Rischiare la vita in stazione per mancanza di soccorsi
“Riceviamo e pubblichiamo”, di Germano Milite
Nella stazione di Milano Centrale, una signora scende in lacrime dal treno Fast 9605 delle ore 7.30 diretto a Napoli centrale. Sono le 7.15 e la donna, piegata in due dal dolore, avverte di essere gestante e fa intuire dunque che si è verificata la rottura delle acque. In pochi secondi viene avvertito il capotreno che allerta tramite radio la polizia. Le autorità, a loro volta, contattano un’ambulanza che però non riesce a prestare soccorso prima di circa 30 minuti. Dopo un quarto d’ora d’attesa, infatti, la signora viene fatta scendere dal treno in partenza ed attende per altri 15 interminabili minuti l’arrivo dei barellieri.
Della vicenda, risalente ad alcuni giorni fa, non hanno parlato i telegionali e nemmeno i quotidiani nazionali. Il mio racconto si basa sulla testimonianza di un cittadino che quella mattina era lì, ed ha assistito in prima persona all’accaduto.
Con l’aiuto di un altro forumista, Gaspare Compagno, sono riuscito a capire come funziona la gestione sanitaria all’interno delle stazioni di Milano, Napoli e Roma. Con grande sorpresa abbiamo scoperto che, in nessuna di queste, esiste un pronto soccorso o cumunque una struttura di primo intervento medico in grado di soccorrere in caso di necessità i numerosissimi passeggeri che transitano ogni giorno.
Come previsto dalla legge, difatti, un pronto soccorso per definizione può esistere solo se c’è una struttura ospedaliera vera e propria che lo ingloba e, ovviamente, risulta difficile pensare alla costruzione di un ospedale per ogni stazione di grandi dimensioni. E quindi? Semplicemente nei principali scali ferroviari d’Italia non esiste alcun tipo di pronto intervento in grado di garantire la sicurezza dei passeggeri. Certo in stazione si trova un’infermiera munita di defibrillatore che svolge la funzione di una qualsiasi guardia medica ma, in casi di emergenza, i tempi di arrivo delle ambulanze risultano potenzialmente fatali dati i limiti architettonici delle costruzioni.
Non v’è però alcuna responsabilità da parte di Trenitalia dato che, gli immobili ferroviari, sono di proprietà della società Grandistazioni.
Tra Trenitalia e Grandistazioni vi sono poche sinergie, infatti con la ristrutturazione di Milano Centrale molti spazi sono stati trasformati da ferroviari a commerciali a danno di Trenitalia, che ad esempio ha una biglietteria sottodimensionata oltre che ubicata sottoterra (quasi una catacomba).
In ultimo la gestione sanitaria non è di competenza di aziende, ma delle Regioni: se ad esempio la Regione Lazio volesse aprire un ospedale con relativo Pronto Soccorso a Roma Termini basterebbe chiedere gli appositi spazi a GrandiStazioni che non potrebbe rifiutare i locali.
Ovviamente questo avrebbe dei costi non indifferenti, e questo è uno dei motivi per cui le Regioni non hanno mai previsto strutture ospedaliere all’interno delle grandi stazioni ferroviarie.
Insomma è possibile che una gestante debba attendere più di 30 minuti prima di essere soccorsa da un’ambulanza? La risposta sicuramente è negativa ma lascia comunque in sospeso il punto interrogativo riguardo la gestione dei servizi di pronto intervento. Di certo, in ogni caso, resta lo scandalo che vede i principali scali ferroviari italiani non poter garantire un servizio medico adeguato ai passeggeri.
Proprio qualche giorno fa, il giornalista del Corriere della Sera Beppe Severgnini ha deciso di preparare una puntata del suo format interamente dedicata alle mancanze di Milano Centrale (tra queste veniva citato il bar troppo piccolo e la biglietteria altrettanto minuta).
Magari lo stimato cronista leggerà questo breve resoconto partito dai cittadini e si renderà conto di dover integrare il suo precedente mini-documentario.
Semplicemente scandaloso! Non mi vengono in mente altre parole.
L’amico Germano è un giornalista attento, sempre sui malservizi ferroviari:
http://www.julienews.it/notizia/cronaca/catanzaro-i-nas-controllano-i-treni-luridi-e-malmessi/46980_cronaca_2.html
Grave il ritardo dell’ambulanza, sicuramente non è percorribile la strada di creare dei punti di pronto soccorso nelle stazioni a causa dei costi. Si potrebbe pensare se fosse fattibile la creazioni di rimesse di ambulanze nelle vicinanze di stazioni ferroviarie, aeroporti e porti.
nicolò, il problema è che la stazione di milano centrale risale al fascismo… ed i binari sono stati costuriti rialzati rispetto alla strada e le auto non hanno modo di accedervi, quindi i portantini e i barellieri devono parcheggiare, salire le scale e arrivare ai treni…
Mi sembra osceno, non il fatto che non ci sia un pronto soccorso, come scritto è praticamente impossibile, ma servirebbe rendere le stazioni più agevoli per i soccorsi e, vista la quantità di persone che frequentano quegli spazi, far si che almeno un’ambulazia stazioni nel pressi della stazione, così almeno da poter intervenire temprestivamente ed evitare il traffico in arrivo.