Udc, sì al modello regionale
La lettera di Pier Ferdinando Casini e Francesco D’Onofrio al Corriere della Sera
Soltanto un riflesso condizionato, per un verso di vecchia politica e per altro verso di supponenza bipartitica, ha fatto affermare che l’Udc ha scelto in riferimento alle amministrazioni comunali e provinciali per le quali si è votato lo scorso giugno un atteggiamento di «doppio forno». Non ci meravigliamo per il fatto che questo giudizio sia stato usato nei confronti della scelta politica dell’Udc, che invece è stata ancorata ad una vera e propria strategia culturale fortemente innovativa proprio rispetto a quelle abitudini della vecchia politica, che ora si sono rivestite con questa nuova arroganza bipartitica. L’Unione di Centro — che ha dato vita significativamente ad una Costituente di Centro — si è mossa invece nel solco di una rigorosa coerenza politica con l’ispirazione sturziana che è posta a fondamento della propria rinnovata caratterizzazione di partito liberal-popolare, innovatore anche e soprattutto nel rapporto tra politica nazionale e politica locale.
Si fa infatti un gran parlare di trasformazione dell’Italia in senso federalistico ma sembra che non si sia ancora seriamente ragionato sulle conseguenze che questa trasformazione comporta per l’essere e l’operare anzitutto dei partiti politici. Un partito di centro come quello che l’Udc sta costruendo ha certamente nella definizione della propria identità un punto ineludibile di chiarezza, ma esso desidera allo stesso tempo essere rilevante per le scelte di governo, locali, regionali o nazionali che siano. Identità e cultura di governo sono pertanto a nostro giudizio entrambi essenziali ed è per questa ragione che critichiamo aspramente quanti affermano che il nostro comportamento è stato tipico di un partito che, se avesse scelto il doppio forno, avrebbe oscillato comunque e sempre in vista del conseguimento di posizione di potere, al contrario di quanto ha dimostrato nei fatti proprio l’Unione di Centro. Altro che doppio forno! Oltretutto facciamo fatica ad accettare lezioni di coerenza da chi, come il Pdl, ha sposato una doppia morale: condanna i ribaltoni (giustamente!) ai danni degli elettori e li pratica con disinvoltura quando li ritiene convenienti, come è accaduto in Sicilia la settimana scorsa.
In conclusione, abbiamo ritenuto, riteniamo e riterremo che gli organi locali e regionali del partito debbano scegliere le alleanze di governo sulla base dei programmi che si intende realizzare in sede locale e regionale, in evidente coerenza con l’identità di fondo che l’Unione di Centro ha ripetutamente affermato essere l’identità tipica di un partito liberal-popolare di centro. «La vita regionale è vita locale nello spirito unitario»: così si esprimeva Luigi Sturzo nel volume «La regione nella nazione» pubblicato a Bologna nel 1949, all’indomani della Costituzione repubblicana vigente che aveva fatto proprie gran parte delle intuizioni e delle proposte dallo stesso Sturzo formulate all’inizio del ’900, consolidate all’atto della nascita del Partito Popolare Italiano e rese persino determinanti nella sua Relazione al 3˚Congresso del Partito Popolare Italiano che si svolse al Venezia nel 1921 e che Sturzo volle incentrare proprio sul tema del regionalismo. Partito liberal-popolare di programma con forte vocazione territoriale e quindi — a nostro giudizio — coerentemente orientato a consentire alle organizzazioni locali del partito la scelta delle alleanze di governo ritenute le più idonee per il bene comune delle comunità locali.
Pier Ferdinando Casini
Francesco D’Onofrio
Da sempre ho ritenuto che la politica debba essere fatto non sui nomi, sulle poltrone, ma sulla condivisione di valori e programmi.
Il fatto di affidare alle diverse realtà l’opportunità di poter perseguire al meglio le progettualità di partito scegliendo di volta in volta non con chi, ma con quale programma allearsi, da ulteriore spessore all’opera politica che l’UDC sta portando avanti.
Probabilmente sarà difficile da comprendere per i cittadini, ma li dovrà concentrarsi lo sforzo del partito affinchè ci possa essere una condivisione del percorso intrapreso!!!
Bisogna tornare nelle piazze, tra la gente, come più volte è stato fatto, per spiegare ai cittadini comuni il perchè delle azioni politiche che l’UDC porta avanti.
Così solo otterremo sempre più consenso.
Questo è quello che vuole la gente: una politica che si occupi di loro, dei loro problemi, tra loro.
Delle due l’una: chi vuole accusare l’UDC di esercitare una politica “dei due forni” o non ha seguito la politica italiana e il percorso dell’UDC negli ultimi 2 anni e mezzo… o lo fa in mala fede, tentando di ingannare i cittadini.
Noi abbiamo un’idea diversa della politica. E’ stato giusto non perdere la nostra identità, non lasciandoci fagocitare dai partitoni. Perchè la nostra identità è la nostra forza!
La tesi del “federalismo delle alleanze” è solo l’ultimo passo compiuto dal nostro partito per realizzare una politica seria, che abbia come unico obiettivo il bene comune ed il buon governo. Le vecchie logiche destra/sinistra sono ormai antiquate, l’UDC se ne è accorta da tempo, ora gli italiani lo comprendono. Le alleanze si fanno sulla base dei programmi, non contro qualcuno. E nemmeno per evitare l’estinzione.
Quella che ci aspetta è una fase di profonda riflessione e confronto a livello locale con le altre forze politiche. Trovo giusto che il dialogo tra i partiti sorga dal basso, senza soluzioni verticistiche. E’ giusto che il locale trovi la soluzione che reputa migliore per il proprio territorio, avendo sempre come punti fissi i nostri valori.
“Federalismo delle alleanze” vuole certo dire: mettersi intorno ad un tavolo, ragionare, confrontarsi e trovare un programma comune. Credo, però, che tra le opzioni di alleanza debba anche considerarsi la possibilità di “andare da soli”. Non certo per un’immotivata superiorità, ma per affermare la nostra determinazione a non lasciarci annettere da nessuno. “Hic manebimus optime”. Pronti al dialogo e all’apertura con tutti, ma non ci lasceremo coinvolgere in alleanze dettate solo a sfruttare il nostro significativo apporto, determinante per vincere e quindi governare.
Si apre, quindi, un momento politico intenso. Un altro passo, partendo dal territorio, dai cittadini, verso la nuova Casa dei moderati liberali e riformisti.
Questa lettera autorevole dimostra,qualora ve ne fosse ancora bisogno che tra l’inteligenza politica dell’UDC e l’attuale sistema dei partiti intercorre un ampio divario.
Questo modello di federalismo locale di cui parlate che lascia ampio spazio alle organizzazioni locali del partito nella scelta delle alleanze più idonee per il bene comune; è l’esempio di quello che dovrebbe essere il vero federalismo che non deve essere imposto dall’alto ma partire dal basso anche a livello di partito.Mi ricordo un po il motto del club di Roma che diceva “agire localmente e pensare globalmente”.
Molto condivisibile il contenuto della lettera e i suoi importanti riferimenti storici. Credo sia necessaria la ricerca di un minimo di idealità per portare avanti questa battaglia particolarmente difficile per l’attuale momento storico. Io ci sono e voglio continuare ad esserci ma non voglio essere considerato un opportunista per la politica dei due forni. Avanti con la cultura centrista a forte vocazione territoriale.
Sandro, da una vita democristiano.
concordo con la lettera del Presidente Casini e dell’ on. D’Onofrio.
La situazione partitica in Italia, apparentemente semplificata è, invece terribilmente confusa.
I grandi contenitori non riescono a dare risposte chiare e precise agli italiani, rimandento sileziosamente ostaggi di partiti che mirano a divenire espressione nazionale, ma che in realtà non sono altro che portatori di interessi locali, come la Lega.
Il disegno di una nuova strategia politica non deve essere confuso con il desiderio di essere onnipresenti nelle stanze del potere.
E’ un grave errore pensare questo.
Serve una nuova stagione in Italia, dove le istanze di partito diventino di programmi nazionali rivolti direttamente da quelle che sono le esigenze regionali.
Solo in questo modo si riescono a dare risposte serie e concrete ai cittadini, nell’ottica di un progetto fortemente democratico che guarda ai valori della carità cristiana, osannata dai vuoti contenitori ma poco applicata nella sostanza.
Il federalismo che è solo un servizio che Berlusconi doveva alla lega, padrona di tenere in ostaggio gli schiavi del potere, ci permette e ci chiama oggi a rivedere anche la politica nazionale, affinchè lo stato venga costantemente difeso nelle sue piu’ alte istituzioni e non diventi solo una fredda architettura fatta di spot e veline.
è ora di analizzare le istanze delle regioni, di stringere con loro un rapporto programmatico importante per la creazione di una “rete nazionale” unica vera alternativa in questa Italia, che ormai si avvia al declino morale e istituzionale (droga in Parlamento).
Solo l’Unione di Centro ha le basi, la coerenza e i numeri, (quelli veri) per incoraggiare una nuova stagione di riprogrammazione politica e richiamare all’ordine una classe sempre piu’ bella nel fisico, sempre piu’ famosa nelle sue televisioni, ma sempre poco istituzionale per il bene dell’Italia.
I partiti oggi non dialogano, non hanno esempi su valori condivisi e forti, tutti noi dobbiamo sostenere il Presidente e il suo coraggio di rivedere con giusto dialogo delle parti e sani principi di inziare a portare lo stile e l’appartenenza in una politica circense e poco produttiva.
Ora camminiamo insieme.
New people, new world.
Buon lavoro a tutti.
Giovanni Pelliccia
Il maggiore danno fatto da quindici anni di berluconismo, non è la distruzione della classe media, l’ impoverimento, degli italiani, la barbarie legislativa, il tradimento della costituzione, il regresso della legalità o la voragine aperta nei bilanci dello stato, ma l’esasperazione del concetto di personalizzazione della politica.
Anche nelle menti degli oppositori si è fatto strada il concetto che è più importante scegliere le persone che non le idee e i principi che devono portare avanti.
In democrazia i contenuti dovrebbero contare più degli uomini chiamati a rappresentarli, in dittatura è esattamente il contrario, il potere personale conta più delle idee che non a caso possono essere cambiate e smentite alla bisogna.
A mio parere è importante che un segretario sappia ascoltare il partito, stimolarlo con delle proposte chiare e farsi interperete della linea di maggioranza senza farsi eccessivamente influenzare dalle diverse anime, correnti, lobbies presenti, ma al tempo stesso operi una sintesi efficace delle diverse istanze.
Un ruolo quindi tutto proiettato all’ interno che produce però l’ immagine esterna del partito e quindi si confronta con gli avversari.
Ho letto attentamente l’ articolo del presidente Casini e dell’ onorevole D’Onofrio, e devo dire con un ossimoro, che trovo incredibilmente moderno il riferimento al modello regionalistico di partito, anticamente propugnato da Sturzo, perchè conferisce ad ogni realtà territoriale la possibilità di sprigionare le proprie migliori energie e metterle al servizio del cittadino. In un partito moderato,liberale e riformista, come è l’ Udc e sarà ancor più il partito della nazione,il cittadino deve essere il fine e non il mezzo della politica. Quest’ ultima, lungi dall’ essere un terreno di scontro aspro e polemico, tra istanze, anche territorialmente inconciliabili tra loro, deve, molto più realisticamente,essere intesa come soluzione delle problematiche che riguardano il cittadino, il quale antropologicamente, non deve essere solo una insignificante parte del tutto, secondo una visione organicistica della società, nè d’ altra parte può essere inteso come una monade totalmente slegata dal contesto sociale in cui vive e opera, ma come un soggetto protagonista della vita pubblica della propria comunità. S’ iscrive in questa cornice il progetto Sturziano, di un partito che, da un lato, lascia ampio spazio al protagonismo e al dinamismo spontaneo “tipicamente liberale” della società civile,lontano da eccessivi condizionamenti dirigistico-centralisti di stampo statalista, dall’ altro, cerca di conciliare nell’ ambito di una visione unitaria, ispirata all’ interesse nazionale, le diverse spinte autonomistiche, che con un federalismo scriteriato( fiscale e non istituzionale)come quello recentemente approvato dal governo,sotto ricatto leghista, porterebbero al prevalere degli interessi di particolari zone del paese su altre. Questa è una logica ispirata alla “legge della giungla”, e non al grande insegnamento Sturziano di un federalismo, che oltre che efficiente, deve essere equo e solidale,nell’ interesse del paese. Riprendendo l’ ossimoro iniziale, oggi, il centro moderato, rappresentato dall’ Udc si fa interprete di questa idea così antica, ma assolutamente moderna.Dunque, se leggiamo la politica come concreta azione nell’ interesse del cittadino (che necessariamente si esplica in ambito territoriale), e come concreta azione nell’ interesse nazionale secondo il modello Sturziano,ci rendiamo conto di quanto siano insignificanti le categorie di destra e sinistra(tipiche di un bipolarismo aggressivo,quanto sterile),in un’ epoca post-ideologica e in una società post-industriale, in cui l’ ideologia non può più essere un dogma assoluto, bensì una cornice valoriale entro la quale muoversi,con coerenza e flessibilità, come d’ altro canto, sta facendo l’ Udc.
Ringrazio il Presidente Casini e l’On. D’Onofrio per questa lettera che è un esempio di serietà e di sensibile vicinanza al Paese oltre che affermativa dell’indiscutibile identità dell’Unione di Centro.
Chi giudica la nostra politica “dei due forni” dimostra non capire un fatto semplice ed evidente: l’Italia ha bisogno di un aiuto concreto, che può arrivare soltanto da una buona Politica, di quella con la P maiuscola. Questo è ciò che noi vogliamo portare, questo rappresenta il nostro cambiamento, questa è l’alternativa a un’Italia che, altrimenti, rischia di cadere in un baratro dal quale sarà difficile uscire.
Per questo noi continuiamo per la nostra strada, non badando a chi, non riuscendo a contrastare la nostra crescita con i programmi, ci prova con le accuse. Ma gli Italiani capiranno qual è, stavolta, la scelta da fare e sono sicura che presto premieranno l’UDC per la coerenza che abbiamo dimostrato.
Avanti così!
Marta
Concordo con chi diceva che probabilmente non sarà facile far capire alla gente che questa scelta non fa dell’UDC il “jolly” della politica, ma anzi sarà un modo per ridurre quel divario che spesso ahimè si crea tra cittadini e partiti che “fanno da sè”.
Combattiamo allora per questo modello e per i benefici che la politica locale ne trarrà.
Valentina Ottobre
Condivido in toto la lettera di Casini e D’Onofrio.E’ ora di discutere di idee e di contenuti e non solo di persone,come purtroppo costringe a fare questo assurdo sistema bipolare o bipartitico che violenta la cultura politica italiana.Se in periferia idee e contenuti si realizzano in un sereno e democratico confronto fra diversi così da costituire nuove alleanze ..ben vengano!!! Avanti e più decisi nella costruzione del grande Centro