”, di Guglielmo Nardocci
Da destra lo cercano insistentemente, per paura che gli scandali che hanno coinvolto il premier possano compromettere la tenuta della maggioranza alle elezioni regionali. Da sinistra lo cercano per la ragione opposta.
Ma non è stata un’estate politica di quelle che piacciono a Pier Ferdinando Casini: «Un’estate particolare», sorride amaro il leader dell’Unione di Centro, da molto tempo silenzioso e attento a non farsi immischiare nella bagarre politica costruita sugli affaires. «Mai come in questo momento», avverte Casini in questa intervista esclusiva a Famiglia Cristiana, «avvertiamo il limite della politica basata sulla contrapposizione e sulle polemiche: ma noi che tipo di società vogliamo costruire? Quali modelli vogliamo trasmettere ai nostri figli?
La lettera di dimissioni del direttore di Avvenire, Dino Boffo, è uno straordinario documento umano e politico. Un grido di denuncia che rischia di segnare un’epoca. Dalle pagine del vostro giornale voglio manifestare a Boffo tutto il mio affetto e la mia solidarietà».
Perché si è deciso a parlare?
«Perché il caso del direttore di Avvenire va ben oltre il merito della vicenda: è la metafora di un potere che pretende l’omologazione».
Se così è, come siamo arrivati fin qui?
«Il Pdl e il suo leader stanno cambiando pericolosamente. Alle elezioni politiche hanno espunto dalle alleanze qualsiasi elemento che non consentisse la completa assuefazione alla volontà del capo. Su questo terreno sono nati lo scontro con l’Udc e la consegna alla Lega delle chiavi della politica italiana. È davvero paradossale che si affidi oggi la mediazione con il Vaticano a Bossi e Calderoli! All’interno del Pdl sta prevalendo la visione del mondo e della politica italiana, affidata al direttore de il Giornale Vittorio Feltri. Altro che Gianni Letta… Nel “caso Boffo”, non viene colpito un giornalista che ha fatto l’opposizione al Governo, ma chi, nell’ambito di un’azione che si può definire di grande attenzione verso le posizioni della maggioranza, si permette di rivolgere una critica ai comportamenti del presidente del Consiglio. Quando poi Avvenire, nei giorni successivi alle dimissioni di Boffo, parla di “videoindecenza”, coglie il nodo di un’altra questione fondamentale: la libertà dei mezzi di comunicazione privati e soprattutto pubblici. Basta pensare che la stessa telefonata del Papa al cardinale Bagnasco è stata praticamente occultata dai principali telegiornali. È evidente l’idea di sostituire il Governo delle cose concrete con una sorta di rappresentazione autoreferenziale della realtà e per questo bisogna espungere tutti gli elementi che non siano in un totale conformismo di impostazione ideologica».
C’è secondo lei un’emergenza democratica fra potere e informazione?
«Non mi piacciono certe espressioni, ma io vorrei un Paese in cui le persone come me possano continuare a dissentire da Santoro. Non un Paese nel quale si spenga la voce di Santoro. Chi ha cento voti di maggioranza in Parlamento deve governare il Paese e confrontarsi con le questioni poste dall’opposizione. Qui un giorno si attacca l’Unione europea, il giorno dopo si portano in tribunale i giornali, il terzo magari ci deliziamo con Putin e con Gheddafi… Un delirio di uno contro tutti che finisce per essere autolesionistico per l’Italia e per lo stesso presidente del Consiglio. Mi chiedo che tipo di epilogo politico rischia di avere questa legislatura, partita all’insegna del bipartitismo e dell’autosufficienza e già impantanata».
La cercano da destra e da sinistra…
«Noi siamo disponibili a fare alleanze solo sulla base dei fatti, non delle parole, delle promesse o dei posti. Chi è venuto nell’Unione di centro i posti li ha persi. Con l’idea della politica che sta avanzando, le distanze fra noi e gli altri si allargano. La mia paura è che la vicenda di questi giorni rischi di diventare la metafora del Paese: la crisi offre grandi possibilità di fare le riforme che servono, e invece ci si crogiola affermando che l’Italia si è accorta prima degli altri Paesi della crisi e ne sta uscendo meglio. Mi permetterei di eccepire: basti pensare alle scelte iniziali del Governo e ai quattro miliardi di euro che rischia di costare agli italiani la follia dell’Alitalia. Penso che, prima o poi, qualcuno dovrà risponderne. E che fine ha fatto l’impegno di introdurre il “quoziente familiare” sul quale chiediamo conto dall’inizio della legislatura? Avevamo il dovere di aiutare le famiglie, e invece nulla, tabula rasa, mentre i genitori ancora non sanno se avranno il tempo pieno a scuola o no».
Resta il fatto che per le elezioni regionali bisognerà scegliere. E del Pd cosa pensa?
«Mi auguro che il nuovo segretario faccia una scelta di lungo respiro, strategica. Se il Pd si deve porre un giorno il problema di Rifondazione, il giorno dopo quello di Di Pietro, e quello dopo ancora del Partito radicale, finisce per certificare l’esistenza di una forza minoritaria senza alcuna vocazione di governo del Paese. L’alternativa di governo non si crea denunciando le performance sessuali del presidente del Consiglio, ma avendo un’idea dell’Italia che non può soddisfare allo stesso modo Rifondazione, Di Pietro e i moderati. Occorre, inoltre, una sensibilità nuova verso i temi etici, rompendo le vecchie barriere che portano la sinistra moderata a non comprendere che tanti temi del mondo cattolico si coniugano con una società moderna che non dimentica l’uomo e i suoi valori. Se permarrà questa incomunicabilità fra mondo cattolico e sinistra, non ci sarà mai una seria alternativa. Quanto alle elezioni regionali, non abbiamo la vocazione alla solitudine, valuteremo caso per caso sulla base di un’idea concreta dei fatti, dei programmi e degli uomini. Ma di fronte a una situazione così, io dico che non ci lasceremo tirare per i capelli da nessuno; andare ancora una volta da soli non ci spaventa».
Dove vi porta questa posizione?
«Ci consente e ci consentirà di essere protagonisti di un’Italia diversa che vogliamo costruire, perché è chiaro che il dopo Berlusconi è già cominciato. Alla fine di questa legislatura capiremo se sarà possibile costruire una proposta di governo che si emendi dal populismo e dal radicalismo ideologico. Che finiscono, peraltro, per degenerare in fenomeni razzisti».
La Lega e il Governo sbagliano sull’immigrazione?
«Siamo tutti per il rispetto delle regole, e chi sbaglia paghi. Ma noi dobbiamo integrare, non respingere. Mio nonno e tutta la sua famiglia si fecero la quarantena a Ellis Island e vent’anni di immigrazione negli Usa. I nostri cromosomi sono questi e invece si istilla odio ogni giorno».
Che pensa di Fini quando dice che le leggi non le deve fare il Vaticano?
«Le leggi non le ha mai fatte il Vaticano. Ma chi ritiene che debbano farle i legislatori italiani non può ritenere che i parlamentari cattolici rinuncino a difendere le proprie convinzioni. La legge sulla fecondazione ha avuto un supporto molto forte di tanti parlamentari del Centrosinistra, che non hanno risposto ai richiami delle gerarchie ma solo e unicamente alla propria coscienza. Il presidente della Camera, ne sono certo, nei prossimi mesi vorrà essere custode non solo delle proprie convinzioni, ma anche delle convinzioni etiche di chi, in nome della vita, e del futuro dei propri figli, ha idee diverse dalle sue».
Un’intervista a tutto campo a pochi giorni dagli Stati Generali che iniziano domani, che evidenzia la volontà dell’Udc di costruire un progetto nuovo, serio, credibile per il nostro Paese, stritolato tra due giganti di pietra con i piedi d’argilla… Alleanze sulla base dei fatti e della credibilità delle persone, un vero modello federalista che guarda alle esigenze del territorio, non con gli slogan leghisti, ma con fatti veri, progetti importanti, per rilanciare la nostra economia, i nostri valori, il nostro Paese prima che rischi persino di uscire dai G8. Una grande sfida che molte persone, tutti i giorni (lo provo anche nella mia posizione di Consigliere Comunale) avvertono come prioritaria, andando a riprendere il meglio di una tradizione politica buttata via assieme agli aspetti più retrivi con la fine della Prima Repubblica. Il Pd si decida cosa essere, fino in fondo, non inseguendo modelli sbagliati già forieri di instabilità (leggi Unione), il Pdl cerchi di non essere la brutta copia di un partito demagogico e populista, altrimenti lascerà il passo al leghismo esasperato, atteggiatosi persino a “defensor fidei”… Noi crediamo in questo nuovo progetto, speriamo siano in tanti a camminare al nostro fianco. Grazie Presidente!!!
Marco Chinaglia
Caro Presidente Casini ho riletto tutti i messaggi precedenti, ovvero prima delle elezioni Europee.
L’entusiasmo di tutti è quello di correrre per un Grande e onesto Centro .
Siamo tutti pronti a portare avanti tutte le belle cose che possono tenere insieme la Famiglia .
Non potranno mai essere buone ,anche se pettegolezze politiche ,le notizie dei comportamenti di Politici di rilievo, per una nuova Società
Complimenti della Pubblicazione su Famiglia Cristiana.
Fernando Miele
Larosabiancapercassino.
Berlusconi crede di essere di gran lunga il miglior presidente del Consiglio dei 150 anni della storia italiana per far arrabbiare ancora di più la tanta povera gente che non riesce ad arrivare alla fine del mese.
Gentile Presidente,
apprezzo, condivido e ringrazio per il suo approccio: no alla “bagarre” su questioni di carattere personale, si alla critica costruttiva sui fatti, proponendo serie e coerenti alternative sia destra che a sinistra, tanto quanto al supporto e all’elogio di ciò che viene ben proposto o realizzato da ambo i lati.
Noi siamo la vera e unica alternativa valida sia al Pdl come al Pd. Dobbiamo continuare a fare opposizione costruttiva senza preoccuparci del gossip sulla vita privata del premier e quant’altro di superfluo. Per quanto riguarda le alleanze con gli altri schieramenti politici in vista delle prossime elezioni regionali, meglio soli che male accompagnati.
Coraggio.Avanti tutta per la costruzione di un nuovo grande centro dei moderati italiani.Il fallimento del PDL é davanti a tutti:Fini ormai imbavagliato,scalfisce appena la sonnolenza di quel partito costruito sul nulla,privo com’è di contenuti e di valori,in preda al ricatto leghista che vede con gioia le scivolate del premier sicura di catturarne i voti al Nord.In quel partito,in un normale confronto democratico,NESSUNO può dissentire,mi ricorda molto il culto staliniano della personalità di quando ero bambino.,non se ne può più.In piena coscienza ,liberi e forti,AVANTI.Buon lavoro a tutti
Dobbiamo assolutamente alternativi al PDL e al PD. Entrambi sono perennemente in crisi da quando sono nati.
Carissimo Presidente, come al solito i percorsi più difficili alla lunga pagheranno. Difendendo la nostra identità, la nostra libertà della parola, la nostra coerenza, contro tutti e contro tutto, alla fine riusciremo tutti insieme noi dalla periferia, Voi dal CENTRO a creare quella casa comune per le persone che vogliono bene ai paesi, alle città, alla nazione che ognuno di noi vive. nino ferrara Maratea consigliere comunale di opposizione.
Sto leggendo gli interventi di Chianciano… Io, a dire il vero, con Fini farei ben poco e in maniera strettamente circoscritta: sarà la carica i stituzionale, ma quando parla non affonda mai il colpo delle sue affermazioni, e quando lo fa lo fa in maniera libresca che sa di posticcio, come se lo avesse letto 15 minuti prima. Non so… mi sembra incostante, e poi mi sa anche di neogollista… la sua casa naturale è il Pdl, se Formigoni gliela lascia condurre ovviamente…