postato il 25 Luglio 2009 | in "Politica"

Pubblichiamo da “Il Riformista”

intervista-riformista1Casini sulle regionali: «Siamo determinanti e con le mani libere» di Alessandro De Angelis
«Non auspico un governo tecnico, o di emergenza, per la crisi». Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini pensa che la legislatura arriverà a scadenza naturale. Per questo taglia corto sul sexgate («La mozione del Pd è pura propaganda») e chiede a Berluseoni un cambio di rotta: «Aprirebbe una fase nuova per tutti». In vista delle regionali («Siamo indispensabili ovunque») invoca «mani libere».
E sul capitolo alleanze gela il Pd: «Non siamo assolutamente disponibili a un nuovo centrosinistra».

Presidente, secondo lei il berlusconismo è in crisi?
Se crisi significa che è iniziato il conto alla rovescia sulle sorti del governo direi proprio di no. La legislatura arriverà alla sua scadenza naturale. Però stanno emergendo contraddizioni politiche che era facile prevedere.

Quali sarebbero?
Le faccio un elenco: Berlusconi è sempre più Berlusconi, e un pò di autocritica servirebbe anche a lui; la Lega ha la golden share dell’alleanza e fa il bello e cattivo tempo anche esponendo il governo a tornare sui suoi passi come sul caso delle badanti; il Mezzogiorno è dimenticato; le promesse al mondo cattolico come il quoziente familiare lasciate cadere; il Pdl è un comitato elettorale e non un partito. Se poi a questi elementi soggettivi aggiungiamo quelli oggettivi, come una crisi ben lungi dall`essere superata, direi che la situazione è difficile.

Difficile in misura da auspicare un governo tecnico, o di emergenza per la crisi?
Non auspico nulla. A coloro che mostrano una certa impazienza verso soluzioni poco chiare rispondo con le parole che Emilio Colombo usò nei confronti di un Flaminio Piccoli particolarmente agitato, durante una riunione dei dorotei: “Quanto a te, Flaminio, calma, calma, calma”.
Nel senso che o Berlusconi capisce che così non va e apre un percorso autocritico, o è giusto che questa stagione politica si consumi fino in fondo.

Che cosa pensa, da cittadino e da cattolico, del sexgate di Berlusconi?
Da cittadino penso che dovrebbe avere un atteggiamento più rigoroso nelle frequentazioni.
Da cattolico non scaglio la prima pietra. Svilirebbe il mio rapporto con la fede non tener conto che sulla vita delle persone le somme si tirano in ben altre sedi.

E la cosiddetta mozione «anti-papi» del Pd, slittata a settembre?
Propaganda pura. Se il Pd pensa che Berlusconi è venuto meno ai suoi doveri istituzionali proponga una commissione di inchiesta. Quella mozione è una ipocrisia politica e morale.

Torniamo al governo. Che cosa intende per autocritica?
Una correzione di rotta sui punti che ho elencato. Insomma, di fronte a una crisi economica di questa portata mi sarei aspettato che il governo facesse un appello alle forze responsabili presenti in Parlamento. Noi eravamo pronti, anche sul tema della ri forma delle pensioni, soprattutto perché vediamo il rischio di possibili tensioni sociali. Un altro esempio? In Abruzzo la protezione civile può pure essere santificata ma Zamberletti in Friuli non espropriò gli enti locali dalle loro funzioni. E ancora: quando Berlusconi ha chiesto il voto per Mario Mauro al Parlamento europeo noi non abbiamo detto “no, è di Forza Italia”, ma “sì, perché è italiano”.

Che cosa comporterebbe una correzione di rotta da parte di Berlusconi?
Qualora si verificasse si aprirebbe una fase politica nuova, di cui dovremmo prendere atto tutti, compreso il Pd. Ovviamente non parlo della Lega o di Di Pietro, che rappresentano l`antipolitica di governo e di opposizione.

Lei, come il Riformista, auspica un nuovo arco costituzionale che, nell’isolare le forze antipolitiche, tracci il perimetro della dialettica politica?
Magari! Gli attacchi al capo dello Stato segnano un discrimine politico, etico e istituzionale. E mi sembrano un pò ipocrite le parole del mio amico Enrico Letta che distingue il Di Pietro ministro delle Infrastrutture da quello che fa i girotondi attorno al Colle.
Andiamo al fondo della questione: noi non vogliamo essere l’ago della bilancia degli schieramenti, ma ci accontenteremmo di essere parte di un super-partito di responsabilità nazionale. Un partito del quale non vorremmo neanche avere la golden share.

Al primo punto la difesa del Parlamento?
Certo. Tra decreti, voti di fiducia e maxiemendamenti viene costantemente svilito e viene pure dribblato il controllo del presidente della Repubblica. Lo dico con molta franchezza: Fini in molte occasioni dice cose che condivido ma forse è un pò troppo impegnato a fare futuro («Fare futuro» è la fondazione vicina al presidente della Camera, ndr) che a fare presente. Un pò di coraggio in più non guasterebbe.

Congresso del Pd. Da spettatore come giudica il dibattito?
Certo non tifo per Marino, che sulla laicità ha un approccio molto distante dal mio. Ma prendo atto che sia Bersani sia Franceschini dicono che è inevitabile un rapporto con noi. E ha ragione Franceschini ad affermare che non siamo un partito di centrosinistra. Infatti non vogliamo essere la Margherita del 2010, e il problema del centrosinistra col trattino non ci riguarda.

Però?
Però vedo elementi di contraddizione nella maggioranza di Franceschini dove c’è chi rifiuta l’idea di un partito a vocazione maggioritaria come Rutelli e altri che ne sono ancora convinti sostenitori. Per quanto riguarda l’evoluzione del sistema politico Bersani è più chiaro e ci sono convergenze tra noi. Ma dallo stato del dibattito mi pare che chiunque vincerà il congresso avrà gli stessi problemi.

Le convergenze di cui parla riguardano solo le riforme istituzionali?
Se Bersani pensa che noi possiamo stare in un’alleanza con Di Pietro e un pezzo di estrema sinistra sbaglia. Noi non siamo assolutamente disponibili a un nuovo centrosinistra.

Tra un anno le regionali. I nostri sondaggi dicono che siete determinanti in quattro regioni.
La verità è che sono molte di più. Faccio prima a dirle dove la partita è più scontata: Emilia, Toscana, Veneto e Lombardia. Per il resto i nostri voti servono ovunque per vincere.

Alle amministrative di quest`anno lei ha fatto alleanze a geometria variabile. Riproporrà lo schema alle regionali?
Sì. Accettare l`idea di alleanze prestabilite significa essere subaltemi agli uni o agli altri. Noi lavriamo per smantellare questo bipartitismo artificioso. E se questo è l`obiettivo non ci si può chiedere di irrigimentarci. A chi dice “o l`Udc sceglie o non faremo alleanze” rispondo che questo ricatto non ci spaventa.

Cioè sosterrete Formigoni in Lombardia e magari un candidato dei Pd nel Sud? Innanzitutto noi non mangeremo le minestre che vorranno proporci. Valuteremo, proporremo nostri candidati e progetti, come alle scorse amministrative. Anche perché molti dei governatori uscenti non sono sostenibili.
Certo non ci vedrei niente di male a sostenere Formigoni. Se ci fosse però un leghista il discorso sarebbe diverso visto che, diversamente da Violante, non sono stato sedotto da Calderoli.

Insomma, mani libere?
Non siamo più il partito degli assessori e non abbiamo l`ossessione del potere. Qualcuno, polemicamente, dice che ci siamo snaturati. In parte è vero: il Ccd aveva nel cromosoma il Polo delle Libertà. Ma abbiamo perso la scommessa che il berlusconismo si amalgamasse al popolarismo europeo. Anzi Berlusconi ha accentuato, nel Pdl, le caratteristiche emergenziali di FI del `94 fondando un partito da un predellino e dicendo: “chi c`è, c`è”. Non credo che il Pdl sopravviverà a lui. Noi vogliamo rimanere il punto di riferimento dei moderati e dei riformatori di centro. Dalle alleanze prestabilite stiamo fuori, nello spirito di un partito sturziano che riconosce autonomia al territorio, nel compiere le scelte di buona amministrazione che rida vicino i cittadini.

1 Comment
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antonio
antonio
15 anni fa

Insomma se a un dirigente UDC gli va di allearsicon rifondazione e Di Pietro tutto bene.



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