postato il 2 Marzo 2011 | in "In evidenza, Media e tecnologia"

Talk show a targhe alterne

Se non fosse un documento ufficiale l’atto di indirizzo sul pluralismo presentato dal Pdl in commissione di Vigilanza Rai farebbe ridere. Purtroppo il documento è vero e prevede, in maniera surreale, di alternare, di settimana in settimana, conduttori di talk show “con diversa formazione culturale”, mandandoli in onda nelle fasce migliori del palinsesto. La dose è rincarata dal senatore Alessio Butti, relatore di maggioranza, che presentando la bozza ha  spiegato che occupare sempre le serate di martedì e il giovedì (il riferimento è chiaramente a Ballarò e ad Annozero ndr) “è diventata una rendita a vantaggio di alcuni conduttori”.

Le ironie sono state facili e subito si è parlato di “conduzione a targhe alterne”, tuttavia non credo che sia la solita boutade di fantasiosi esponenti del Pdl, ma ci troviamo di fronte ad una proposta che ha nella sua essenza ha qualcosa che non va. L’atto di indirizzo sul pluralismo porta in sé una deteriore concezione del giornalismo, dove il giornalista è ridotto a voce del padrone ed è chiamato a somministrare ai lettori o al pubblico televisivo le verità di comodo del potente di turno.

Diciamocelo chiaramente: “diversa formazione culturale” è un modo educato, anzi politicamente corretto, per indicare giornalisti faziosi che dovrebbero alternarsi sugli schermi televisivi per garantire un presunto pluralismo. Sì, presunto pluralismo, perché, non se ne dispiaccia il senatore Butti, quello proposto non è pluralismo ma solo una forma di lottizzazione degli spazi televisivi a cui non aveva pensato nemmeno la vorace Prima Repubblica.

Davanti a queste assurdità allora sorgono delle domande che forse tanto scontante non sono: è così difficile immaginare un servizio pubblico che sia veramente servizio alla gente e non servizio al Governo in carica? E’ così difficile pensare a dei giornalisti che fanno inchiesta, approfondimento e dibattito e non conducono le loro personali o padronali battaglie politiche su stampa e televisione? Come si può intuire non è questione di difendere Santoro o Floris, ma si stanno confrontando idee diverse di servizio pubblico e di giornalismo. Personalmente ricordo con piacere un noto insegnamento di Indro Montanelli, che era un tipo sicuramente di “formazione culturale diversa”, ad aspiranti giornalisti:  “chi di voi vorrà fare il giornalista, si ricordi di scegliere il proprio padrone: il lettore”.

Adriano Frinchi



Twitter


Connect

Facebook Fans

Hai già cliccato su “Mi piace”?

Instagram