postato il 20 Agosto 2011 | in "In evidenza, Politica, Riceviamo e pubblichiamo"

Se Bossi non parla più al profondo nord

Le vivaci contestazioni subite dai ministri Bossi, Calderoli e Tremonti in occasione della loro recente permanenza tra le montagne del Cadore hanno probabilmente sorpreso solo gli osservatori meno attenti; era infatti noto a molti come da qualche tempo covasse un chiaro malcontento anche tra gli elettori ed i simpatizzanti leghisti più convinti.

Quello che pare invece essere più sorprendente è l’annullamento del previsto incontro pubblico e la conseguente “ritirata strategica” operata da Bossi in piena notte stravolgendo i piani di ospiti ed interlocutori amici e contrari. E’ infatti una delle prime volte, se non la prima, che il grande istrione rinuncia al confronto con la folla, abbandonando la piazza e dando così un’immagine del tutto opposta a quell’iconografia che di solito lo accompagnava.

Certo l’episodio va inquadrato nel preciso momento storico, all’indomani del varo di una manovra economica aggiuntiva che va ad incidere duramente sulle finanza degli enti locali e dei comuni cittadini; sarebbe però sbagliato ed oltremodo riduttivo pensare che si tratti di un evento isolato e fine a se stesso.

La luna di miele tra Bossi ed il suo elettorato pare infatti essersi guastata già da qualche mese e gli effetti negativi possono essere rintracciati già nei dati delle Elezioni Europee del 2009. Prendendo l’esempio dei dati elettorali della Regione del Veneto, si scopre facilmente come nelle elezioni politiche del 2008 per la Camera la lega Nord abbia raccolto 830.000 voti pari al 27,1 % dei voti validi; dopo un solo anno alle Europee del 2009 la lista della Lega Nord era salita al 28,4 % dei voti espressi ma scendendo in termini assoluti alla cifra di 767.000 consensi.

Alle Regionali del 2010 pur avendo un candidato popolarissimo quale Luca Zaia la lista non ha saputo fare meglio che raccogliere 788.000 voti e cioè 50.000 voti circa meno del 2008 e solo la scarsa affluenza alle urne ha permesso di mascherare il vistoso calo di consensi; basti ricordare che in Veneto nelle elezioni politiche del 1996 la Lega Nord aveva sfiorato la cifra di un milione di voti.

Pare quindi che l’elettore leghista si stia stancando dell’eterno copione recitato dal partito di Bossi, quello della “Lega di lotta e di governo” o “dottor Jekyll e mister Hyde” come altrimenti chiamato. Le evidenti contraddizioni tra quanto promesso nei comizi sul territorio e quanto prodotto nelle aule parlamentari hanno finito per intaccare anche la carismatica figura del leader.

E nemmeno casuale deve essere considerato il luogo dove è avvenuto il “gran rifiuto”, uno di quei piccoli Comuni di montagna cui questa ultima manovra finanziaria assesta probabilmente un colpo mortale. Quei piccoli Comuni di montagna dove il sindaco spesso non riceve alcun compenso, dove quasi tutti si conoscono per nome ed il sindaco è il primo da chiamare, anche in piena notte, quando succede qualcosa. Quei piccoli Comuni di montagna dove si fa politica per essere utili alla comunità e non per arricchirsi visto che, molto spesso, le spese di tasca propria sono molto superiori delle entrate.

Proprio quei piccoli Comuni di montagna che la manovra di questo governo intende azzerare, indicandoli come responsabili degli sprechi della Pubblica Amministrazione; quei piccoli Comuni di montagna che, messi tutti insieme, costano all’anno come una decina di parlamentari.

I tagli indiscriminati agli enti locali, che si sommano a quelli già effettuati negli ultimi due anni, stanno pregiudicando ogni possibilità di garantire anche i minimi livelli dei servizi locali e neanche il promesso federalismo fiscale potrà migliorare la situazione, visto che si limiterà ad attribuire la libertà di aumentare i tributi locali per sopperire ai minori trasferimenti.

Quello che i montanari sanno bene è che 30 chilometri in pianura si percorrono in 20 minuti mentre in montagna può volerci un’ora e per quei 30 chilometri in pianura bastano due litri di benzina mentre in montagna ce ne vuole il doppio; queste cose semplici i montanari non riescono a farle capire a chi li governa.

Ma i montanari, gente abituata a lavorare e tacere, a volte si stancano di ascoltare promesse che sanno perfettamente essere vane; per vivere in montagna sono indispensabili due qualità: la pazienza e la buona volontà ma qualche volta la prima si esaurisce!

Riceviamo e pubblichiamo Roberto Dal Pan



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