Sarkozy e Cameron in Libia, gli interessi in ballo
“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati
Sarkozy e Cameron, leader di Francia e Inghilterra, sono atterrati in Libia acclamati come eroi.
Dopo la guerra civile, la Libia rappresenterà, fra le altre cose, un enorme affare: la ricostruzione delle infrastrutture danneggiate, senza contare i contratti petroliferi e i punti di passaggio per il petrolio e il gas del resto dell’Africa (ad esempio il petrolio nigeriano). L’Italia che fino a ieri era il partner privilegiato della Libia, rischia a breve di essere tagliata fuori, con ripercussioni alle aziende, le finanze, i lavoratori.
Giusto per dare un’idea degli interessi che l’Italia ha in Libia, basta citare che prima della guerra civile, eravamo al primo posto per l’export e al quinto per l’import da Tripoli, con un interscambio nel 2010 che si aggirava sopra i 12 miliardi. Dalla Libia proviene quasi un terzo del petrolio e del gas che utilizziamo, senza contare che i libici possedevano circa il 7% di Unicredit, la finanziaria Lafico possiede il 14,8% della Retelit (società controllata dalla Telecom Italia attiva nel WiMax), il 7,5% della Juventus e il 21,7% della ditta Olcese. A questo aggiungiamo che Tripoli possiede una partecipazione attorno al 2,01% di Finmeccanica, e circa 100 imprese italiane in Libia, prevalentemente collegate al settore petrolifero e alle infrastrutture, ai settori della meccanica, dei prodotti e della tecnologia per le costruzioni. L’elenco è smisurato, ma, volendo restare alle più note, non possiamo non citare Iveco (gruppo Fiat) presente con una società mista ed un impianto di assemblaggio di veicoli industriali, Impregilo (i contratti stipulati con la Libia pesano per circa l’11% del fatturato della società), Bonatti, Garboli-Conicos, Maltauro, Ferretti Group (tutte società di costruzioni). Altri settori sono quelli delle centrali termiche (Enel power), impiantistica (Tecnimont, Techint, Snam Progetti, Edison, Ava, Cosmi, Chimec, Technip). Telecom è presente anche con Prysmian Cables (ex Pirelli Cavi). Nel 2008 inoltre i libici hanno formalizzato un’intesa con il ministero dell’Economia italiano che dovrebbe permettere a Tripoli di aumentare le partecipazioni in ENI (di cui già possiedono lo 0,7% del capitale) inizialmente al 5%, poi all’8%, fino a un massimo del 10%. L’ENI è il primo produttore straniero nel paese libico, con una produzione di circa 244mila barili di petrolio al giorno, oltre al gas prodotto dai campi libici attraverso il gasdotto denominato GreenStream (che in questi giorni è stato chiuso a scopo precauzionale dall’ENI) che collega Mellitah, sulla costa libica, con Gela, in Sicilia.
Ma tutto questo era niente se confrontato con il piano di modernizzazione della Libia concepito da Gheddafi, che prevedeva investimenti per 153 miliardi di dollari per realizzare infrastrutture, progetti urbanistici e tecnologie per sviluppare l’industria estrattiva del petrolio e del gas.
Ovviamente questo piano acquista maggior peso ora che la Libia è da ricostruire interamente e in questo senso Impregilo che ha fatto molti affari in Libia: aveva vinto una commessa per la costruzione di una torre di 180 metri e un albergo di 600 camere a Tripoli, ha realizzato gli aeroporti di Kufra, Benina e Misuratah, e il Parlamento a Sirte. La stessa società ha vinto l’appalto per costruire tre università, più diversi alberghi e è in gara per la costruzione di una autostrada fino all’Egitto.
Tutto questo rischia di sparire se il governo non si muoverà per tempo come stanno facendo i governi di Francia e Gran Bretagna, ma, ed è questo il vero problema.
Buongiorno, dott. Pezzati
Apprezzo, come sempre, il suo puntglioso elenco degli affari che avevamo con la Libia di Gheddafi. Malgrado le rassicuranti parole del ministro degli esteri, on. Frattini, mi pare che l’Italia su quel fronte stia perdendo i molti vantaggi previsti. Le responsabilità odierne sono sotto gli occhi di tutti: mentre capi di Stato vanno a rendere omaggio a questa sorta di governo provvisorio per accaparrarsene le simpatie e, per transitività, entrare negli affari petroliferi e di ricostruzione della Libia (pare che Erdogan, premier turco, sia stato accolto con grandi ovazioni presso i Paesi rivoltosi, quindi anche in Libia: magari se il governo italiano favorirà l’entrata in Europa della Turchia, si proporrà come intermediario), il nostro governo era alle prese con i mugugni e le lamentazioni del cav., quindi nessun rappresentante italiano si è trovato in Libia insieme con i cugini francesi e inglesi (sicuramente i cugini inglesi e francesi, sotto banco, ringraziano l’assenteismo del governo italiano).
Immagino che tutte le imprese italiane presenti fino a poco tempo fa in Libia, che avevano già stipulato contratti con Gheddafi, oggi non siano particolarmente contenti. Ma quando queste imprese hanno visto la teatralità con cui il governo italiano riceveva il presidente Gheddafi, rendendo tutto il Paese ridicolo agli occhi del mondo, perchè hanno lasciato fare? Non si rendevano conto che questi sperticati, pubblici e ridicoli salamelecchi, fatti ad un capo di Stato che oggi c’è e domani potrebbe non esserci, erano deleteri? Una tiratina d’orecchi in quelle occasioni non ci stava male! O sbaglio? Allora queste imprese hanno goduto, credendo che la politica teatrale potesse avere il sopravvento sulla politica diplomatica e formale! Adesso ne piangeremo tutti le conseguenze. Ci è piaciuta la bicicletta/cav e l’abbiamo votata …. ora pedaliamo!
una citoyenne
I salamelecchi ci possono pure stare…. in fondo quando veniva bush, lo accogleivamo con tutti gli onori…e ora che c’è obama facciamo lo stesso…
il problema vero è, però, che mentre gli altri si stanno muovendo, noi siamo bloccati, perchè il nostro presidente del consiglio, aggrappato ferocemente ad una poltrona e all’immunità, non vuole dimettersi e deve pensare ad incontrare giudici e avvocati perchè ha esagerato con le dosi di viagra.
volgare? forse, ma quando ci vuole ci vuole.
e la cosa tragica è che se si fa un giro nei siti di finanza e si denuncia la cosa, ci sono, ina cluni forum, i tifosi del cavaliere..gli oltranzisti del pdl che affermano che sarkosy e cameron non potranno fare nulla perchè tanto gli accordi sono firmati e tutelati da leggi internazionali…
questo significa avere, non le fette di prosciutto, ma due maialiani interi davanti gli occhi.
Secondo loro, sarkò e cameron sono andati ad abbronzarsi…
che vi siano accrodi stipulati e tutelati da leggi internazionali, è sicuro, ed è ovvio…
ma è anche vero che gli insorti hanno dichiarato che rispetteranno gli accordi precedenti, a meno che non siano stati conclusi tramite corruzione e concussione..inq uel caso gli accordi saranno nulli….
quanto tempo passerà prima che vengano fuori prove di corruzione passata???
inoltre i nuovi contratti di ricostruzione della libia chi li firmerà?? ma questo, i tifosi del berLOSCO, non vogliono capirlo…