Tutti i post con tag: Berlusconi

Perché salvare un progetto è vitale

postato il 4 Novembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Mantovani

Questa mattina sono dovuto intervenire nella gestione di un progetto aziendale che incontra molte difficoltà: ho sostituito il project manager, che non riusciva a produrre un piano credibile, con responsabilità e tempi certi. Le difficoltà, che pure sono solo in piccola parte dipendenti dalla nostra azienda, non facevano che aumentare e le carenze del piano davano a tutti un alibi perfetto per non assumersi responsabilità.

Ho chiamato i soci di maggioranza e minoranza, ho raccontato la situazione senza nascondere le difficoltà, abbiamo deciso insieme come sostituire il project manager.

Cose di tutti i giorni nelle aziende, ma quando in difficoltà c’è un Paese grande come l’Italia, le preoccupazioni e le complessità sono di dimensioni ben diverse. Però il parallelo aiuta a comprendere problemi e soluzioni.

Quando Tremonti (il nostro project manager nel difficile mare dell’economia) ha mostrato di essere in difficoltà nel produrre un piano credibile per uscire dalla morsa dell’alto debito e della bassa crescita, Berlusconi (l’Amministratore Delegato, che mi perdonerà l’irriverenza del paragone con lo scrivente) ha deciso in sostanza di prendere il suo posto, senza peraltro rimuoverlo dall’incarico. Ha parlato solo con la Lega ed una parte del PdL (i soci di maggioranza), senza considerare tutti gli altri (l’altra parte del Pdl e la minoranza), senza la necessaria trasparenza verso gli italiani e le autorità europee.

Nemmeno lui riesce a fare un piano credibile, nonostante l’architetto (la BCE) gli abbia inviato un progetto abbastanza dettagliato (che è altra cosa da un piano).

Quindi ora anche lui è parte del problema e non può più trovare la soluzione.

Per me salvare il progetto è vitale. Se sbaglio tutto ciò di buono che ho fatto prima non varrà nulla e il mio futuro in azienda sarà compromesso.

Pensi solo a questa crisi, Presidente, non al prima né al dopo. Chieda a tutti i soci di nominare un nuovo amministratore delegato ed un nuovo project manager, che godano di una fiducia largamente condivisa. Un amministratore delegato al quale possa trasmettere ciò che rimane della sua visione e dei suoi obiettivi, un project manager che sappia fare i piani, non guardi in faccia a nessuno e non perda tempo.

Uscire dall’emergenza è più semplice di quanto non sembri. Poi, tra un anno, un nuovo governo potrà affrontare – da pari a pari con gli altri grandi Paesi europei – i veri problemi che pongono nubi nere sul futuro del nostro continente. Quelli per i quali nessuno ancora riesce ad immaginare le soluzioni.


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Rassegna stampa, 4 novembre ’11

postato il 4 Novembre 2011
Rassegna stampa ricchissima oggi. Sul Corriere trovate un’intervista, centrale, di Pier Ferdinando Casini sui movimenti di questi giorni: ancora una volta, il nostro leader torna a sottolineare la necessità di costituire un governo di larghe intese in Parlamento, perché qui non c’è «un partito del ribaltone, ma una parte sempre più ampia della politica che ha la consapevolezza che sono necessarie ricette impopolari e che questa sfida non può essere affrontata con un governo del 51%. È una questione immensa, che coinvolge anche l’identità e le prospettive del Pdl» che, se vuole sopravvivere, farebbe bene a prendere – una volta per tutte – delle decisioni serie. Certo, è più facile – così come ha fatto il segretario Alfano – prendersela con noi dell’Udc, colpevoli di voler lanciare un’opa sul Pdl: caro segretario, non ti sei accorto che – ammesso che quest’Opa esista – tutti i nostri ragionamenti sul Pdl e sul centrodestra non sono cambiati di una virgola dal 2008 ad oggi? Abbiamo sempre sostenuto che una coalizione come questa, legata esclusivamente alla sopravvivenza del proprio leader, non sarebbe stata in grado di fare strada e i fatti ora ci danno ragione: come giustamente ha ricordato Casini, «non ha senso contendersi la guida di una nave che sta andando a sbattere contro gli scogli. Il primo problema mio, di Alfano, di Bersani, se vogliamo avere prospettive, è salvare l’Italia; ciascuno facendo un passo indietro, se necessario, ma dando una disponibilità a salvare il Paese». Perché – ed è un concetto centrale, da sottoscrivere e rilanciare con forza – in questo momento serve una grande assunzione di responsabilità collettiva, non una ricerca di garanzie di interessi particolari: «ci sono posti per cui non ci si candida; ci si va, se si è chiamati». Ed è quello che i piani alti del Pdl proprio non riescono a capire: ecco perché reagiscono in malo modo alla notizia del passaggio di due loro deputati nelle nostre fila (sono Bonciani e D’Ippolito, trovate le ragioni della loro scelta sul Corriere e sul Messaggero); Massimo Franco, a tal proposito, tenta un’analisi sul Corriere e spiega come l’erosione del Pdl sia ormai un fatto certo e tangibile, ma come l’esito della crisi sia tutt’altro che scontato: martedì prossimo, alla Camera si voterà per l’approvazione del rendiconto generale dello Stato e sono in molti a scommettere che possa essere l’occasione per il “default del governo”. C’è un’altra intervista da abbinare alla lettura di quella a Casini, ed è quella rilasciata da Massimo D’Alema a Carlo Fusi, sul Messaggero: per il Presidente del Copasir, l’unica soluzione per uscire dall’emergenza è proprio il battesimo di un governo tecnico, guidato da una personalità di spicco (il nome, manco a dirlo, è sempre quello di Mario Monti) – se, però, il centrodestra dovesse preferire andare avanti in questo stato, le elezioni a gennaio resterebbero l’unica via d’uscita. Il dopo-Silvio, tanto desiderato e tanto evocato, sembra essere finalmente giunto e noi vi offriamo una serie di commenti per cercare di capire cosa ci aspetta al di là del varco: Antonio Polito, sul Corriere, lo definisce “una terra sconosciuta”, visto che – se è vero che dobbiamo lasciarci alle spalle il “deserto” – è pur vero che almeno per ora stiamo camminando al buio; e mentre Francesco Clementi sul Sole ragiona sulla fattibilità di un governo tecnico, Giuliano Ferrara, sul Foglio, decreta l’insufficienza di Berlusconi nel gestire la Crisi e chiede che si torni al voto, “naturalmente”.

Pier Ferdinando Casini detta la linea

Casini: «Governo di larghe intese, il Pdl dica sì o si dissolverà» (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera)

Il Pdl si sfalda. Le voci del dissenso.

Terremoto nel Pdl, scatta il fuggi fuggi. Berlusconi non ha più la maggioranza (Silvio Buzzanca, la Repubblica)

Bonciani – Ho creduto nel premier, ma il progetto è fallito. Ora grande coalizione (Alessio Bonciani, Corriere della Sera)

D’Ippolito: «Via dopo 17 anni. Sono calabrese e quindi coraggiosa» (Corriere della Sera)

Vizzini: “Non appoggio più Silvio, serve una nuova coalizione” (Emanuele Lauria, la Repubblica)

Franco – L’erosione del Pdl avvicina la crisi. Però l’esito è incerto (Massimo Franco, Corriere della Sera )

Il ruolo cruciale dell’Udc

I centristi-calamita. La regia dello strappo è di Cirino Pomicino (Fabio Martini, La Stampa)

La carta coperta dei centristi e del Pd (Alberto Gentili, il Messaggero)

Evviva, moriremo democristiani (Denise Pardo, L’Espresso)

Deputati migranti in fila verso l’Udc (Ettore Maria Colombo, il Riformista)

E dopo Silvio?

Una terra sconosciuta (Antonio Polito, Corriere della Sera)

Governo tecnico? Serve maggioranza ampia (Francesco Clementi, il Sole 24 Ore)

Le elezioni subito, naturalmente (Giuliano Ferrara, il Foglio)

D’Alema: «Il tempo sta scadendo, subito un governo d’emergenza» (Carlo Fusi, il Messaggero)

Non solo crisi. Idee per la ripresa.

Banche per la cultura e il Paese (Giovanni Bazoli, il Sole 24 Ore)

Manuale anti-panico – Come sconfiggere i fantasmi della crisi (Dino Pesole, il Sole 24 Ore)

Elogio dell’ortodossia monetaria illuminata di Draghi (Francesco Forte, il Foglio)

Davvero il decreto sviluppo rilancia le infrastrutture? (Marco Nicolai, MF)

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«Governo di larghe intese. Pdl dica sì o si dissolverà»

postato il 4 Novembre 2011

Pubblichiamo da ‘Il Corriere della sera’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini

di Aldo Cazzullo

«C’è un aspetto positivo, in questa ora drammatica: per tutti è giunto il momento della verità. Si gioca a carte scoperte. Quando il capo dello Stato verifica che “forze di opposizione considerano necessaria una nuova compagine di governo su basi più ampie”, per me questo è il dato più rilevante politicamente. Perché significa che non c’è un partito del ribaltone, non c’è una parte del Parlamento unita solo dall’antiberlusconismo. Qui c’è una parte sempre più ampia della politica che ha la consapevolezza che sono necessarie ricette impopolari e che questa sfida non può essere affrontata con un governo del 51%. È una questione immensa, che coinvolge anche l’identità e le prospettive del Pdl. Se il Pdl vuole essere un riferimento importante del Partito popolare europeo, non può scavare trincee a difesa di un esistente che all’evidenza non è più in grado di affrontare la situazione».

Presidente Casini, il segretario del Pdl la accusa di voler lanciare un’opa sul suo partito.

«Se anche lo facessi, è quello che da dieci anni almeno cerca di fare sull’Udc il presidente del Consiglio. Ma credo che oggi l’opa sul Pdl non servirebbe a nulla. Non ha senso contendersi la guida di una nave che sta andando a sbattere contro gli scogli. Il primo problema mio, di Alfano, di Bersani, se vogliamo avere prospettive, è salvare l’Italia; ciascuno facendo un passo indietro, se necessario, ma dando una disponibilità a salvare il Paese». [Continua a leggere]

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Il gioco dell’opa in attesa del Natale

postato il 3 Novembre 2011

“Quello che mi piace del Natale è che si può far dimenticare il passato alle persone con il presente” così scriveva l’umorista americano Don Marquis e questa sembra la speranza segreta di Berlusconi e Alfano: resistere fino a Natale e buttarsi in una nuova competizione elettorale, magari con qualche buona idea per far dimenticare il passato.

Quanto questa strategia sia deleteria e miope è sotto gli occhi di tutti e a quanto pare cominciano ad accorgersene anche i fanatici del “credere, obbedire, combattere”. Tuttavia, nel bunker di Palazzo Chigi continuano a credere di poter arrivare a mangiare il panettone, ma intanto continuano a diffondersi le allucinazioni sul “nemico alle porte”. Così il giovane Alfano, che attende il Natale per trovare sotto l’albero un dono più grande, prova a ricompattare la truppa con lo spauracchio “dell’opa ostile al Pdl” da parte di Pier Ferdinando Casini.

Il gioco dell’opa di Alfano sarà pure simpatico, magari  è anche un buon tentativo per chetare i malpancisti, ma sfugge ai più l’oggetto della scalata di Casini. Il Pdl, nonostante vanti un fantomatico milione di tessere, non è l’Everest della politica, ma un ghiacciaio che si sta rapidamente sciogliendo al sole. In vista dunque non c’è nessuna scalata, non si può scalare qualcosa che non c’è,  ma probabilmente solo l’arduo compito della ricostruzione dell’area moderata e anche, se continua così, del Paese.

di Adriano Frinchi

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Sacrifici inutili se al governo resta Berlusconi

postato il 2 Novembre 2011


Ogni sacrificio è inutile senza un passo indietro del Presidente del Consiglio. Ormai è chiaro a tutto il mondo che il problema dell’Italia è innanzitutto la mancanza di credibilità del premier.
Noi abbiamo detto al Capo dello Stato che, nonostante siamo all’opposizione, siamo disponibili a prenderci la nostra dose di responsabilità per i sacrifici ma il problema di Berlusconi esiste e viene immediatamente prima del problema della crescita.

Pier Ferdinando

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Crisi, serve patto con le parti sociali

postato il 27 Ottobre 2011


La lettera del governo italiano alle istituzioni europee è un patto scellerato sottoscritto tra Berlusconi e Bossi, che in cambio della libertà di licenziamento non mette mano alle pensioni.
Questa lettera da una parte è destinata a cadere nel vuoto, come tanti annunci del governo Berlusconi, dall’altra appare gravemente monca, perché rischia di determinare uno scontro sociale, di mettere i ricchi contro i poveri e questo non ce lo possiamo permettere.
Quello che serve è invece un patto tra le parti sociali e con le parti sociali. Con la Cisl, con la Uil, con la Cgil vogliamo la condivisione di un percorso, e per far questo serve un impegno di tutti noi a rimuovere le condizioni di iniquità.

Pier Ferdinando

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