postato il 9 Luglio 2010 | in "In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo, Spunti di riflessione"

Sciopero dei giornalisti, se il silenzio vale più di cento parole

di Giuseppe Portonera

Confesso che oggi mi sarebbe piaciuto vedere la protesta dei giornalisti con ben altre modalità. Avrei preferito assistere a una giornata di super informazione, con edizioni straordinarie e vere e proprie valanghe di notizie, visto che sono sempre stato convinto che la migliore risposta a chi ti vuole zittire sia urlare più forte. Perché scioperare quando in Italia c’è il rischio bavaglio, è una scelta sicuramente strana. Perché scioperare contro un presidente del Consiglio (di questo si tratta) che a sua volta aveva chiesto ai lettori di non comprare i giornali, è una scelta sicuramente strana. A prima vista potrebbe apparire un controsenso. Ma tutto questo è necessario. Oggi più che mai. Me ne sono accorto quando stamattina sono passato dal mio edicolante di fiducia: c’erano soltanto i giornali di centro-destra (con l’unica eccezione del Riformista di Polito). C’erano, insomma, un’unica voce, un unico modo di pensare, un’unica visione del mondo. Non che io la condanni a priori, per carità. Solo che, come si dice, il mondo è bello perché vario: e a me dover leggere solo una versione dei fatti, non mi piace proprio. Avete avuto modo di leggere altri miei post su questo argomento, dal senso di vuoto di qualche settimana fa, al vergogno Ammazza Blog, passando per l’alienazione di orwelliana memoria. In questi lunghi e difficili giorni, ho tentato, insomma, di seguire passo passo l’evolversi di questa incresciosa situazione, sperando ogni giorno in un ripensamento e in sussulto di dignità da parte della maggioranza di governo. E invece niente, il 29 luglio si avvicina e pare che si vada verso una scontata approvazione. O forse no, chissà. Magari le timide aperture governative qualcosa significano, ma ciò che però mi preoccupa maggiormente è che la gente comune, il popolo, non comprenda il vero significato di questo sciopero e, presa da problemi e preoccupazioni personali, finisca per ridurre una giornata per la difesa della libertà, a una mera presa di posizione dei giornalisti. Perché non è assolutamente così. Lo sciopero di oggi non è quello di una sola corporazione, lo sciopero di oggi appartiene a tutti coloro che hanno sete e fame di verità. Appartiene a tutti coloro che sono convinti che, come diceva Piero Calamandrei, se non esiste la libertà, come potrà mai esistere la legalità? Ecco perché questo DDL è incompatibile con uno stato liberale come il nostro. Se dovesse essere approvato, ognuno di noi sarebbe meno sicuro, perché meno informato. Sarà pure difficile da credere, ma è così. Perché se è vero che qui si parla principalmente di intercettazioni, è pure vero che quello riguarda le conversazioni telefoniche e ambientali è soltanto uno dei tanti divieti imposto dalla legge bavaglio: nessun colloquio registrato potrà mai più essere reso noto fino alla celebrazione del processo, così come gli atti di indagine anche non più segreti. Con buona pace del diritto di ciascun cittadino ad informarsi liberamente e del dovere di ogni buon giornalista ad informare correttamente. Anche perché la scelta di imporre ai giornalisti di poter soltanto riassumere le carte processuali, potrebbe aumentare il pericolo che il contenuto di ogni documento possa essere riportato in termini lacunosi o strumentali.

Restare in silenzio, in questo Paese, è quindi rimasto l’unico modo per far rumore. E per difendere una libertà che è di tutti, che dir se ne voglia.

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citoyenne
citoyenne
14 anni fa

Buongiorno, giovane amico.
Rispondo a modo mio al problema da lei posto. Lei sa che del caso Cucchi, se fosse stata in vigore la legge sulla privacy, non si sarebbe saputo nulla? Perchè, mi pare di aver letto, che anche quelle riprese amatoriali, fatte con un cellulare, diventerebbero illegali e magari i manganellatori avrebbero potuto continuare su quella falsa riga. E’ una legge iniqua quella che questo governo si appresta ad approvare, magari con l’ennesimo voto di fiducia. Io non mi preoccuperei poi tanto per quei nomi che verrebbero fuori dalle inchieste e che magari non c’entrano nulla con le inchieste stesse… magari aprirebbero le porte ad altre inchieste ancora, scoprendo altarini che i potenti di turno vorrebero tenere nascosti.
Come ho già scritto nell’altro post, quando questa legge verrà approvata, io andrò a firmare per il referendum abrogativo.
Chi sceglie di fare una vita pubblica, deve avere anche il wc trasparente!
Una citoyenne



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